Latina, i Carabinieri arrestano un 43enne per associazione a delinquere di stampo mafioso, rapina, estorsione e spaccio di sostanze stupefacenti
Nel pomeriggio di ieri, 14 aprile, i Carabinieri della Stazione di Latina hanno tratto in arresto Francesco Viola, 43 anni del luogo, in atto sottoposto alla misura cautelare degli arresti domiciliari, già noto alle forze di polizia, in esecuzione di ordinanza di cessazione degli arresti domiciliari emesso dalla Procura Generale della Repubblica presso il Tribunale Ordinario di Roma, poiché condannato alla reclusione di 14 anni, 1 mese e 4 giorni, per il reato associazione a delinquere di stampo mafioso, rapina, estorsione e spaccio di sostanze stupefacenti, commessi a Latina dal 2018 al 2020.
L’arrestato, espletate le formalità di rito, a causa di un malore, è stato trasportato presso l’ospedale di Latina, dove è piantonato in attesa della presa in carico da parte del D.A.P. Gli avvocati difensori Giancarlo Vitelli e Pasquale Cardillo Cupo hanno presentato una istanza di scarcerazione per problemi di salute.
A dicembre 2024, nell’ambito del processo “Reset”, per cui Viola aveva scelto il rito abbreviato, la Cassazione aveva reso definitiva la sua a oltre 14 anni.
Il Procuratore generale della Corte di Cassazione, nella sua requisitoria, aveva richiesto l’annullamento dell’accusa a carico di Francesco Viola, rispetto a una estorsione contestata col metodo mafioso ai danni di un giovane di Latina, responsabile di aver denunciato Cristian Morelli (altro personaggio noto al crimine pontino e legato al clan Travali). Viola aveva avvicinato il giovane a dicembre 2018: secondo l’accusa, ormai consapevole della collaborazione con lo Stato degli ex affiliati Renato Pugliese e Agostino Riccardo, Viola chiese al giovane se fosse stato convocato dalla Polizia per riferire rispetto ad alcuni fatti riguardanti una ulteriore estorsione. Per tutte le altre accuse a carico di Viola, lo stesso Procuratore aveva chiesto che fosse rigettato l’appello presentato dagli avvocati difensori Giancarlo Vitelli e Pasquale Cardillo Cupo.
A Francesco Viola (già con diverse condanne sul groppone, tra cui quella definitiva per il processo “Don’t Touch”), cognato dei fratelli Travali per aver sposato la sorella Vera, una rilevante quantità di estorsioni ai danni di cittadini, ristoratori, sale scommesse, commercianti, professionisti (anche un avvocato), tra cui un uomo che aveva un credito di centinaia di migliaia di euro con una nota società nel ramo delle energie rinnovabili.
Tra le estorsioni per cui è stato condannato Viola anche quella nei confronti di un tifoso del Latina Calcio, ai tempi di Maietta Presidente, che si era fatto autografare la maglietta da alcuni calciatori senza chiedere il permesso al Clan: “Allo Stadio comandiamo noi. Non puoi fare come ti pare – dissero Viola e l’allora affiliato, oggi collaboratore di giustizia Agostino Riccardo, al tifoso – Noi abbiamo fatto una scelta di fare la vita da strada e sulla strada ‘ste cose si pagano”. Viola, per il lasciapassare agli autografi, pretendeva la somma di 12mila euro.
Contestata a Viola anche l’estorsione in merito a un cittadino che fu obbligato ad acquistare alcuni grammi di cocaina. Ultimo ma non ultimo l’episodio di aver usufruito anche della benzina estorta a un titolare di una pompa di benzina a Latina. Una vicenda per cui, successivamente, nell’ambito del processo scaturito dall’operazione dei Carabinieri “Status Quo”, è stata condannata con sentenza passata in giudicato la madre dei Travali, Maria Grazia Di Silvio, per aver minacciato il titolare della pompa di benzina, reo, a detta della Di Silvio stessa, di aver parlato agli organi inquirenti.