OPERAZIONE SCARABEO: TRUFFE ALLE FINANZIARIE E INFORMAZIONI RISERVATE

procura-latina
Procura della Repubblica di Latina

Operazione Scarabeo: l’indagine che parte dagli sgomberi degli abusivi al Colosseo di Latina, per gli inquirenti la figura centrale è il dipendente della Procura di Latina. Coinvolti anche due ex poliziotti

I Carabinieri del Reparto Operativo di Latina, guidati da Michele Meola, hanno iniziato a indagare, tra novembre e dicembre 2018 (fino a giugno 2019), contestualmente a un’altra inchiesta da parte di Polizia locale e Digos di Latina sulle soffiate che alcuni abusivi degli uffici dell’Inpadp al cosiddetto Colosseo di Latina in Via Bruxelles avevano ricevuto prima che fossero effettivamente sgomberati. L’operazione “Scarabeo” è imponente dal punto di vista delle tecniche investigative messe in campo e l’inchiesta è molto voluminosa.

Leggi anche:
OPERAZIONE SCARABEO: TRUFFE E FRODI FINANZIARE. ECCO I NOMI

Secondo gli investigatori, coordinati dai sostituti procuratori di Latina Claudio De Lazzaro e Luigia Spinelli, sarebbe stata una delle indagate nell’Operazione Scarabeo, scattata ieri mattina, a informare degli sgomberi: Sara Capponi (che viveva in un appartamento occupato abusivamente anni prima nel complesso del Colosseo), compagna del poliziotto in pensione Nicola Natalizi residenti sempre nello stesso palazzo. Da qui, i Carabinieri che partivano con l’operazione Scarabeo, informati dalla Polizia locale, hanno iniziato a seguire le mosse dei due, Capponi e Natalizi, e a risalire al principale indagato: Francesco Santangelo, 56 anni, dipendente del Ministero della Giustizia in servizio alla Procura di Latina, che Natalizi conosceva in quanto aveva lavorato alla Polizia Giudiziaria che, come noto, si trova in Via Ezio sede della Procura.

Il filo degli investigatori ha quindi portato anche a Paola Berghella, donna con cui Santangelo intratteneva una relazione, e cancelliere di un pubblico ministero. Su di lei, il giudice si è riservato se sospenderla dal lavoro o meno.

Ma ciò che sarebbe emerso, secondo gli inquirenti, è che Santangelo, intercettato anche con una microspia piazzato negli uffici della Procura dove lavorava e in cui avvenivano le riunioni del sodalizio “Scarabeo”, avrebbe fornito informazioni su indagini a conoscenti che gliele chiedevano tra cui anche un personaggio della malavita pontina che desiderava ottenere informazioni investigative sul suicidio della moglie. Informazioni che Santangelo non fu in grado di dare. Nello stesso contesto emersero i rapporti di quest’ultimo con un altro arrestato di “Scarabeo”, gravato di precedenti, Sergio Andrea Di Barbora amico del predetto personaggio della mala e condannato per una rapina avvenuta nel 2013 alla Banca Etruria (ad oggi non esiste più) in Corso Matteotti a Latina. Di Barbora, in quell’occasione, patteggiò la pena a due anni.

Da questi rapporti più o meno inopportuni, è venuta fuori tutta la vicenda investigativa che ha portato agli arresti di ieri. Infatti, gli investigatori hanno scoperto che la serie di relazioni di Santangelo, su cui ruota tutta l’indagine (l’indagine si chiama Scarabeo dal motorino che possedeva l’indagato), sarebbero state orientate a far ottenere crediti facili a persone che non potevano riceverne per motivi di pregiudizio: ad esempio, perché segnalati al Crif (centrale rischi che tiene in banca data i “cattivi pagatori) oppure per buste paga poco cospicue o, ancora, perché indebitati.

L’attività secondaria di Santangelo (coinvolto in un’operazione antidroga di due decadi fa denominata Bon Bons, i cui principali indagati erano Costantino Cha Cha Di Silvio, Benito Aversano e altri: 120 indagati, 54 arresti), che svolgeva non da solo ma con alcuni sodali, sarebbe servita per arrotondare lo stipendio. Il cosiddetto sodalizio avrebbe creato una vera e propria agenzia di intermediazione che alterava l’onorabilità finanziaria dei clienti per far sì che ottenessero da società finanziarie e banche prestiti maggiori. Lo stesso Santangelo deve rispondere di truffa aggravata ai danni dell’Inpdap per avere lui stesso raccontato, in una conversazione captata dagli inquirenti, di avere occupato un alloggio in Via Paganini assegnato allo zio deceduto nel 2015.
Nell’ordinanza, il gip scrive che il dipendente della Procura “utilizza l’ufficio a lui assegnato presso la Procura nell’interesse dei componenti li sodalizio, li riceve durante l’orario di lavoro, istruendo le pratiche dell’associazione all’interno dell’ufficio, svolgendo riunioni e utilizzando la macchina fotocopiatrice per atti utili all’attività associativa. E si presta per un amico operante nel settore delle agenzie di viaggi con il quale organizzava un viaggio per Formentera affinché ottenga la cancellazione dalla banca dati SDI di una condanna a due anni e otto mesi di reclusione per violenza sessuale e sequestro di persona“. Gli investigatori descrivono, inoltre, altre attività che ne proverebbero la pericolosità come quando rimuove i pannelli del soffitto del suo ufficio in Procura per togliere una telecamera di sorveglianza (dopo che Serena Capponi lo avrebbe avvertito di intercettazioni in corso su di lui) o quando viene a sapere della perquisizione nella sede del gruppo “Scarabeo”, in via Ariosto, a Latina, nel giugno 2019, mostrando polso e freddezza e recandosi persino nella Palazzina “B” della Procura di Latina dove, secondo gli investigatori, riusciva a visionare i due fascicoli aperti dagli inquirenti dopo la predetta perquisizione. “Mi sono esaurito mezz’ora là dentro, lo sai?“, dice Santangelo in una intercettazione; ecco perché per il gip Cario che firma l’ordinanza non ci sono dubbi: “Nel fare ciò il Santangelo operava evidentemente al fine di acquisire informazioni utili a lui e al sodalizio al fine di comprendere le ragioni poste a fondamento della perquisizione, cercando di capire a cosa mirassero gli inquirenti in violazione di ogni sua attribuzione e con sviamento della funzione a lui assegnata“. Alla compagna che si preoccupa, Santangelo risponde di avere con sé altri faldoni in macchina che provvederà ad occultare per sottrarli a eventuali ricerche: “Perché tu pensi che me fermo io…“.

L’agenzia di intermediazione abusiva sarebbe stata formata, oltreché da Santangelo, da Marco Scarselletti (informatico che metteva a disposizione l’immobile in Via Ariosto per la contraffazione di cedolini di buste paga), Sergio Andrea Di Barbora e Marco Capoccetta (agente finanziario nella società Sms srl in Via dei Volsci insieme a Di Barbora*), insieme a persone che lavoravano effettivamente nel ramo della intermediazione finanziaria: Giorgio Vidali, anche lui agente finanziario in Fiditalia, e Giuseppe Cotugno, titolare di uno studio professionale a Formia e dipendente di una banca online con sede in Corso della Repubblica a Latina.

L’agenzia abusiva, secondo i Carabinieri e la Procura, dirottava a loro le pratiche dei clienti che volevano ottenere un credito. Tra i beneficiari ci sarebbero Capponi (che avendo molte entrature aveva persino avvertito Santangelo di essere intercettato) e Natalizi, la dipendente dell’anagrafe comunale Serenella Mura (tutti e tre agli arresti domiciliari) e anche un altro ex poliziotto: Antonio Riggi (non indagato), attuale Vice-Segretario nazionale del Dipartimento “Difesa e sicurezza” della rediviva Democrazia Cristiana

IL MECCANISMO DI “SCARABEO” – Per il gip Cario, che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare, nei confronti delle 13 persone tra domiciliari e carcere: “l’azione criminosa” dell’agenzia finanziaria abusiva “era posta in essere con due modalità sostanziali, capaci di indurre in errore l’ente finanziatore e consentirgli di erogare il prestito richiesto”. Di Barbora, Scarselletti e Santangelo come promotori, Vidali, Capoccetta e Cotugno come partecipi dell’organizzazione tramite i loro contributi, secondo il gip Cario, avevano “costituito un accordo criminoso stabile connotato dall’indeterminatezza del programma criminoso, obiettivamente provato dal susseguirsi ininterrotto, per un apprezzabile lasso di tempo, delle condotte integranti i reati“. Gli uomini di quella che è ritenuta un’associazione per delinquere erano in grado superare gli ostacoli dei loro clienti che avevano situazioni reddituali non eccelse o pregresse insolvenze. Persone, in sostanza, non ritenute credibili per un nuovo credito da istituti finanziari e banche. Camuffare un reddito troppo basso era compito dell’esperto informatico, mentre per sovvertire una situazione rilevata dalla banca dati del Crif serviva una complessa operazione, nelle more della richiesta di un segnalato di essere cancellato come cattivo pagatore, che portava all’oscuramento dei dati del predetto cliente così da fargli ottenere il credito da una società finanziaria, diversa da quella che lo aveva segnalato come cattivo pagatore. Nel frattempo, la cosiddetta banda “Scarabeo” si applicava a far risultare gonfiate le buste paga del cliente e a dargli un nuovo corredo di credibilità e solvibilità.
Inoltre, si adoperavano, almeno in un caso, a far chiedere da una cliente a una società finanziaria persino una cifra, intorno ai 45mila, per un preventivo afferente a una ristrutturazione di un immobile laddove, invece, quei soldi sarebbero serviti a estinguere un precedente debito con un’altra società finanziaria. Il preventivo per la ristrutturazione, come risulta agli investigatori, sarebbe stato riferibile a una vera ristrutturazione ma di un altro committente che non aveva nulla a che fare con gli affari di “Scarabeo”.
Ovviamente, sulle operazioni, il sodalizio prendeva una “provvigione” o quota dai finanziamenti ottenuti tramite la dissimulazione di buste paga e curriculum finanziario dei clienti, anche se non si conosce con precisione l’importo per ciascuna delle attività: le somme si aggirano dai 750 ai 2000 euro a pratica. I beneficiari dei prestiti alcuni dei quali indagati avrebbero ottenuto, tramite il sodalizio “Scarabeo”, somme di vario genere. Giovanna Villani, ad esempio, tre prestiti per somme pari a 17.079, 7.140 e 19.278 euro; Claudia Muccitelli, un finanziamento da 36.792 euro per l’acquisto di un’auto (vettura che sarà venduta subito dalla cliente del sodalizio per evitare fermi amministrativi o quant’altro, il che configura, secondo gli inquirenti, l’ipotesi di autoriciclaggio) e 8.169 euro; l’ex poliziotto Nicola Natalizi, un ammontare di cinque prestiti pari a 79.515 euro. C’è anche, tra i beneficiari, Paolo F., dipendente del Comune di Sezze che riesce a ottenere, tramite sodalizio, la cifra di oltre 14mila euro per cui, ad esempio, vengono alterati buste paga e posizione al Crif. Al sodalizio, ossia, in questo caso, a Santangelo, Di Barbora e Vidali, il dipendente comunale paga 2500 euro e una cassa di carciofi.

Il “meccanismo” sarebbe stato talmente avviato che il gruppo “Scarabeo” sognava, soprattutto l’ex rapinatore Di Barbora, di aprire una “filiale” di agenzia finanziaria anche ad Ostia così da avere una platea più vasta di clienti. “C’ha un milione e mezzo di persone” – dice Santangelo intercettato.
È qui che secondo i pm De Lazzaro e Giammaria accade un episodio esemplificativo che coinvolge ancora una volta Santangelo. Di Barbora, infatti, aveva il casellario giudiziario su cui campeggiava la condanna per rapina. Dopo cinque anni, però, non avendo commesso più reati, aveva il diritto di chiedere l’estinzione del reato senza la quale, a norma vigente del Testo Unico Bancario, non avrebbe avuto i requisiti di professionalità, onorabilità e indipendenza per iscriversi all’Albo degli intermediari finanziari e avviare la sua agenzia finanziaria sul litorale romano. Ecco, allora, che si attiva Santangelo per far sì che la declaratoria di estinzione del reato fosse evasa in 14 giorni, un tempo record per gli inquirenti. “È registrata la presenza del Di Barbora presso l’Ufficio della Procura unitamente al Vidali a riprova di interesse comune alla crescita del sodalizio – scrive il gip nell’ordinanza – Il Santangelo procura la documentazione necessaria al Di Barbora rallegrandosi per l’ampliamento dell’attività operativa del gruppo tramite una filiale ad Ostia. Ciò dice dopo avere procurato la certificazione necessaria che fotocopia con macchina dell’Ufficio di Procura. A riprova ulteriore di attività dell’ufficio completamente piegata al perseguimento degli interessi personali“.

UN ESEMPIO DI COME “LAVORAVANO” – È Santangelo che parla con un cliente nella casa-studio di Marco Scarselletti, altro arrestato nell’operazione dei Carabinieri, che aveva messo a disposizione il suo immobile in Via Ariosto.
“Che lavoro facciamo?” – chiede Santangelo al cliente che voleva ottenere un finanziamento. “Sono un dipendente comunale”.
Poi, sfogliando alcuni documenti che rimandano alla situazione del cliente, Santangelo fa: “Andiamo a vedere…la Kompass lei l’ha pagata regolarmente…. la stessa cosa ce l’abbiamo…chiese seimila euro alla Ctc e la stessa cosa ancora qui c’è scritto il suo nome e Santander prestito richiesto e rifiutato e in Experian c’è il rifiuto di Santander… il motivo del ritardo eccolo qui, Ink Bank, dobbiamo mettere a posto questa situazione. Bene, lei di cosa aveva bisogno?“.
Il cliente risponde: “Beh, quello che possiamo, al massimo diecimila“.
Santangelo: “Diecimila euro, e dove vuoi andare…. Io vi posso mettere a posto tranquillamente il problema. Siccome questo intervento costa 2500 euro, io la ripulisco totalmente, per l’amicizia che c’è con Giorgio (ndr: Vidali, altro arrestato nell’operazione Scarabeo)…io di solito chiedo la metà subito…“.
Pattuito il compenso, Santangelo lo informa che ci vorranno due settimane e poco più per ottenere il finanziamento, da cui sarà detratta la cifra di 2500 euro come una sorta di “provvigione”. “Io le darò l’ok. Lei potrà andare in qualsiasi finanziaria a richiedere la somma che le serve“.
Interviene anche Sergio Andrea Di Barbora, facente parte del presunto sodalizio: “Ah Francé, poi bisogna sistemà le buste paga; come sono, cartacee o digitali?“. E il cliente di rimando: “Cartacee“. Di Barbora: “Però ha l’accesso su…puoi…puoi entrare su online per le buste paga?“.
Il cliente: “Penso di sì“. Al che interviene Santangelo: “No penso, o è sì o è no. Come gliele danno le buste paga?“.
Il cliente: “Me le stampano al Comune“.
Passano tre settimane e il predetto cliente, dipendente di un Comune della provincia, riceve da una società finanziaria un prestito di 14.627 euro, grazie all’oscuramento temporaneo della sua posizione di cattivo pagatore
e all’alterazione degli importi delle sue buste paga.

LE ACCUSE – I reati contestati, a vario titolo, sono gravi: associazione per delinquere finalizzata alla truffa aggravata, falsità materiale commessa dal Pubblico ufficiale, falsa attestazione della presenza in servizio del pubblico impiegato, autoriciclaggio, contraffazione di pubblici sigilli, sostituzione di persone, esercizio abusivo dell’attività finanziaria, rivelazione ed utilizzazione di segreti di ufficio, abuso d’ufficio, favoreggiamento e corruzione per l’esercizio della funzione. I beneficiari erano persone comuni in difficoltà, anche dipendenti di enti pubblici come il Comune di Latina o l’Asl. A spiegare bene la vicenda a monte e a valle è lo stesso Santangelo, in una intercettazione ambientale, mentre parla con il figlio di un’indagata: “Prima di prendere i finanziamenti vengono da me, perché, c’hanno qualche cavolo, non so hanno pagato in ritardo, pagato male, stanno in sofferenza, Ecco allora io gli faccio i provvedimenti di…insomma li ripulisco e poi possono andare a chiedere i finanziamenti. C’è un sistema si chiama Scipafi. La finanziaria entra dentro e vede tutto, cioè è una banca dati creditizia. Se hai una sgarrato di 10 giorni manco un bicchiere d’acqua ti danno“. È proprio questo sistema, secondo inquirenti e investigatori, che il sodalizio aggirava per clienti troppo deboli dal punto di vista finanziario perché, dice Santangelo, “mi fa fare un sacco di soldi“.

*: per conto della SMS Srl, agenzia finanziaria citata nell’articolo relativo alla operazione “SCARABEO”, per significare quanto segue. La mia Assistita, totalmente estranea all’inchiesta giudiziaria e conseguente procedimento penale, dichiara sin da ora di dissociarsi da qualsiasi condotta delittuosa eventualmente posta in essere dai sigg.ri Vidali e Di Barbora, rispetto alla quale si afferma l’assoluta estraneità.
Si richiede con urgenza di voler procedere alla rettifica dell’articolo, ovvero mediante nuova pubblicazione, di emissione nota riportante l’estraneità della SMS srl rispetto all’operazione di cui in oggetto.La mia Assistita, totalmente estranea all’inchiesta giudiziaria e conseguente procedimento penale, dichiara sin da ora di dissociarsi da qualsiasi condotta delittuosa eventualmente posta in essere dai sigg.ri VIDALI e DI BARBORA, rispetto alla quale si afferma l’assoluta estraneità. Si richiede con urgenza di voler procedere alla rettifica dell’articolo, ovvero mediante nuova pubblicazione, di emissione nota riportante l’estraneità della SMS srl rispetto all’operazione di cui in oggetto.
Avv. Federico D’Arienzo

Articolo precedente

VOTO DI SCAMBIO E SOFFIATE: CHIESTI 4 RINVII A GIUDIZIO. TRA DI LORO ZI’ MARCELLO

Articolo successivo

GAETA, CASE ESTIVE E FURTI D’IDENTITÀ: DIETRO LA TRUFFA UNA DONNA E UNA BANDA DEL NORD ITALIA

Ultime da Giudiziaria