OPERAZIONE RESET, CLAN TRAVALI: TUTTI RINVIATI A GIUDIZIO

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Una delle perquisizione della Polizia di Stato durante l'operazione Reset
Una delle perquisizioni della Polizia di Stato durante l'operazione Reset

Operazione Reset: seconda tranche dell’udienza preliminare con al centro il Clan Travali, accusato di associazione mafiosa

Lo scorso 10 dicembre 2021, dinanzi al Giudice per l’udienza preliminare di Roma Monica Ciancio, nell’aula del carcere di Rebibbia, non fu stabilito il destino giudiziario di molti dei 33 indagati per l’inchiesta denominata “Reset”, portata a compimento lo scorso febbraio 2021 da Direzione Distrettuale Antimafia di Roma e Squadra Mobile di Latina.

Furono 19 le misure di custodia cautelare per droga, estorsioni e persino un omicidio, quello del rumeno Giuroiu. Reati contestati con l’aggravante mafiosa con cui è stato delineato, anche grazie ai collaboratori di giustizia Renato Pugliese e Agostino Riccardo (un tempo esponenti di due sodalizi), il Clan dei fratelli Travali e Costantino “Cha Cha” Di Silvio. Alcuni di loro, come noto, sono stati già processati con sentenza passata in giudicato per il processo denominato “Don’t Touch”, da cui è scaturito un secondo procedimento incardinato e ancora in corso presso il Tribunale di Latina: il cosiddetto “Don’t Touch 2”.

I reati contestati, a vario titolo, sono diversi: associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, aggravata dal metodo mafioso, numerose  estorsioni aggravate anch’esse dal metodo mafioso ed un omicidio, aggravato dalla finalità di agevolazione mafiosa, oltreché a ipotesi di corruzione.

Nella scorsa udienza, cinque degli indagati – Valeriu Cornici, Tonino Bidone, Alessandro Anzovino, Davide Alicastro Francesco Viola (considerato tra gli esponenti più importanti del clan, avendo sposato la sorella dei leader, Vera Travali) – avevano chiesto di essere giudicato col rito alternativo. Saranno invece solo due degli indagati ad essere giudicati col rito abbreviato si celebrerà tra tre mesi a Roma: il 14 aprile 2022. Si tratta del sunnominato Francesco Viola e di Giovanni Ciaravino. Per Cristian Battello, invece, la prossima udienza è fissata sempre a Roma in quanto, oggi, il 34enne di Aprilia era assente causa Covid. Infine, anche il broker del narcotraffico Gianluca Ciprian verrà giudicato separatamente.

Nell’udienza del 10 dicembre, era stata presentata, e accolta dal Gup, la richiesta di costituzione di parte civile del Comune di Latina che, come parte offesa, ha ritenuto di aver subito un “grave danno d’immagine” causato dalle azioni del sodalizio.

Tornando agli altri indagati, oggi, nell’aula bunker di Rebibbia, il Giudice per l’udienza preliminare Ciancio ha deciso di rinviare tutti a giudizio.

Gli indagati, come noto, sono: Angelo Travali detto “Palletta”, classe 1986, Salvatore Travali detto “Bula”, classe 1990, Francesco Viola, classe 1981, Vera Travali moglie di quest’ultimo, Alessandro Zof detto “il topo” classe 1984, George Valeriu Cornici, classe 1974, Luigi Ciarelli, classe 1970, Davide Alicastro, classe 1992, Ermes Pellerani, classe 1984, Cristian Battello, detto “Schizzo”, classe 1988, Fabio Benedetti, classe 1975, Costantino “Cha Cha” Di Silvio classe 1967, Antonio Giovannelli, classe 1978, Giovanni Ciaravino , classe 1983; Silvio Mascetti classe 1971, Alessandro Anzovino detto “Ciba”, classe 1993, Antonio Peluso, classe 1980, Valentina Travali, classe 1987, Antonio Neroni detto Caniggia, Dario Grabrielli detto “Rame”, Mirko Albertini, Angelo Morelli, Matteo Gervasi, Manuel Ranieri, Shara Travali (sorella di Angelo e Salvatore), Giorgia Cervoni, Francesca De Santis, Denis Cristofoli, Franco Della Magna detto Ciccio, Corrado Giuliani, Tonino Bidone, Riccardo Pasini e il poliziotto Carlo Ninnolino.

Tra i rinviati a giudizio, quindi, anche Ninnolino, già assolto per il processo Don’t Touch. Il poliziotto, un tempo in servizio alla Squadra Mobile di Latina, è accusato per un’ipotesi di corruzione per atto contrario ai doveri di ufficio, ossia di aver passato notizie di indagine al Clan.

Secondo la DDA, Ninnolino anche per il tramite dell’imprenditore di Latina Riccardo Pasini, anche quest’ultimo assolto nel primo processo Don’t Touch, soffiava le informazioni sulle indagini ai Travali.

Sia per Ninnolino che per Pasini, gli avvocati difensori Marino e Siciliano hanno provato a far valere il principio del ne bis in idem, secondo il quale un giudice non può esprimersi due volte sulla stessa azione se questa è già stata giudicata. Entrambi, infatti, vengono accusati della stessa dinamica dei fatti che li portò a processo nel procedimento denominato “Don’t Touch”, ossia quelle di informatori rispetto alle indagini del Clan.

Il Gup Ciancio, però, ha deciso di mandare anche loro a giudizio. Il processo per gli imputati partirà il prossimo 1 marzo presso la Corte d’Assise del Tribunale di Latina. In tutto sono ventinove le parti offese tra imprenditori, professionisti, commercianti e anche avvocati.

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