Il sindaco di Itri Antonio Fargiorgio il 23 gennaio con l’ordinanza n.2 ha disposto le misure urgenti perché si creino le condizioni necessarie per il prelievo e il controllo della qualità delle acque derivanti dall’estrazione (emungimento) dai pozzi privati. Nel provvedimento si ordina ai proprietari di sette pozzi distribuiti nel territorio comunale di consentire ad Acqualatina l’accesso nei terreni di proprietà al fine di procedere al prelievo di campioni d’acqua dalle falde acquifere sotto la vigilanza dell’Asl competente per la verifica della qualità della risorsa idrica sotterranea.
Nel documento si richiama la precedente ordinanza dell’8 agosto 2019 in cui si stabiliva che i proprietari dei pozzi, nell’ambito del procedimento giudiziario e amministrativo, avrebbero potuto continuare ad estrarre acqua dai pozzi per uso proprio e per uso terzi. Sempre nell’ordinanza di questa settimana si menzionano le interlocuzioni e gli incontri tenutisi sul tema sia a livello regionale che provinciale. In particolare si fa riferimento all’incontro che si tenne a Roma presso la Regione Lazio il 13 settembre dello scorso anno. In quell’occasione Regione, Provincia, rappresentanti del gestore pubblico del servizio idrico e Comune di Itri convennero sulla necessità di una soluzione pubblica mediante la stipula di un protocollo d’intesa tra le parti che avrebbe sancito l’affidamento del servizio idrico dette utenze interessate ad Acqualatina. L’affidamento sarebbe però stato preceduto da interventi strutturali da approvare presso le sedi competenti dell’Ambito Territoriale Ottimale 4 (ATO 4).
All’ordinanza di Fargiorgio è seguita la replica del consigliere di minoranza del Movimento 5 Stelle Osvaldo Agresti. “Era ora, meglio tardi che mai!”: tuona Agresti che, da quando è esploso il caso dei 5 privati che vendevano attraverso reti idriche non disciplinate acqua da pozzi privati nel territorio di Itri, ricorda di essersi battuto con i cittadini ed i loro legali, Avv. Angela De Rosa e Avv. M.Letizia Colaguori, affinché non si violasse la legge nazionale e due referendum sull’acqua che obbligano alla gestione pubblica. Nella reazione del Consigliere pentastellato si fa esplicito richiamo al tavolo Regionale dello scorso settembre e aggiunge: “…E ci sono voluti due anni per arrivare all’ovvio? Due anni di discussioni, di interrogazioni regionali (Gaia Pernarella m5s), di incontri privati presso La Valle del Re, ristorante locale dove, il Sindaco stesso, interveniva spalleggiando associazioni private, due anni di minacce più o meno velate nei confronti dei cittadini intimoriti e preoccupati a cui l’amministrazione diceva, presso la struttura sportiva di Vagnoli, per mezzo del Vicesindaco Andrea di Biase, “o bere o affogare”, spingendo a sottoscrivere contratti privati con i ‘Signori dell’acqua’ locali adducendo al rischio dell’interruzione del flusso idrico, due anni di terrorismo psicologico a danno dei poveri utenti che venivano bombardati da messaggi affinché firmassero i contratti privati, due anni di danneggiamenti, da parte di ignoti, di contatori e linee idriche, due anni di salti carpiati ed avvitati , da una parte all’altra, di chi, il Sindaco appunto, doveva semplicemente applicare la legge.”
La vicenda, unicum su tutto il territorio nazionale, oramai diffusa persino dalle cronache nazionali (Fatto Quotidiano del 09/01/2020 ) , si trascina da Marzo 2018, quando, una diffida della Provincia di Latina, ha messo a nudo un problema trentennale del Comune di Itri. Agresti ancora: “Colgo con soddisfazione che, finalmente, si vada nella direzione giusta, tuttavia devo constatare che c’è stata, da parte del Sindaco Avv. Antonio Fargiorgio, una incapacità gestionale dell’emergenza disarmante e dilettantistica, sia dal punto di vista tecnico-amministrativo che politico.”
Sempre il consigliere d’opposizione: “In quest’ultima ordinanza, il Sindaco ordina ai proprietari dei pozzi diffidati di permettere le analisi dell’acqua ad Acqualatina scatenando la logica e giusta domanda, ma per un anno, cioè dall’ordinanza del 08/02/2019, il Sindaco perché non ha provveduto, come suo obbligo, in quanto sommo responsabile Igienico-Sanitario, alle analisi dell’acqua in questione? Sperando che le acque di questi cinque pozzi siano pure e cristalline, ma dov’è la tutela dei cittadini che, come cita l’ordinanza ultima fanno uso “domestico” della risorsa idrica? La prima cosa da fare in una situazione del genere, manco un anno fa, ma addirittura dalla diffida provinciale, era la tutela della salute dei cittadini di cui il Primo cittadino non si è, sino ad oggi, minimamente preoccupato.”
Prosegue Agresti puntando il dito sulla mancanza di un confronto tra sindaco e minoranza consiliare: “ Tra l’altro, il Sindaco ha assolutamente evitato il confronto o la collegialità delle decisioni in merito, ha escluso le forze politiche di minoranza, contravvenendo persino alle decisioni prese e votate nel consiglio comunale del 20/03/2018 dove si richiedeva una commissione ad hoc e più larga possibile che coinvolgesse tutti gli attori di questa vicenda; unico incontro pubblico, deludente e fortemente tardivo, presso la struttura geodetica in piazza Carabinieri D’Italia, risposta emotiva ad un congresso sull’acqua pubblica organizzata dal sottoscritto, è solo servito a chiarire la forte ambiguità del Primo cittadino”.
L’esponente grillino conclude affermando: “ Non vorrei che, la cosiddetta FASE DI TRANSIZIONE da privato a pubblico, già di per sé stimata in due-tre anni, in cui si lascia ai privati la momentanea gestione, diventasse uno stato emergenziale permanente come da affermato costume italico, ma su questo io, i cittadini ed i loro legali vigileremo costantemente”