PARCO DEL CIRCEO. RETE ECOLOGICA: MIGRAZIONI E DISPERSIONI DELLA FAUNA

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Urbanizzazione sulla connettività forestale nella provincia di Latina

Un problema come quello della sovrappopolazione dei daini nel Parco Nazionale del Circeo è la dimostrazione plastica che nella circolarità degli ecosistemi naturali qualcosa è chiaramente andato storto. Al cospetto di tale considerazione indubbiamente ovvia, nel decidere una soluzione allo squilibrio dell’habitat del bosco di Sabaudia, l’Ente Parco del Circeo ha formulato espedienti – senz’altro goffi – per tentare di mettere una pezza su un buco che è troppo più grande della reale portata gestionale del PNC. Il perché è chiarito dalla indubbia esigenza di coordinamento con tutti gli altri enti locali deputati alla tutela della biodiversità, perché sono molti i dipartimenti esistenti dedicati a questo preciso scopo.

C’è perciò da segnalare l’esistenza di una via che nessuno ha fin’ora citato, ma che avrebbe dovuto essere considerata nel contesto di una minaccia di perdita di biodiversità o del suo equilibrio. Una modalità risolutoria che ha bisogno di pianificazione, cooperazione, studio e budget: si chiama Rete Ecologica Territoriale. D’altronde, hanno un costo anche le soluzioni superficiali prese senza un minimo di programmazione a lungo termine, ed è facile che questo si traduca in un investimento pubblico perso a causa di scarsa progettualità e prospettiva.

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LA RETE ECOLOGICA TERRITORIALE

Si chiama Rete Ecologica Territoriale quello strumento che può anche essere inteso come un atto pianificatorio di buon governo del territorio, finalizzato alla conservazione della biodiversità e alla gestione di circostanze problematiche come, ad esempio, la numerosa presenza di dama dama all’interno della Foresta demaniale del Circeo.

Molti sono gli enti locali coinvolti nella progettazione e realizzazione della Rete Ecologica, il tessuto sopra il quale possono essere individuate ed istituite anche nuove aree protette. Al momento, la Rete Ecologica Territoriale è lettera morta dopo un ventennio, a partire dagli anni ’90, di iniziale fermento organizzativo: la Provincia di Latina e la Regione Lazio da molto tempo hanno abbandonato il percorso intrapreso, infatti le loro ultime tracce sul tema risalgono almeno al 2010

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Nell’ottobre 2009 la Provincia di Latina ha pubblicato il proprio volume su “La rete ecologica della Provincia di Latina”, in cui scrivono che l’area di competenza dell’Ente di via Costa si estende per 2.864 kmq di cui 1.828 kmq in Provincia di Latina, 266 Kmq in quella di Roma e 773 kmq in quella di Frosinone. Non ricadono nell’area di studio il settore più settentrionale della Provincia di Latina (zona di Aprilia) e quello più meridionale (zona di Minturno e Castelforte gravitanti sul bacino del Garigliano).

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Urbanizzazione sulla connettività forestale nella provincia di Latina

La fauna del Lazio annovera in totale circa 70 specie di mammiferi e alcune di queste specie presentano notevole rilevanza dal punto di vista gestionale, sia per le implicazioni negative che possono presentare sugli ecosistemi naturali e/o sulle attività umane, sia dal punto di vista delle problematiche relative alla loro conservazione. A dispetto di questa circostanza che richiederebbe, invece, maggiore operosità, proprio per i mammiferi manca un quadro d’insieme delle informazioni di base, il quale, analogamente a quanto realizzato per tutti gli altri vertebrati terrestri, consenta di raccogliere i dati di presenza delle specie elaborandoli per unità discrete. Per colmare tale lacuna lo strumento ritenuto idoneo è il Progetto atlante regionale dei Mammiferi, concluso unicamente per la parte relativa alla Provincia di Roma nel 2010.

CONNETTIVITÀ E CORRIDOI ECOLOGICI

La rete stradale esistente, le stratificazioni urbanistiche e le numerose aree dedicate all’agricoltura convenzionale in serra e all’aperto rappresentano un ostacolo all’interconnessione del Parco del Circeo con le altre aree protette locali. Perciò è indispensabile recuperare quello che l’antropizzazione arrivata con le bonifiche degli anni ‘30 ha pian piano sottratto agli ecosistemi locali: la connettività. La gestione degli ungulati nel Parco Nazionale del Circeo, come di altre specie, deve mirare ad una migliore mobilità dello spostamento, dispersione e migrazione, che animali,come anche gli orbettini, devono vedersi garantita.

Orbettino (Angius fragilis)
Orbettino (Angius fragilis)

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A livello globale comincia ad essere concessa molta enfasi più ai corridoi ecologici che al concetto di connettività, rischiando di spostare l’attenzione ai singoli elementi del territorio invece che ai processi ecologici, ciò che mantiene vitali nel tempo popolazioni e comunità biologiche.
Quindi, consapevoli di questo punto fermo, la Provincia di Latina, i Comuni e i Consorzi di Bonifica, insieme agli Enti Parco, dovrebbero urgentemente ragionare sull’opportunità di velocizzare gli studi propedeutici per arrivare alla realizzazione di connection areas, l’unica alternativa sistemica ai controlli artificiali delle popolazioni di animali selvatici.

La Provincia di Latina, nella relazione del 2009 sulla Rete Ecologica, scrive: “La loro funzione [dei corridoi ecologici] è mantenere e favorire le dinamiche di dispersione delle popolazioni biologiche fra aree naturali, impedendo così le conseguenze negative dell’isolamento. Il concetto di “corridoio ecologico”, ovvero di una fascia continua di elevata naturalità che colleghi differenti aree naturali tra loro separate, esprime l’esigenza di limitare gli effetti perversi della frammentazione ecologica; sebbene i corridoi ecologici possano costituire a loro volta in determinate circostanze fattori di criticità (ad esempio per le possibilità che attraverso di essi si diffondano specie aliene invasive), vi è ampio consenso sull’importanza strategica di prevedere corridoi ecologici, opportunamente studiati, in un’ottica di superamento degli effetti negativi della artificializzazione diffusa del territorio”.

corridoio ecologico
Esempio di corridoio ecologico per dare la possibilità alla fauna selvatica di migrare e raggiungere altre aree protette in totale sicurezza per essi stessi e per il substrato antropico urbanizzato

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COME FUNZIONA LA RETE ECOLOGICA TERRITORIALE

La Rete Ecologica, così come indicato nella Pan– European Strategy for Conservation of Landscape and Biodiversity e nella Pan–European Ecological Network, oltre ai corridoi ecologici, prevede la costituzione di aree con funzioni specifiche, le quali sono da considerarsi veri e propri elementi costitutivi del paesaggio (APAT, 2003):  

  • AREE CENTRALI (core areas), coincidenti con aree con elevato contenuto di naturalità, già sottoposte o da sottoporre a tutela;  
  • ZONE CUSCINETTO (buffer zones), cioè aree “filtro” che costituiscono il nesso tra aree centrali e aree densamente antropizzate;  
  • AREE DI CONNESSIONE (green ways/blue ways), strutture che favoriscono la dispersione delle specie, gli scambi genetici, gli interscambi di materia ed energia e lo svolgersi delle relazioni dinamiche che permettono la funzionalità ecologica ottimale;
  • NUCLEI DI CONNESSIONE (stepping zones), punti minori di appoggio in grado di vicariare, almeno sul medio periodo, le aree di connessione;
  • AREE DI RESTAURO AMBIENTALE (restoration areas), aree di rilevante importanza nella struttura della Rete Ecologica ma interessate da territori altamente artificializzati e frammentati. 
Rete ecologica territoriale
Esempio di rete ecologica territoriale

Nella definizione degli obiettivi specifici si sono individuati sostanzialmente tre approcci distinti, ma tutti necessari al raggiungimento dello scopo:

  1. siti di alto valore ecologico e conservazionistico esistenti, incrementando il numero, la superficie e la qualità ambientale; 
  2. mantenimento della connettività per determinate specie (o gruppi di specie)
  3. effetti della matrice trasformata, attraverso azioni atte a mitigarne l’impedenza alla dispersione delle specie sensibili favorendone la bio-permeabilità

La progettazione di ogni eventuale corridoio ecologico, quindi, deve essere articolata secondo un modello che ha previsto un inquadramento ambientale con la caratterizzazione vegetazionale e faunistica (relativamente alle emergenze) del sito, un’analisi delle finalità e degli elementi target (specie ed habitat) verso cui il progetto è rivolto, e infine la descrizione dell’intervento con la tempistica e la stima dei costi.

Quindi, azioni che vanno programmate nel tempo che, al momento, in tutta la provincia, sono visibilmente escluse dalle linee di indirizzo di tutti gli enti locali pontini, evidentemente privi di prospettiva o impastati nella farraginosità della politica e degli apparati amministrativo-dirigenziali.

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