PROCESSO SCHEGGIA, LA DIFESA PUNTA A DIMOSTRARE LE SCARSE VELLEITÀ ELETTORALI

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Gina Cetrone e la sua lista civica Sì Cambia che presentò alle Comunali di Terracina 2016
Gina Cetrone e la sua lista civica Sì Cambia che presentò alle Comunali di Terracina 2016

Processo Scheggia: è ripreso in Aula il dibattimento per il procedimento che vede sul banco degli imputati l’ex consigliera regionale Gina Cetrone

Al processo in cui sono imputati l’ex consigliera regionale Gina Cetrone, l’ex marito Umberto Pagliaroli, i due del clan Di Silvio – Armando detto “Lallà” e il figlio Gianluca – oltreché al collaboratore di giustizia Agostino Riccardo, è stata la volta di alcuni testimoni della difesa chiamati dall’avvocato Lorenzo Magnarelli. L’avvocato, che difende l’ex esponente del centrodestra, il cui apice politico fu toccato nei primi anni Dieci quando occupava uno scranno alla Pisana, aveva chiamato in aula anche un altro collaboratore di giustizia: Angelo Riccardi, l’uomo che ha testimoniato anche in un rilevante processo che si è concluso a marzo 2022 con condanne e multe esemplari sul fronte dell’immigrazione clandestina.

Riccardi, però, per disguidi tecnici, non è stato tradotto e non era video-collegato, ragion per cui sarà ascoltato nella prossima udienza del processo Scheggia, fissata per il 28 giugno prossimo, quando vi sarà l’astensione della Camera Penale. Ad ogni modo, l’udienza si celebrerà regolarmente così come ribadito in aula dal Presidente del Collegio Francesco Valentini che, oggi, 21 giugno, sostituiva la Presidente Caterina Chiaravalloti.

Come noto, i reati contestati agli imputati sono estorsione, atti di illecita concorrenza, violenza privata, più gli illeciti connessi alle elezioni amministrative di Terracina 2016, tutti aggravati dal metodo mafioso.

Ad essere ascoltato per primo, esaminato dall’avvocato Magnarelli, c’era l’ex Capo della Squadra Mobile di Latina Alberto Galante il quale, all’epoca delle indagini, guidava i detective pontini e svolse alcune importanti fasi dell’inchiesta Alba Pontina da cui nasce anche il processo odierno.

La difesa di Cetrone ha puntato a dimostrare che, tra maggio e giugno 2016, la Squadra Mobile avrebbe svolto attività che impedissero eventuali estorsioni di Agostino Riccardo, referente per i Di Silvio nelle campagne elettorali tra Latina e Terracina, ai danni di Gina Cetrone, in quel momento candidata Sindaco di Terracina con la lista “Sì Cambia”.

“C’era attività della polizia al 31 maggio 2016 per impedire che Agostino estorcesse Cetrone?” Questa, in sintesi, è la domanda dell’avvocato Magnarelli alla quale il Dirigente di Polizia Galante ha risposto dapprima di non ricordarlo, per poi specificare che, nel contesto della campagna elettorale per le Comunali di Terracina 2016, la presenza della polizia vi era per verificare se Agostino si trovasse dove si immaginava che che fosse. E all’epoca, la Polizia di Latina indagava sia nell’ambito della campagna elettorale terracinese che latinense.

Galante ha spiegato che si indagava a largo raggio ed eventualmente per escludere qualche attività estorsiva anche a danno di Cetrone, sebbene non specificatamente per l’ex consigliera regionale, oltreché a verificare se vi fosse una possibile contaminazione del voto, in particolar modo sul lato dell’attacchinaggio dei manifesti e della battaglia per rendere più visibile questo o quel candidato.

Dopo l’escussione dell’ex Capo della Mobile di Latina, sono state ascoltate tre donne: un ex inserviente che si occupava parzialmente delle pulizie presso Vetritalia, la società gestita da Cetrone e Pagliaroli; l’ex segretaria “politica” di Cetrone quando questa era consigliera regionale per il Pdl; un ex candidata alla lista “Sì Cambia”, nell’ambito delle elezioni comunale di Terracina 2016, che ha chiaramente detto di aver accettato un ruolo di mera “riempilista”. Anzi, la donna, originaria di Cassino, ha specificato che nel corso della campagna elettorale, vi fu un solo incontro a cui lei partecipò: si trattò di una pizza con tutti i candidati della lista medesima (Sì Cambia) a cui fu detto da un terzo (tal Cristini), nel corso della serata, che i vertici del centrodestra dell’epoca avrebbero puntato a un altro candidato sindaco, spegnendo i loro entusiasmi. Peraltro Gina Cetrone, in quel frangente, tra maggio e giugno 2016, ossia proprio poco prima delle urne, si trovava in convalescenza per una operazione alla schiena così come confermato dalle tre testimoni.

Testimonianze, quelle di oggi, che risulterebbero poco significative ma che, invece, dal punto di vista della difesa, erano tese a dimostrare di come la candidatura della lista “Sì Cambia” fosse senza velleità e persino uccisa in culla da decisioni politiche avverse prese nell’ambito del centrodestra. In quella campagna elettorale, Cetrone, alla fine, non fu più candidata sindaco ma appoggiò il candidato di Forza Italia Gianluca Corradini.

La difesa dell’ex esponente del Pdl punta, infatti, a una tesi sin dall’inizio del processo: se quella candidatura fosse stata senza velleità, non vi sarebbe stata neanche una spasmodica corsa all’elezione tanto da rivolgersi a personaggi di un clan agguerrito come quello dei Di Silvio, rappresentati dall’allora affiliato Agostino Riccardo.

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