PONTINIA: NESSUNO PARLI DELL’INCHIESTA ASTICE

Pontinia
Pontinia

Negli ultimi giorni l’inchiesta Astice è stata al centro della discussione di tutte le cronache locali.

Le indagini hanno fatto venire alla luce un sistema perverso, che, a causa della corruzione di due guardie carcerarie, permetteva ai boss della mala pontina di usufruire di spostamenti di settore, droghe, cibi prelibati e addirittura profumi.

Linguine-astice
L’astice era sicuramente l’elemento più prelibato che i soggetti arrestati nell’operazione omonima si facevano portare dentro il carcere. Per le operazioni era stato stabilito un tariffario: ad esempio per portare un borsone le “guardie infedeli” si facevano dare 500 euro

L’inchiesta Petrus (l’indagine gemella di Astice da cui discende) ha fatto emergere un giro che da Latina andava fino all’area dei Lepini. Secondo gli investigatori, però, c’è un’altra città dell’Agro Pontino ad essere il vero centro direzionale dello spaccio (almeno per quanto riguardo questo spaccato): Pontinia, da cui si muovevano i Petrillone (padre e due figli, tutti e tre arrestati) e di cui si fa fatica a parlare, almeno nel mondo social.

TENGONO FAMIGLIA

Facciamo un passo indietro, torniamo al 16 settembre. In quel giorno Latina Tu pubblica, come altri siti d’informazione, un articolo con la lista di tutte le 35 persone coinvolte ed arrestate nell’inchiesta.

L’articolo, come sempre viene condivis nel gruppo Facebook Sei di Pontinia se…

Premessa: il gruppo ha sempre ospitato gli articoli senza nessun tipo di censura.

Poco dopo, però, quel giorno tutti gli articoli pubblicati, che avevano come argomento l’inchiesta (compreso il nostro), vengono inspiegabilmente censurati.

La motivazione addotta dagli amministratori del gruppo è quantomeno singolare: Gli arrestati che vivono a Pontinia hanno figli e famiglia, che vanno tutelati da questa disgrazia.

Ci chiediamo banalmente: ma gli eventuali bambini di pochi anni vanno già su Facebook? Laddove fosse così, sarebbe una buona ragione per rimuovere una notizia che, pur provocando dolore nei congiunti di chi è stato coinvolto, è di dominio pubblico e finita persino in cronaca nazionale?
È possibile edulcorare la realtà rispetto a una piaga, come quella del narcotraffico, che volenti o nolenti circonda le nostre vite?
I giovani di Pontinia sanno chi sono i Petrillone, non c’è neanche bisogno che ne parli Latina Tu. E allora perché?

UN SOSPETTO MOLTO FORTE

La libertà di stampa e il diritto dei cittadini ad essere informati? Pensate ai bambini!

Praticamente questo è il riassunto dell’accaduto:

Scorrendo tra i membri del gruppo Facebook, però, ci siamo resi conti che ci sono due dei coinvolti di Pontinia.

Da segnalare anche la presenza di un iscritto del sindacato CISL a cui non è piaciuto l’articolo sull’ex segretario generale aggiunto della Cisl Gianni Tramentozzi, l’assistente della Polizia Penitenziaria coinvolto nell’inchiesta e rimosso dal sindacato una volta arrestato.

Ma non è che qualcuno nel gruppo ha fatto pressioni per far partire la censura nei confronti di Latina Tu?

Non siamo mammole, non sarebbe la prima volta che capita a un sito di essere censurato da un gruppo social. Ma questa inchiesta, e il quadro che emerge pone Pontinia al centro dell’attenzione, nella carne viva del suo territorio. E per un centro di circa 15mila abitanti è tanto, forse troppo.
Dove sta il confine tra il rispetto per gli eventuali figli (tutto da dimostrare) e l’omertà che si confà ai piccoli centri della provincia? – non che Latina e Aprilia facciano difetto quanto a silenzio, solo che essendo città più grandi si disperde meglio, o peggio, a seconda dei punti di vista.  

Il dubbio, tuttavia, di essere capitati in un sentimento radicato, quello dell’omertà, c’è eccome.
Da poco, il regolamento del gruppo Sei di Pontinia Se… è stato modificato per incentivare la pubblicazione di articoli di cronaca locale, però la censura dei vecchi articoli resta.

E pensare che una buona parte dei membri attivi si erano lamentati con gli amministratori in merito alla censura di cui Latina Tu e altri siti sono stati vittime. Ma a comandare la possibile omertà, almeno sui social, è, come spesso accade, una minoranza, abbastanza silenziosa da indurre a riflettere. Tutti.

Articolo precedente

FRATTASI SU AVVENIRE: “QUANDO ERO A LATINA, UNA LUNGA BATTAGLIA PER LE CASE DEI BARDELLINO”

Articolo successivo

DISSALATORE DI VENTOTENE, SANTOMAURO: “REGIONE LAZIO CAPISCA CHE QUESTA TECNOLOGIA È VECCHIA E INQUINA”

Ultime da Notizie