OPERAZIONE “SCARFACE”: CONDANNATO PER UN CARICO DI COCAINA IL COLLABORATORE DI GIUSTIZIA

Emilio Pietrobono
Emilio Pietrobono

Operazione “Scarface”, giudicato per un episodio di spaccio di droga il collaboratore di giustizia Emilio Pietrobono

Collaboratore di giustizia dall’autunno del 2019, Pietrobono ha reso dichiarazioni utilizzate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma per accusare Fabio Di Stefano detto “Il Siciliano”, genero del boss del Gionchetto di Latina, Giuseppe Di Silvio detto “Romolo”. Non proprio uno qualunque Fabio Di Stefano, tanto che è considerato, al pari dei figli di “Romolo”, se non di più per “carisma” criminale, il vero numero due del clan Di Silvio, sponda Gionchetto, a Latina.

È proprio con la droga che inizia l’affiliazione al Clan Di Silvio/Di Stefano dell’attuale collaboratore di giustizia Emilio Pietrobono, 37 anni, originario di Priverno. Lavorava dai Di Silvio come manovale poi, con più confidenza, è diventato un loro corriere della droga, persino con carichi trasportati da Aprilia. E quando Pietrobono viene arrestato a Latina dalla Polizia il 29 ottobre 2019, Fabio Di Stefano che dimostra intuito e scaltrezza capisce tutto e ha un presentimento che poi si rivelerà verissimo: “Nooo quello se canta tutto – dice a Prosciutto Di Silvio entrambi intercettati – Te dico fermata compa’! Mo’ gli fa tutti i nomi. C’ha pure visto! C’hanno inculato. C’ha paura, santo Dio benedetto“. Pietrobono, dopo l’arresto, infatti, diventa collaboratore di giustizia ed entra nel programma di protezione dello Stato.

Per quell’episodio, Pietrobono ha subito già una condanna passata in giudicata: fermato con circa 60 grammi di cocaina, il 37enne è stato condannato a 2 anni e 4 mesi. Di Stefano, invece, giudicato nel processo “Scarface”, per quello e altri reati, al momento è stato condannato, in Corte d’Appello, complessivamente a 8 anni e dieci mesi, più una multa da 8mila euro. In primo grado, con il rito abbreviato, Di Stefano era stato condannato a 19 anni di reclusione, per un processo che gli ha contestato l’associazione mafiosa con il clan Di Silvio.

Tuttavia, gli episodi contestati a Pietrobono in concorso con Di Stefano sono due: non solo quello del 29 ottobre 2019 per cui è già stato condannato in via definitiva, ma anche uno smercio di droga più consistente risalente a due mesi prima, 16 agosto 2019. Il 37enne di Priverno è accusato, infatti, di aver comprato, ad Aprilia, da Marco Maddaloni, altro imputato nel processo “Scarface”, un carico di droga da 1 chilo di cocaina, su mandato di Fabio Di Stefano.

Oggi, 15 novembre, dinanzi al giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Latina, Mara Mattioli, Pietrobono è stato giudicato per questo specifico episodio. In realtà gli veniva contestata anche la vicenda dell’ottobre 2019 per la quale il pubblico ministero Valentina Giammaria ha chiesto il “ne bis in idem”. Al contrario, per l’acquisto del chilo di cocaina, il pubblico ministero ha chiesto la condanna a 2 anni e 8 mesi, più 10mila euro di multa.

Alla fine della camera di consiglio, il Gup Mattioli ha condannato Pietrobono alla pena di 2 anni e 6 mesi, più 10mila euro di multa, concedendo le attenuanti al 37enne in quanto collaboratore di giustizia.

Leggi anche:
IL CLAN DI ROMOLO: “ZINGARO CE DEVI NASCERE”. SPACCIO, AFFARI E IL RECUPERO CREDITI DELL’EX UGL

Articolo precedente

GAETA, PREMIO “DON PAOLO CAPOBIANCO”: IL PRESCELTO È DON PATRICIELLO

Articolo successivo

“DONO SVIZZERO”, INAUGURATA A FORMIA LA NUOVA SEZIONE DI EMODINAMICA

Ultime da Giudiziaria