Guardia Costiera, vigilanza sulle attività di pesca: contrasto alla pesca di frodo nelle acque del golfo di Gaeta
Nell’espletamento dell’attività di controllo e di contrasto alla pesca marittima praticata con attrezzi illegali, la Guardia Costiera di Gaeta ha incentivato negli ultimi giorni le verifiche sulle condotte scorrette poste in essere da taluni pescatori non professionali, che, in spregio alla normativa di settore sulla pesca sportiva, utilizzano reti da imbrocco e altri strumenti da posta non autorizzati.
Nella scorsa settimana, nelle acque antistanti “Gianola” nel Comune di Formia, ad una distanza di circa un miglio dalla costa, il personale militare della motovedetta CP 724 ha individuato, recuperato e sequestrato numerose nasse per polpi (per la precisione 37 nasse), strumenti artigianali costituiti da tubi in pvc del tutto sforniti di autorizzazione e privi, inoltre, di qualsiasi segnalamento marittimo, quindi anche pericolose per la navigazione.
Nella mattinata di ieri, 17 ottobre, inoltre, la motovedetta CP 724, al rientro da una missione di vigilanza ambientale e campionamento di acque marine svolta congiuntamente con i tecnici dell’ARPA Lazio, a seguito di segnalazione giunta alla sala operativa della Capitaneria di porto di Gaeta, ha recuperato da mare con l’aiuto di un operatore subacqueo professionista e posto sotto sequestro una rete da imbrocco della lunghezza di circa 50 metri, posizionata a non più di 150 metri dalla battigia a “Serapo” nel Comune di Gaeta.
Anche in tal caso lo strumento da pesca sottoposto a sequestro amministrativo, oltre che abusivo, è risultato pericoloso in quanto non segnalato e, quindi, non visibile in alcun modo per i fruitori di quello specchio acqueo.
L’azione di contrasto verso tali fenomeni – spiega in una nota la Guardia Costiera di Gaeta – costituisce uno dei target istituzionali della Guardia Costiera, in quanto è volta alla repressione di condotte che mettono a rischio più interessi pubblici, quali il corretto, regolato e sostenibile sfruttamento delle risorse ittiche, ma anche la tutela dell’ambiente marino danneggiato da simili condotte, e, non ultima, la salvaguardia dell’attività degli operatori professionali della pesca che, nel rispetto delle norme di settore, utilizzano solo strumenti autorizzati e regolamentari.