PROCESSO “RESET”, CORSA CONTRO IL TEMPO: TRA POCO SCADRANNO LE MISURE CAUTELARI

Da sinistra: Alessandro Zof, Gianluca Ciprian, Costantino “Cha Cha” Di Silvio, Angelo “Palletta” Travali e Francesco Viola. Sono tutti accusati dalla DDA di far parte del medesimo Clan Travali

Processo “Reset”: proseguono le testimonianze dei collaboratori di giustizia. A parlare l’ex affiliato al clan Travali, Renato Pugliese

È proseguita la testimonianza dell’ex affiliato al clan Travali (e poi anche alla cosca Di Silvio sponda Campo Boario), Renato Pugliese, figlio di uno dei principali imputati: Costantino “Cha Cha” Di Silvio, l’ex boss detronizzato dai “nipoti” Angelo e Salvatore Travali.

Il processo “Reset”, che si svolge davanti al III collegio del Tribunale di Latina della terna di giudici La Rosa-Sergio-Romano, è arrivato già a giugno scorso al cuore delle sue accuse contro il clan Travali/Di Silvio, indiziato di essere l’associazione mafiosa che per anni, fino agli arresti eseguiti con l’operazione “Don’t Touch”, ad ottobre 2015, imperversò nella città di Latina (e oltre), più o meno senza un incisivo contrasto.

Il processo ha già visto sfilare come testimoni dell’accusa le vittime di estorsione e gli investigatori della Squadra Mobile che hanno portato avanti l’indagine, basata in gran parte sulle rivelazioni di Agostino Riccardo e Renato Pugliese, i quali, come ormai è storia nota nel mondo criminale pontino, passarono nel clan Di Silvio sponda Armando detto “Lallà”, dopo essere rimasti soli in seguito agli arresti di Travali, Cha Cha e gli altri del sodalizio nella succitata operazione “Don’t touch”.

Sono 30 gli imputati: Angelo Travali, Salvatore Travali, Angelo Morelli, Vera Travali, Alessandro Zof, Ermes Pellerani, Davide Alicastro, Fabio Benedetti, Costantino “Cha Cha” Di Silvio, Antonio Neroni, Antonio Giovannelli, Dario Gabrielli, Mirko Albertini, Silvio Mascetti, Matteo Gervasi, Francesca De Santis, Antonio Peluso (in carcere), Manuel Ranieri, Shara Travali, Valentina Travali, Giorgia Cervoni, Riccardo Pasini, Luigi Ciarelli, Corrado Giuliani, Franco “Ciccio” Della Magna, Denis Cristofori, Carlo Ninnolino, Valeriu Cornici, Alessandro Anzovino, Christian Battello e Tonino Bidone. Il collegio difensivo è composto dagli avvocati Angelo e Oreste Palmieri, Frisetti, Marino, Montini, Gullì, Marcheselli, Cardillo Cupo, Zeppieri, Siciliano, Vita, Vitelli, Farau, Censi, Iucci e Coronella.

Oggi, prima che Renato Pugliese continuasse a parlare degli affari del clan retto da Angelo Travali, pungolato dalle domande dei due pubblici ministeri della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, Luigia Spinelli e Francesco Gualtieri, il Presidente del Collegio, Mario La Rosa, ha puntualizzato che ci sarà un ritmo più spedito delle udienze, fissandone qualcuna in più da qui a gennaio. La volontà era di svolgere ogni giovedì e venerdì della settimana le udienze.

Le prime due udienze di settembre, già calendarizzate, sono saltate e c’è necessita di correre, alla luce del fatto che, tra tre mesi, scadranno tutte le misure cautelari per gli imputati i quali, se non in carcere o ai domiciliari per diversa causa, saranno di nuovo liberi. Ecco perché il Tribunale ha stabilito altre udienze in più fino a gennaio nella speranza di concludere l’istruttoria e arrivare a requisitoria, arringhe e sentenza. Un percorso a ostacoli e molto difficile se si pensa che, in molte date calendarizzate, ci sono già altri processi. Un Tribunale ingolfato, come noto, e che per un processo importante come questo non è stato spedito affatto. Basti pensare che il processo denominato “Tritone”, che si celebra presso il Tribunale di Velletri, e che vede alla sbarra gli appartenenti alle ‘ndrine che hanno colonizzato Anzio e Nettuno, è iniziato a maggio 2023 e arriverà molto probabilmente a sentenza a fine settembre (oggi è prevista la requisitoria del pubblico ministero della DDA, Giovanni Musarò). Gli arresti dell’operazione Tritone furono eseguiti a febbraio 2022, quelli dell’operazione Reset a febbraio dell’anno prima. Eppure il processo “Reset” deve ancora concludere le testimonianze del principali accusatori: Renato Pugliese e Agostino Riccardo (non ancora iniziato), oltreché ad aver già cambiato tre Presidenti di collegio.

Alla fine, per Reset, oggi non è stato possibile e riempire proprio tutte le caselle fino a gennaio e per il momento sono state fissate le seguenti udienze: 27 settembre, 3 ottobre, 11 ottobre, 17 ottobre, 24 ottobre, 7 novembre, 8 novembre, 14 novembre, 21 novembre, 28 novembre, 5 dicembre, 12 dicembre, 13 dicembre, 19 dicembre, 9 gennaio e 10 gennaio. Poi, si vedrà a che punto si è arrivati e si faranno calcoli per capire quando arrivare a sentenza.

Renato Pugliese, per quanto riguarda il merito dell’udienza odierna, ha continuato a parlare degli affari del clan, tra droga e estorsioni, riferendo sulle singole posizioni di ciascun membro. A inizio udienza, la testimonianza si è soffermata su Ermes Pellerani, il capo zona di Sezze per conto di Angelo Travali. Acquisiti di droga da 5mila euro in su, per poi rivenderla nelle aree di Sezze e Bassiano.

Di particolare rilievo, la posizione di Cristian Battello detto Schizzo, uno dei fidati collaboratori di Angelo Travali che si muoveva ad Aprilia e per cui “Palletta” aveva disposto un fondo da 10mila euro nel caso in cui fosse stato arrestato, visto il rischio di traportare la droga fino ad Aprilia. Menzionata anche Francesca De Santis, una delle poche donne imputate nel processo. “Di lei non mi fidavo – ha detto Renato Pugliese – era una che era pronta tradirti, come quando aveva venduto l’ex compagno, Alessandro Zof, per farlo sparare da “Pupetto” Di Silvio, con cui si era messa insieme”.

I pm hanno voluto far emergere non solo i rapporti tra membri del clan e gli affari, ma anche il mutuo soccorso e i pagamenti agli avvocati ogni qual volta che qualche affiliato finiva in carcere. Elementi specifici di una cosca. Ecco perché la testimonianza di Pugliese si è soffermata anche su un episodio peculiare, ossia quando Angelo Travali, arrestato per aver trasportato un chilo di droga, fu assistito dall’avvocato Pasquale Cardillo Cupo. A garantire per il pagamento del legale, secondo Pugliese, furono Francesca De Santis e la madre, Donatella Amistà.

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