OMICIDIO RICCIONI, LA PERIZIA: “D’ATINO È IMPUTABILE”. UCCISE PER UNA DOCCIA NEGATA E L’ASSUNZIONE DI DROGA

Germano-Riccioni
Germano Riccioni

Omicidio di Priverno, ascoltato il consulente medico-legale nel processo a carico del 34enne accusato di aver ucciso il compagno della madre

È stata ascoltata l’ultima testimonianza nel processo per omicidio a carico di Luigi D’Atino, prima che il prossimo 6 giugno il pubblico ministero Giuseppe Bontempo chieda la probabile condanna e la Corte d’Assise del Tribunale di Latina, presieduta dal giudice Gian Luca Sona, a latere la collega Simona Serina e la giuria popolare emettano la sentenza.

A riferire in aula oggi, 8 aprile, il professore Stefano Ferracuti, nominato dal Tribunale stesso, su richiesta del pubblico ministero Giuseppe Bontempo. Il professor Ferracuti ha parlato davanti alla Corte della perizia psichiatrica svolta in. due mesi Il processo, come noto, tratta dell’omicidio del 49enne di Priverno, Germano Riccioni. Sul banco degli imputati il 34enne concittadino Luigi D’Atino, accusato anche di aver provato a uccidere sua madre, Adele Coluzzi, 58 anni, compagna dell’uomo ucciso il 29 novembre 2023.

Germano Riccioni e Adele Coluzzi
Germano Riccioni e Adele Coluzzi

Il professor Ferracuti ha iniziato la sua perizia lo 22 gennaio e l’analisi ha determinato un aspetto netto: D’Atino è consapevole e imputabile, nessun vizio di mente. Due sono stati gli accessi nel carcere di Latina da parte del professor Ferracuti per rendersi conto della situazione dell’imputato. E due sono stati i colloqui effettuati con il trentenne di Priverno, recluso in carcere di Latina da circa un anno e mezzo.

Così come emerso nel corso del processo, Ferracuti ha confermato che D’Atino proviene da una storia difficile, separato dalla sorella in età infantile. L’imputato presenta un disturbo da abuso di sostanze stupefacenti e la sua personalità è disarmonica. Il fatto omicidario è avvenuto, secondo il consulente del Tribunale, quando l’uomo era intossicato di sostanze stupefacenti.

D’Atino continua a dire di sentire delle voci nella testa ma, come ha puntualizzato diverse volte il professore, anche su sollecitazione delle domande dell’avvocato difensore Manfredo Fiormonti, è curato con psicofarmaci nel carcere solo dall’agosto 2024, ossia quasi dieci mesi dopo da quando è stato arrestato. L’imputato, in realtà, in base alla perizia del professor Ferracuti, non ha mai manifestato condotte riferibili a psicosi autonoma, se non da intossicazione di droghe. Ecco perché D’Atino è imputabile e consapevole, avendo anche preso conoscenza della perizia su di lui.

La sua – ha detto Ferracuti – è una una storia di vita disgregata e sconnessa, eppure, dal punto di vista clinico, la sua condizione è fin troppo stabile. Seguito dalla sua infanzia perché disadattato e proveniente da una condizione famigliare complessa, la vicenda di D’Atino è quella di un tossicodipendente e lo stesso episodio per cui è imputato è stato influenzato dall’assunzione di droghe. Al di là di questo, le sue condizioni mentali sono normali; solo dopo qualche mese di carcere ha dichiarato di avere alcune allucinazione che, tuttavia, per il professore, rimangono nel recinto di una stabilità psichica.

L’imputato, quindi, non è stato inquadrato come paziente psichiatrico: “È accondiscendente, si descrive come uno che ha provato a lavorare. Lui stesso – ha dichiarato il professore – dice che è disperato, quel giorno, perché non riesce a farsi la doccia e allora decide di andare a casa della madre“. Da lì inizia il litigio perché in quella casa non era ben accetto, l’escalation e, infine, l’omicidio.

Il suo unico problema psichico sono queste voci che dice di sentire, ma che non avrebbero condizionato nulla nella vicenda dell’omicidio: “Nessuna causalità tra le voci e l’episodio“.

Quel giorno, invece, la vittima avrebbe fatto fumare a D’Atino una sostanza stupefacente che lo avrebbe mandato fuori controllo. Le due cause dell’omicidio sono quindi rintracciabili nel non potersi fare la doccia e nell’assunzione di droga. L’imputato, secondo la perizia psichiatrica, aveva uno scopo di vita: vivere nella casa ereditata dal padre, lavorare e, nel caso, acquistare droga di cui era dipendente. La discussione tra lui, la madre e Riccioni non sarebbe mai nata se gli fosse stato concesso di farsi una doccia dentro la casa della succitata madre. Queste sono state le conclusioni del professore.

Iniziato lo scorso 16 settembre il processo nei confronti di D’Atino, difeso dagli avvocati Gianmarco Conca e Manfredo Fiormonti, è arrivato alle battute finali.

Luigi-DAtino
Luigi D’Atino

Dopo la mattanza avvenuta in Via Madonna del Calle, il 34enne, arrestato, si era avvalso della facoltà di non rispondere. L’arresto era stato eseguito dai Carabinieri di Terracina e del Nucleo Investigativo di Latina e sin da subito non c’erano stati dubbi: il giovane è stato individuato come il responsabile dell’omicidio del compagno della madre e del tentato omicidio della madre stessa. La donna, ferita gravemente, fu trasportata con l’eliambulanza da Priverno e ricoverata presso l’Ospedale San Camillo di Roma. In prognosi riservata e ricoverata in terapia intensiva con un trauma cranio-facciale, fu sottoposta a un intervento di chirurgia ed è sopravvissuta. Adele Coluzzi, peraltro, assistita dall’avvocato Cesarina Gandolfi, si è costituita come parte civile tramite un amministratore di sostegno. Costituti parti civili anche i genitori e i fratelli della vittima, difesi dall’avvocato Maria Teresa Ciotti. Inoltre, l’avvocato Gandolfi difende come parti civili anche la moglie (da cui l’uomo era di fatto separato) e la figlia di Riccioni.

Gli elementi a carico di D’Atino, processato col giudizio immediato, soggetto noto in città e ai servizi sociali del Comune come consumatore di sostanze stupefacenti, erano emersi già in sede di indagine, grazie alle testimonianze raccolte e agli esiti del sopralluogo.

Il delitto è maturato in seno a una lite famigliare tra il 34enne, la madre e il compagno Germano Riccioni. Le indagini si sono indirizzate sin da subito sul figlio della donna, che avrebbe riempito di botte e colpito il compagno della donna ferendolo a morte con una anfora di gesso e altro materiale di ferro, per poi scagliarsi sulla madre e colpirla con un mattone sul viso. Nelle vicinanze della casa, praticamente sull’uscio, è stato trovato il cadavere di Riccioni, che forse stava tentando di scappare dalla furia del 34enne, e i pezzi di anfora rotta.

Il 34enne avrebbe colpito con violenza il 49enne lasciandolo esanime a terra, per una lite iniziata dentro l’appartamento e finita tragicamente al suo esterno, mentre la madre è stata colpita in seguito e lasciata agonizzante dentro la casa, successivamente posta sotto sequestro dai Carabinieri. Secondo le prime ipotesi investigative, il delitto si sarebbe consumato per via di una richiesta di denaro. D’Atino era tornato da poco a casa della madre che conviveva con Riccioni, dopo aver vissuto, occupandola, in un immobile appartenuto a uno zio, ossia il fratello del padre, Antonio D’Atino, deceduto due anni fa, ad agosto, in seguito a un incidente stradale. Per tale episodio, sia lo zio che D’Atino si sono costituiti parti civili nel procedimento penale che contesta l’omicidio stradale all’imputato considerato responsabile.

In realtà, l’immobile sarebbe stato occupato da Luigi D’Atino, tanto che lo zio, proprietario della casa in Via Mazzini a Priverno, è stato costretto a denunciare il nipote. Il 34enne non è nuovo alle cronache giudiziarie: è finito anche all’attenzione delle forze dell’ordine, come uno di coloro che avrebbe partecipato al pestaggio, per motivi di droga, in cui è incorso uno straniero alla fine di ottobre 2023, lasciato sul ciglio della strada agonizzante.

I rapporti tra il figlio e il nuovo compagno della madre, Germano Riccioni, non erano buoni, come contrastata sarebbe stata anche la relazione del 34enne con la madre. In questo contesto, non certo tranquillo e sereno, per di più reso difficile dal consumo di sostanze stupefacenti (anche la vittima aveva precedenti in materia di sostanze stupefacenti), sarebbe maturato il delitto di via Madonna del Calle. Da tempo, come hanno riferito i vicini di casa, le liti in casa si susseguivano abbastanza spesso. Poi, le urla che hanno attirato le attenzioni dei medesimi vicini e la tragica scoperta dei Carabinieri della locale Stazione e della Compagnia di Terracina.

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