Operazione Movida, estorsioni, rapina e violenze col metodo mafioso: condanne definitive stabilite dalla Corte di Cassazione
La Cassazione ha rigettato alcuni ricorsi e dichiarato inammissibili presentati da alcuni degli imputati che erano stati condannati in due gradi di giudizio nel processo derivante dall’operazione denominata “Movida”.
A luglio scorso, la Corte d’Appello di Roma ha emesso le sentenze di condanna per alcuni degli imputati già condannati in primo grado nell’ambito dell’operazione “Movida” (antipasto della maxi operazione denominata “Scarface”), che colpì alcuni degli appartenenti al Clan Di Silvio, il ramo capeggiato da Giuseppe Di Silvio detto “Romolo” (non coinvolto in questo processo).
La Corte d’Appello ha ridotto la pena per il figlio di “Romolo”, Antonio Di Silvio detto Patatino, condannato a 6 anni e 4 mesi di reclusione (multa da 4.600 euro). In primo grado, con il rito abbreviato, “Patatino” aveva rimediato una condanna a 9 anni di reclusione emessa dal Giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Roma, Angela Gerardi. Di seguito le altre condanne stabilite dalla corte presieduta dal giudice Caterina Brindisi: a 5 anni e 6 mesi per Costantino Di Silvio detto Costanzo (multa da 6mila euro), zio di “Patatino” e fratello di “Romolo”; 2 anni e 8 mesi per Luca Pes; 1 anno per Mario Guadagnino. Condanne queste confermate anche dalla Cassazione dopo il niet ai ricorsi presentati dagli avvocati difensori Marino, Frisetti, Forte, Tortorici, Melegari, Campilongo e Bertini.
In Appello, sono caduti anche due capi d’imputazione per mancanza di querela delle parti offese, così come previsto dalla cosiddetta Legge Cartabia. Tutti gli indagati di “Movida”, tranne Pes, sono stati coinvolti con l’accusa di associazione mafiosa anche nell’indagine Scarface per cui sono già arrivate le condanne in Appello.
Armi, gestione delle piazze di spaccio, estorsioni e imposizioni di pizzo col metodo mafioso: sono queste le principali attività rese evidenti dall’operazione “Movida Latina” che prende il nome dall’area che questo ramo della famiglia Di Silvio aveva assoggettato al suo capriccio: la cosiddetta Zona Pub di Latina.
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Cinque, in tutto, gli episodi contestati nell’ordinanza firmata dal gip di Roma Rosalba Liso nel dicembre 2020, derivante dall’inchiesta di DDA di Roma e Squadra Mobile di Latina: un’estorsione tra i palazzi di Campo Boario in Via Pionieri della Bonifica; un incidente simulato per cui si pretende da un malcapitato, in zona Pub, la corresponsione di una cifra in modo da lenire il fantomatico danno; l’imposizione del pizzo a un locale della Latina by night in Piazza Moro; una prepotenza tra i pub di Via Neghelli nei confronti di un ragazzo costretto a cedere l’auto che, poi, veniva guidata da Patatino Di Silvio (il più violento e spietato da quanto emerge dall’ordinanza) in modo spericolato con estorsione finale annessa; l’ennesima estorsione risalente addirittura al 2012, sempre portata a termine da Patatino, che prova l’assoggettamento del territorio e il controllo, da anni, della zona Pub – in questo caso specifico, Patatino aveva preso i soldi dalla cassa di un noto locale in Via Lago Ascianghi per poi dire al gestore, senza alcun tipo di problema, “vado a cambiarli per giocare alle slot“. E poi la droga, il cui core businness, a quanto riferiscono i collaboratori di giustizia, era gestito, all’interno della famiglia di Romolo, dal genero Fabio Di Stefano.
Ad aprile 2022, il Giudice per l’udienza preliminare Angela Gerardi, dopo le richieste del pubblico ministero Luigia Spinelli e la difesa degli avvocati del Collegio difensivo, ha pronunciato la sua sentenza di orimo grado condannando Antonio Di Silvio detto Patatino a 9 anni di reclusione, 5 anni di reclusione per Fabio Di Stefano detto il Siciliano e 6 anni e 4 mesi per lo zio di Patatino, Costantino Di Silvio detto Costanzo. Luca Pes ha subito una condanna a 6 anni. Inflitti 4 anni e 6 mesi a Tartaglia e 2 e 4 mesi a Guadagnino.
Nell’inchiesta Movida furono coinvolti altri due legati alla famiglia Di Silvio: il più giovane del gruppo, Ferdinando “Pescio” Di Silvio, figlio di Costantino detto “Patatone”, e Ferdinando Di Silvio detto Prosciutto, figlio di “Romolo”, processati distintamente. Quest’ultimo si è già visto respingere il proprio ricorso e la Cassazione ha reso definitiva la sua pena a 4 anni e 8 mesi di reclusion.
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