OMICIDIO MURATOVIC: RINVIATI A GIUDIZIO IN TRE

Leonardo Muratovic
Leonardo Muratovic

Accoltellato in un locale ad Anzio: rinviati a giudizio per l’omicidio del giovane pugile di Aprilia, Leonardo Muratovic

Il giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Velletri, Ilaria Tarantino, ha rinviato a giudizio i tre indagati per l’omicidio del 26enne, ex pugile di Aprilia, Leonardo Muratovic. Dovranno affrontare il processo i fratelli Ed Dressi Adam e Ed Dressi Ahmed, oltreché a Hadi Amor Osema. Il collegio difensivo è composto dagli avvocati Porcelli, D’Aloisi, Fabrizi e Gasperini.

Costituiti come parti civili il padre, la madre, il fratello e la sorella di Muratovic assistiti dagli avvocati Potini e Mercadante. Il processo inizierà il prossimo 2 ottobre.

Il 17 luglio 2022, Leonardo Muratovic, giovane 26enne di Aprilia, di origine croata, fu colpito con un unico fendente all’addome in un locale ubicato sulla Riviera Mallozzi, non lontano da Largo Bragaglia: si tratta del “Bodeguita”, uno di quei locali che costituiscono la movida sul litorale sud-romano di Anzio, molto frequentato da giovani anche dalla provincia di Latina. Leonardo Muratovic era un atleta. Il giovane praticava il pugilato ed era stato una giovane promessa nel panorama locale pontino e laziale.

Dopo pochi giorni dall’accoltellamento fatale, al termine del litigio iniziato dentro il locale, i tre giovani, di cui i due fratelli di origine maghrebina, residenti nella stessa Anzio e uno di loro ad Ardea, si sono presentati alle Forze dell’Ordine. Colui che avrebbe confessato di aver scagliato il fendente fatale nel petto di Muratovic è il 20enne: Adam Edrissi, nato ad Aprilia ma residente al quartiere Zodiaco di Anzio. Arrestato subito anche il fratello 25enne Ahmed Edrissi, quest’ultimo già gravato di precedenti (anche per accoltellamento del fidanzato della sorella) e compagno della figlia di Angelo Gallace, legato all’omonima cosca di ‘ndrangheta trapiantata tra Anzio e Nettuno.

L’indagine è stata condotta dal sostituto procuratore della Repubblica di Velletri, Vincenzo Antonio Bufano, e dalla Squadra Mobile di Roma.

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