Ieri l’ex responsabile della Programmazione sanitaria della Regione Lazio Franco Brugnola e già consigliere d’opposizione presso il Comune di Sabaudia è intervenuto sul nesso utilizzo dei pesticidi in agricoltura e insorgenza di una serie patologie nei lavoratori stranieri e non, in particolar modo quelle neoplastiche. Il suo articolo (La salute dei lavoratori agricoli in Terra Pontina), pubblicato sul blog di Marco Omizzolo “Tempi Moderni” e di cui se ne riporta un’ampia parte, segue di qualche mese le due interrogazioni presentate lo scorso settembre dal senatore Pietro Grasso (LeU), già Presidente a Palazzo Madama, e dall’On. Susanna Cenni (PD), vice presidente della Commissione Agricoltura alla Camera. In quell’occasione i due esponenti politici rivolsero le proprie denunce e segnalazioni sull’uso di fitofarmaci tossici e illegali nelle campagne italiane rispettivamente al Ministro dell’Agricoltura Teresa Bellanova e a quello agli Affari Regionali Francesco Boccia (Fitofarmaci illegali nell’agricoltura pontina: arrivano due interrogazioni in Parlamento).
Di seguito il testo dell’articolo di Brugnola:
… L’esposizione degli operai agricoli può essere fonte di gravi malattie e in primo luogo dei tumori ma lo stesso pericolo può essere corso dalle famiglie che vivono in prossimità dei campi coltivati e per tutti i cittadini attraverso l’alimentazione a causa presenza di residui nell’acqua o negli alimenti.
Il nesso causale tra alcune sostanze chimiche utilizzate in agricoltura e taluni tipi di tumore è oramai dimostrato e ampiamente documentato in letteratura5.
L’ultimo rapporto “Pesticidi nelle acque” (ISPRA, 2016) evidenzia una «ampia diffusione della contaminazione» ed il rilevamento nelle acque superficiali e profonde di ben «224 sostanze diverse, un numero più elevato degli anni precedenti» con riscontro di ben 36 sostanze in unico campione. Il tema delle miscele di sostanze è particolarmente preoccupante in quanto: “la valutazione di rischio, infatti, nello schema tradizionale considera gli effetti delle singole sostanze, e non tiene conto dei possibili effetti delle miscele che possono essere presenti nell’ambiente. C’è la consapevolezza, sia a livello scientifico, sia nei consessi regolatori, che il rischio derivante dalle sostanze chimiche sia attualmente sottostimato”.
In primo luogo sono pochi i punti di prelievo delle acque ed in secondo luogo scarso è il numero delle sostanze ricercate.
In particolare non vengono analizzate sostanze costantemente inquinanti le acque italiane in ambito agricolo quali il Glifosate e il suo metabolita AMPA che, dove cercato in altre regioni, è stato trovato con frequenze spesso superiori al 50 %.
Nella provincia di Latina sono state rinvenute le seguenti sostanze: DDT (addirittura nel Parco Nazionale del Circeo) e Chlorpyrifos, con conseguente inquinamento della falda acquifera.
La presenza di pesticidi è anche nei prodotti destinati al consumo alimentare: frutta, ortaggi, cereali e vino. Il Ministero della Salute pubblica annualmente i dati dei residui presenti negli alimenti di origine vegetale e allo scopo di:
-Valutare, in relazione all’esito delle analisi effettuate, il rischio per la salute pubblica derivante dal grado di contaminazione dei prodotti alimentari;
-Conoscere puntualmente l’andamento dei controlli sui residui di prodotti fitosanitari negli alimenti di origine vegetale svolti in Italia da tutte le Amministrazioni sanitarie centrali e territoriali.
La politica dovrebbe prendere spunto da questi dati per intervenire. La costante presenza nei prodotti alimentari imporrebbe inoltre uno screening maggiormente serrato sugli esseri umani, in particolare relazionando i dati di contaminazione con eventuali picchi di patologie.
I Programmi di Sviluppo Rurale (PSR) secondo i dettami europei dovrebbero far evolvere il settore agricolo più da settore che genera impatti ambientali, a settore in grado di risolverli incentivando maggiormente la coltura biodinamica.
Qualcosa è stato fatto nel recente passato anche con l’ausilio dell’Ente Nazionale Parco del Circeo ma non è sufficiente.
A tutto ciò si deve aggiungere l’inadeguatezza dei controlli da parte delle amministrazioni preposte per una asserita serie di cause (mancanza di fondi, carenza di personale, ecc.).
La provincia di Latina ha circa 20.000 imprese agricole, di cui 10.000 registrate alla Camera di Commercio, che danno lavoro a circa 26.000 persone (quelle dichiarate), ma l’Azienda USL Latina sul proprio sito afferma di aver fatto verifiche solamente a 93 aziende del settore.
Manca una programmazione degli interventi che devono essere assolutamente incrementati e svolti con il metodo random onde evitare la vanificazione degli stessi; oggi grazie alla disponibilità delle ITC possono essere anche fatte verifiche mirate.
Uno studio molto interessante dell’Istituto Nazionale per la promozione della salute delle popolazioni Migranti e il contrasto delle malattie della Povertà (INMP) di Roma6, ci fornisce i dati relativi allo stato di salute delle popolazioni migranti in alcune regioni italiane tra le quali anche il Lazio.
In linea di massima le condizioni di salute degli stranieri sono migliori di quelle degli italiani anche perché hanno una età media molto inferiore, anche se sono colpiti da molte malattie infettive con particolare riguardo alla tubercolosi; in ogni caso la mortalità è inferiore a quella degli italiani.
Esiste comunque una profonda disugualità tra i cittadini italiani e i migranti a causa della difficoltà di questi ultimi ad accedere agli screening di prevenzione.
Per quanto riguarda i ricoveri delle donne sono maggiori e sono registrati in prevalenza come complicanze della gravidanza, del parto e del puerperio, causate probabilmente dalle condizioni di vita e di lavoro.
Molto interessante è la rilevazione degli accessi al pronto soccorso da cui rileviamo invece che gli accessi sono in prevalenza di migranti con numerosi codici bianchi e verdi.
Dai dati del Sistema Informativo dell’Emergenza Sanitaria del Lazio (SIES), che rileva tutti gli accessi al Pronto Soccorso sappiamo che la numerosità degli accessi degli stranieri ai PS degli ospedali della provincia è abbastanza contenuta.
Manca la rilevazione degli accessi ai Punti di Primo Intervento in quanto il SIES è stato attivato solamente nei primi mesi del 2019.
Il Registro tumori di Latina, uno dei più antichi d’Italia non pubblica i dati relativi alle morti dei migranti ma il totale delle morti per tumore è in costante ascesa.
Cresce anche l’incidenza delle malattie per tumore che nel periodo 2009-2013 è arrivata a 9208 casi per gli uomini e a 7851 per e donne, per un totale complessivo di 17.059 casi nei cinque anni di riferimento.
Il Rapporto 2018 sui tumori in provincia di Latina del Registro tumori di popolazione della provincia di Latina riferisce che sono aumentati i tumori dei polmoni che sono stati 1347 per gli uomini e 411 per le donne (totale 1758) e quelli della pelle (non melanomi) che sono stati 1204 per gli uomini e 885 per le donne (totale 2089). Si legga a riguardo Troppi tumore al polmone e tiroide in Provincia di Latina.
Si tratta probabilmente di tumori prevalentemente legati, soprattutto per gli uomini ai lavori agricoli con il contatto diretto con i pesticidi e l’inalazione di sostanze cancerogene a causa del mancato utilizzo di Dispositivi di Protezione individuale (guanti e maschere antigas).
Allo scopo di innalzare il livello di sicurezza dei lavoratori agricoli il Ministero delle politiche agricole, alimentati, forestali e del turismo, il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare e il Ministero della salute hanno predisposto un aggiornamento del Piano di Azione Nazionale per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari (PAN) che è stato sottoposto alla consultazione pubblica alla fine dello scorso anno prima della stesura finale per poter essere inviato poi alla Commissione europea.
Il nuovo PAN prevede in particolare di promuovere la ricerca e l’innovazione sui temi che maggiormente contribuiscono a rendere sostenibile l’uso dei prodotti fitosanitari e a diminuire il rischio connesso al loro impiego e di tutelare la popolazione potenzialmente esposta al rischio connesso all’impiego dei prodotti fitosanitari nelle aree frequentate dalla popolazione e da gruppi vulnerabili e nelle stesse aree quando ubicate al confine con superfici agricole in cui viene praticata la difesa delle colture mediante l’utilizzo di prodotti fitosanitari.
La Costituzione stabilisce che la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività; questo significa che del problema della salute devono farsi carico tutte le amministrazioni previste dall’art.114 e cioè i Comuni, le Province, le Città metropolitane, le Regioni e lo Stato.
Nonostante ciò persistono sacche di disuguaglianza nella fruizione di tale diritto.
Troppi Sindaci, dopo la riforma sanitaria, si disinteressano dei problemi della sanità e in particolare della prevenzione collettiva soprattutto della salubrità dell’ambiente.
L’art. 78 del DPR 616/1977 attribuisce ai Comuni ai sensi dell’art. 118 della costituzione le funzioni amministrative in materia di interventi per la protezione della natura con la collaborazione della regione.
Nel corso della presente legislatura in Parlamento sono state presentate molte proposte di legge per elevare la sicurezza sull’uso dei fitofarmaci.
Le proposte contenute nel nuovo PAN prevedono un notevole coinvolgimento dei Comuni nell’attività di autorizzazione e, unitamente alle Aziende sanitarie locali, di vigilanza sull’utilizzo dei fitofarmaci (Punto A.4.6) e per l’incentivazione del metodo biologico.
La situazione, vista in prospettiva costringe a prevedere un aumento delle malattie da tumore della pelle, dei polmoni e della prostata, peraltro già elevate nella provincia come risulta dai più recenti dati e per la sua gravità richiede interventi urgenti che potrebbero essere attivati sin da subito.
In primo luogo appare necessario organizzare una task force per effettuare verifiche nelle imprese agricole che, a mio avviso dovrebbe essere costituita come segue: Polizia Locale, Ispettori Servizio Prevenzione e Sicurezza Ambienti di Lavoro Azienda USL Latina, Ispettori Servizio igiene alimenti e nutrizione Azienda USL Latina, Ispettori dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro, Ispettori dell’INAIL, Guardia di Finanza, Carabinieri NAS e NOE.
In questo modo dovrebbe essere possibile accertare in un unico accesso tutte le eventuali violazioni presenti in ogni azienda fornendo un notevole deterrente per prevenire ulteriori violazioni.
In secondo luogo ritengo necessario avviare un programma di screening mirato sui lavoratori agricoli al fine di elevare il livello di tutela della loro salute valutando anche l’opportunità di fare uno studio di coorte.
Unendo questi due tipi di intervento dovrebbe essere possibile migliorare le condizioni di salute di tutti gli addetti all’agricoltura ed anche delle personae residenti nelle aree limitrofe ai campi coltivati oltre che dei consumatori dei prodotti dell’agricoltura.
L’ultimo rapporto “Pesticidi nelle acque” (ISPRA, 2016) evidenzia una «ampia diffusione della contaminazione» ed il rilevamento nelle acque superficiali e profonde di ben «224 sostanze diverse, un numero più elevato degli anni precedenti» con riscontro di ben 36 sostanze in unico campione. Il tema delle miscele di sostanze è particolarmente preoccupante in quanto: “la valutazione di rischio, infatti, nello schema tradizionale considera gli effetti delle singole sostanze, e non tiene conto dei possibili effetti delle miscele che possono essere presenti nell’ambiente. C’è la consapevolezza, sia a livello scientifico, sia nei consessi regolatori, che il rischio derivante dalle sostanze chimiche sia attualmente sottostimato”.
Come molte altre regioni, nonostante l’importanza dei rilevamenti dei contaminanti, il Lazio fornisce pochi dati al Sistema Informativo Nazionale.
Come segnalato più volte in base ai dati dell’ISTAT il consumo di fitofarmaci (erbicidi, insetticidi, acaridi, fungicidi ecc.) nella provincia di Latina è molto elevato, ma risulta che spesso altri prodotti vengano acquistati on line e che alcuni di essi non siano autorizzati in Italia.
La Convenzione di Stoccolma sui “Persistent Organic Pollutions (POPs) ha come obiettivo quello di limitare l’inquinamento causato da talune sostanze organiche, caratterizzate da elevata persistenza, tossicità e capacità di bioaccumulo. Inoltre, a causa di particolari caratteristiche chimico-fisiche, tali sostanze possono essere trasportate a lunga distanza dal luogo di produzione e impiego.
A causa dei rischi per la salute i primi a dover prendere delle precauzioni sono i lavoratori agricoli ed a questo proposito il dato di lavoro dovrebbe fornirli dei Dispositivi di protezione Individuale (DPI).
Secondo studi dell’Istituto Superiore di Sanità sono a rischio anche le famiglie che vivono in prossimità dei campi dove vengono utilizzati i fitofarmaci.
Naturalmente anche chi si nutre di frutta e ortaggi può contrarre malattie come i tumori nel caso in cui siano presenti dei residui delle sostanze utilizzate.
In base al registro dei tumori della provincia di Latina sono in aumento i casi di tumori della pelle e in generale di tutti i tipi di tumore, ma anche le morti.
In alcuni casi la letteratura ha dimostrato il nesso causale tra alcuni prodotti e taluni tipi di tumore.