PROCESSO “GIUDICE DI PACE DI LATINA”, DESCRITTO DA UNA TESTE IL “SISTEMA”: “SI CUCINAVA”

Giudice di Pace, Latina
Giudice di Pace, Latina

Giudice di Pace di Latina gestito illecitamente: oggi in udienza ha parlato il giudice Franca Scugugia che aveva presentato l’esposto da cui è partita l’indagine

Il sostituto procuratore di Latina, oggi presente in Aula per interrogare il giudice Scugugia, Giuseppe Miliano, aveva definito l’ufficio del Giudice di pace di Latina, all’epoca delle richieste di misure cautelari a carico degli indagati, come un ufficio giudiziario gestito illecitamente, senza controlli “da parte dei soggetti preposti”, con una “reciproca e consolidata omertà volta a impedire l’emergere del sistema”.

Oggi Scugugia, che quell’ufficio lo conosceva e lo conosce bene lavorandoci, ha sostenuto che il clima all’interno di esso non era dei migliori con i dipendenti che non si comportavano in maniera professionale. Il giudice ha anche aggiunto che quando aveva fatto presente la questione – un ufficio in cui c’erano dipendenti che andavano e venivano fuori dall’orario preposto al lavoro e dove, persino, si cucinava il coniglio – le avevano detto di farsi gli affari suoi.

Dunque, in un ufficio dove si sarebbe timbrato il cartellino anche quando, in realtà, non si era presenti, emerge quella cortina di omertà e indifferenza, descritta dalle parole del pm Miliano, che spesso sovrasta molti ambienti pubblici e privati.

Sul banco degli imputati, a vario titolo per truffa ai danni dello Stato e peculato, ci sono Dario Pace, Angelo Loffarelli, Maria Pucciarelli, Valerio Prosperi, Valeria Romano e Rita Percuoco. Cristina Dentico, altra indagata dalla Procura di Latina, ha già scelto il rito abbreviato vedendosi condannata. Secondo l’accusa, gli imputati timbravano il cartellino e si allontanavano dal posto di lavoro per svolgere attività personali. Pace è anche accusato di aver distrutto documenti per coprire i suoi illeciti, di corruzione, per avere preso denaro da alcuni avvocati per sbrigare delle pratiche, e di peculato, in quanto si sarebbe appropriato del denaro destinato alle marche da bollo necessarie per le copie degli atti. Accusa quest’ultima formulata anche per Loffarelli.

Dario Pace è stato già giudicato in un altro filone della stessa inchiesta con un processo che lo vedeva imputato per abuso d’ufficio in concorso e falso insieme al dirigente dell’ufficio Remigio Pecchia e ai colleghi Simonetta Mattei, Elisabetta CeccacciGiuseppe Accardo. Tutti e quattro sono stati assolti.

Articolo precedente

COVID-19: NEL LAZIO 1219 CASI E 16 DECESSI. D’AMATO: “QUESTE LE GIORNATE PIÙ DIFFICILI”

Articolo successivo

SAN FELICE CIRCEO: LAVORI IN CORSO PER IL CAMPO DELL’ALDO BALLARIN

Ultime da Giudiziaria