PAT RIDIMENSIONATI E LASTRE DOPO 20 GIORNI, “J’ACCUSE” DEL COMITATO SULLA SANITÀ TERRITORIALE

Il Comitato di Boschetto, Gricilli e Macallè ancora una volta segnala il “disastro organizzativo e programmatico della Dirigenza Asl di Latina”, recentemente commissariata

“Mentre nella Casa della Salute di via Madonna delle grazie a Priverno l’Ambulatorio di Radiologia lavora a pieno ritmo, ci risulta che i Cittadini Utenti dopo un esame devono aspettare 20 giorni per avere la risposta delle lastre da Latina. Quando ci si sottopone ad un esame di questo genere è fondamentale avere al più presto una risposta, in modo che il medico specialista possa intervenire al più presto, come nel caso di una frattura. Aspettare 20 giorni per avere una risposta ad un esame radiologico ci deve fare riflettere, ma soprattutto ci fa capire il livello raggiunto dalla Sanità territoriale, trattata come sanità di bassa periferia”.

“Chi è tenuto a programmare queste attività nei vari distretti sanitari? Il povero infortunato deve aspettare, pregando che tutto vada bene, mentre lor signori fingono di non vedere, non sentire e non parlare come le tre scimmiette”.

Enzo Musilli, esponente del Comitato Boschetto, Gricilli e Macallé

“Oltre a questo episodio dell’attesa per una risposta delle lastre, vogliamo parlare dei PAT (punti di assistenza territoriale), perché sono diventati il vero grande problema della sanità territoriale.
Senza voler rivendicare, da parte del Comitato di Boschetto, la primogenitura delle battaglie sulla rimodulazione degli allora ex Ppi in Pat, ricordiamo i 2 nostri ricorsi al Tar insieme al Comitato di Cori, mentre altri si sono interessati al problema “quando i buoi ormai erano fuggiti dalla stalla”.

Il problema dell’assistenza Sanitaria all’interno dei Pat è ormai ridotta ai minimi termini, tanto che in una nota della stessa Asl si dichiara che “sono escluse dal trattamento le urgenze maggiori e le emergenze in quanto i Pat non sono strutture afferenti alla Rete dell’emergenza territoriale”.

“Pertanto nei Pat non verranno trattate Patologie inerenti traumi di qualsiasi tipo, cefalee e difficoltà respiratorie gravi, emorragie e dolori al torace, perdita della coscienza e della parola, ustioni varie.
E che c’è rimasto? Insomma il Pat è diventato un ambulatorio a cui si può ricorrere per le cose più semplici mentre ha perso tutte le finalità che erano previste negli ex Ppi (Punti di primo intervento).

“Inoltre i Pat della Provincia, escluso uno, restano chiusi nelle ore notturne, dalle ore 20 alle 8 di mattina, arrecando notevoli disagi nella popolazione residente, e nel caso specifico di quello di Priverno, di ben 6 comuni limitrofi, costringendo gli Utenti a recarsi presso gli ospedali di Latina o Terracina, intasandone i Pronto Soccorso. Nel frattempo, la Regione Lazio ritarda le sue decisioni sia per la riapertura notturna che per il ritorno alle funzioni di emergenza, urgenza che erano degli ex Ppi.
Ma oltre a questo punto fondamentale del ritorno alle funzioni dei Ppi, per i Pat attuali ci domandiamo: perché il sabato e la domenica, nei turni diurni, sono presenti ben tre medici tra i Pat e la Guardia Medica? Non sarebbe il caso di ottimizzare le risorse facendo sì che il Pat tornasse a funzionare anche la notte, turnando i tre medici presenti?”.

“Se manca il Personale, come tutti affermano, perché alcuni Medici ed infermieri, anche dopo il COVID, sono ancora a tempo determinato e non si decide, una volta per sempre, di assumere questo Personale a tempo pieno e indeterminato? E ancora: perché resiste la nota 1705 del 17 /01/2019 della Direzione Sanitaria Aziendale in cui è stata sospesa l’attività ambulatoriale da parte dei medici di Continuità Assistenziale (ex guardia medica)? Tanti sono gli interrogativi che ci si pone: perché si continua, sia a Roma che a Latina, a non prendere decisioni e non dare risposte chiare ai Cittadini?”.

Così, in una nota, il Comitato di Boschetto, Gricilli e Macallè.

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