Omicidio di Sumal Jaghsheer a Borgo Montello: ci sarà un processo per gli ultimi tre indagati in riferimento al delitto di Via Monfalcone
Il giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Latina, Barbara Cortegiano, ha rinviato a giudizio i tre ultimi soggetti coinvolti nel violento delitto che costò la vita al 29enne Sumal Jagsheer, ucciso nella serata del 30 ottobre 2021, in un casolare situato di fronte alla discarica di Borgo Montello. Un delitto efferato per cui, a maggio scorso, la prima sezione della Corte di Cassazione ha rigettato i ricorsi degli imputati dell’omicidio del 29enne indiano, condannandoli alle spese processuali e rendendo definitive le condanne.
Oggi, 2 dicembre, si è conclusa l’udienza preliminare dello stralcio derivante dall’inchiesta principale. A finire a processo ci sono due uomini di nazionalità indiana che si sono resi latitanti dopo l’omicidio avvenuto il 30 ottobre 2021. L’altra indagata, ora imputata per simulazione di reato, è la moglie del capo banda, Singh Jiwan, condannato a oltre 25 anniinsieme al resto della gang che tolse la vita a Sumal Jagsheer. Si tratta di Mandeep Kaur, che gestisce un’alimentari a Borgo Bainsizza, il luogo dove la vittima non andò ad acquistare cibi e bevande per la festa della figlia appena nata in India. Ossia lo sgarro da cui si originò la mattanza di Via Monfalcone. I due latitanti, invece, devono rispondere di omicidio volontario aggravato, lesioni ad altri partecipanti della festa di fine ottobre 2021 e detenzione di arma da fuoco, ossia le stesse accuse per cui sono stati condannati i loro connazionali.
Il marito di Mandeep Kaur, Singh Jiwan, secondo gli inquirenti, fu aiutato a costruirsi falsi alibi anche grazie alla moglie che la sera dell’omicidio, alle 23 inoltrate, dopo 40 minuti dalla mattanza, telefonò al 112 dichiarando falsamente che ignoti erano penetrati dentro la loro casa a Borgo Bainsizza, infrangendo vetri e rompendo il braccio al coniuge. Una messinscena confermata anche dalle testimonianze dei vicini di casa che, quella sera, hanno riferito di non aver udito assolutamente nulla né di aver notato presenze estranee o ricevuto richieste di aiuto.
Per la moglie del “boss” e i due latitanti il processo inizierà il prossimo 24 febbraio davanti alla Corte d’Assise del Tribunale di Latina.
A luglio 2023, la Corte d’Assise del Tribunale di Latina, presieduta dal giudice Gian Luca Soana – a latere il giudice Paolo Romano, e composta anche dalla giuria popolare, emise, dopo circa tre ore di camera di consiglio, una sentenza di condanna per concorso in omicidio volontario nei confronti di sei dei sette imputati, presenti nella camera di sicurezza dell’aula scortati dagli agenti della Polizia Penitenziaria.
A maggio scorso, la Cassazione ha confermato tutte le pene comminate in Corte d’Appello. Singh Jiwan, considerato il mandante dell’omicidio, si è visto confermare la pena di 25 anni e 7 mesi di reclusione. Anche Singh Devender ha avuto la sua pena confermata: 25 anni e 1 mese. 23 anni e 9 mesi la pena per Singh Ranjit, così come per Sohal Gurvinder Singh che è stato condannato a 13 anni e 3 mesi (in primo grado la sua pena era stata di 17 anni e 5 mesi). Assoluzione per l’omicidio per Singh Surjit il quale ha rimediato 5 anni di reclusione per la rapina. È stata, invece, confermata a 6 anni, solo per la rapina, la pena per Singh Harmandeep. Infine, 12 anni e 5 mesi la pena per Singh Harinder che, in primo grado, era stato condannato a 16 anni e 5 mesi. In tutto le pene ammontano a 111 anni e 1 mese.
Gli imputati sono stati condannati al risarcimento delle parti civili, tutti famigliari di Sumal Jagsheer, assistiti dall’avvocato Simone Rinaldi, anche quest’oggi costituitosi parte civile nel processo a carico dei tre rinviati a giudizio.

In primo grado, la pubblica accusa, rappresentata dal sostituto procuratore Marco Giancristofaro, aveva utilizzato espressioni nette: “spedizione punitiva”, “mattanza”, “violenza inaudita”. Il Pm, nel corso della sua requisitoria, aveva ricostruito il fatto che ha portato all’omicidio del 29enne Sumal Jagsheer, pestato e ridotto alla morte nel podere di Borgo Montello, a due passi dalla discarica, nella serata del 30 ottobre 2021. Un gruppo di indiani armati di mazze di ferro e una pistola – ha spiegato il Pm – che si sono accaniti contro i partecipanti della festa di battesimo, organizzata dalla vittima per la nascita del suo bambino in India.
Uno scenario da brividi e un’aggressione a causa della quale tutti sono fuggiti e nessuno si è difeso. In nessuna delle intercettazioni telefoniche – ha motivato il Pm – è emessa una versione alternativa all’omicidio: sono stati gli stessi imputati a confermare il quadro probatorio. E prima dell’ammazzamento a bastonate e violenze fisiche del connazionale 29enne, anche le minacce di morte.
Il Pm non ha fatto sconti, parlando di omicidio volontario e di una violenza dei sette uomini che si sono approfittati, peraltro, di un momento di gioia: oltreché a contestare l’omicidio, tra i capi d’imputazione anche le lesioni e il porto d’armi illegale. E come non bastasse, secondo il Pm, non andavano concesse neanche le attenuanti generiche perché tutti, dopo il fatto, avrebbero mentito all’autorità che indagava, rilasciando false dichiarazioni per attutire la loro posizione. Senza contare che tre degli imputati – il capo Singh Jiwan detto “Gighen”, Singh Rajit e Singh Devender – sono stati condannati a fine giugno 2022 per episodi di rapine e violenze tra Latina e Aprilia.
Un processo che, come noto, doveva fare luce sulla mattanza di Via Monfalcone datata 30 ottobre 2021 quando la banda di indiani fece irruzione all’interno dell’abitazione del loro connazionale dove si tenevano dei festeggiamenti e, armati di pistola e mazze di ferro, aggredirono i presenti causando la morte di Sumal Jagsheer e il ferimento di altri uomini sempre di nazionalità indiana.
I FATTI RICOSTRUITI DALL’INDAGINE – Gi arresti scattarono ad aprile scorso su disposizione della Procura Della Repubblica di Latina. La Squadra Mobile diede esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Latina nei confronti di nove persone gravemente indiziate, a vario titolo, di reati ai reati di omicidio volontario, porto illegale di pistola, lesioni personali aggravate e rapina aggravata.
L’ordinanza fu l’epilogo di una attività di indagine che aveva avuto origine a seguito della violenta aggressione perpetrata il 30 ottobre 2021, quando la banda di indiani fece irruzione all’interno dell’abitazione di un loro connazionale dove si tenevano dei festeggiamenti e, armati di pistola e mazze di ferro, aggredirono i presenti causando la morte di Sumal Jagsheer e il ferimento di altri uomini sempre di nazionalità indiana.
Nell’immediatezza dei fatti, fu sottoposto a fermo Singh Jiwan ritenuto appunto responsabile per l’omicidio Jagsheer, deceduto quella notte a seguito dell’aggressione posta in essere in Strada Monfalcone. Le successive indagini coordinate dalla Procura di Latina e condotte dalla Squadra Mobile, attraverso l’ausilio di intercettazioni telefoniche ed ambientali, hanno permesso di ricostruire la dinamica degli eventi occorsi e ricondurre la commissione dei fatti ad un gruppo di cittadini indiani, capeggiato da Singh Jiwan, che con violenza e minaccia, secondo l’accusa, aveva compiuto la spedizione punitiva.
Secondo inquirenti e investigatori, emerge come l’azione sia stata preordinata per punire alcune delle persone presenti ai festeggiamenti, ritenuti colpevoli di essersi allontanate dal sodalizio, oltre che per incutere timore e paura nei confronti di esercenti commerciali, sempre appartenenti alla comunità indiana.
Al riguardo, la misura cautelare fu disposta anche per una rapina commessa lo scorso 2 ottobre 2021 ai danni di un esercente commerciale, di nazionalità indiana, a cui è stata sottratta la somma contante di 3500 euro.
Oltreché a Singh Jiwan, furono destinatari della misura cautelare il 38enne Singh Gurpinder ad oggi latitante; il 40enne Singh Devender detto “Binda”, già ristretto nel carcere di Velletri; Singh Ranjit (41 anni) detto “Mika”, anche lui in carcere a Velletri; Singh Parampal (32 anni) detto “Bhuryal” e “Pureval”, ad oggi latitante; Sohal Gurvinder Singh (33 anni) detto “Harry”, già ristretto nel carcere di Rebibbia; Singh Harmandeep (38 anni); Singh Surjit (36 anni) detto “Sunny” e Singh Harinder (32 anni). Risultava indagata a piede libero anche la 35enne Mandeep Kaur, compagna di Singhi Jiwan.
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Singh Jiwan detto “Gighen”, Singh Rajit e Singh Devender sono stati condannati a fine giugno per episodi di rapine e violenze tra Latina e Aprilia. Circostanze emerse grazie a un’altra indagine dei Carabinieri.
