Omicidio di Sumal Jaghsheer a Borgo Montello: la Corte d’Appello conferma alcune condanne e ne riduce altre per il delitto di Via Monfalcone
La Corte d’Appello di Roma ha emesso la sentenza di secondo grado a carico dei sette imputati, tutti di nazionalità indianda, per l’omicidio del 29enne Sumal Jagsheer, pestato e ucciso nella serata del 30 ottobre 2021 a Borgo Montello, in Strada Monfalcone. Due settimane fa, la Procura Generale della Corte d’Appello di Roma aveva chiesto la conferma delle condanne per tutti gli imputati condannati in primo grado. Anche le parti civili, assistite dall’avvocato Rinaldi, avevano chiesto la conferma delle condanne ed era stata rigettata la richiesta di concordato da parte delle difese per gli imputati assistiti dagli avvocati Alessandro Farau, Ippolita Naso, Tiziana Roma, Andrea Palmiero, Alessandro Righi, Giuliana Locci, andrea Erocolani, Pasquale Cardillo Cupo e Amleto Coronella.
Oggi, dopo la discussione dell’ultimo avvocato, Amleto Coronella, li giudici della Corte d’Appelo si sono riuniti in camera di consiglio, arrivando a una sentenza che ha confermato per il leader della banda la condanna, ma ha anche ridotto alcune pene. Eccole di seguito.
Singh Jiwan, considerato il mandante dell’omicidio, si è visto confermare la pena di 25 anni e 7 mesi di reclusione. Anche Singh Devender ha avuto la sua pena confermata: 25 anni e 1 mese. Ridotta da 25 anni e 1 mese a 23 anni e 9 mesi la pena per Singh Ranjit, così come per Sohal Gurvinder Singh che è stato condannato a 13 anni e 3 mesi (in primo grado la sua pena era stata di 17 anni e 5 mesi). Assoluzione per l’omicidio per Singh Surjit il quale ha rimediato 5 anni di reclusione per la rapina. È stata, invece, confermata a 6 anni, solo per la rapina, per Singh Harmandeep. Ridotta a 12 anni e 5 mesi la pena per Singh Harinder che, in primo grado, era stato condannato a 16 anni e 5 mesi.
In tutto le pene ammontano a 111 anni e 1 mese. Ci vorranno 90 giorni per le motivazioni della sentenza.
A luglio 2023, la Corte d’Assise del Tribunale di Latina, presieduta dal giudice Gian Luca Soana – a latere il giudice Paolo Romano, e composta anche dalla giuria popolare – ha emesso, dopo circa tre ore di camera di consiglio, la sentenza di condanna per concorso in omicidio volontario nei confronti di sei dei sette imputati. A ricorrere in Corte d’Appello, infatti, oltreché alla difese, anche il pubblico ministero di Latina, Marco Giancristofaro, che ha impugnato la sentenza di assoluzione, per quanto concerne l’omicidio volontario, di Singh Harmandeep, condannato invece a 6 anni per rapina.
Tutti e sette gli imputati sono stati condannati all’interdizione dei pubblici uffici e al risarcimento civile per i famigliari della vittima da decidersi in sede civile. Alle parti civili sono stati riconosciuti provvisionali per 20mila, 60mila, 10mila, 30mila e 10mila euro. Gli imputati sono stati condannati alle spese di giudizio calcolate in 10mila euro. La Corte d’Assise ha disposto anche la confisca delle armi e dei cellulari.
Il Pubblico Ministero Marco Giancristofaro aveva chiesto quasi 200 anni di carcere: 191 anni di reclusione per l’esattezza. Per Singh Jiwan, colui che è ritenuto il capo della banda, 30 anni di reclusione. A seguire gli altri: 29 anni per Singh Devender, 28 anni per Singh Ranjit, 27 anni per Sohal Gurvinder Singh detto “Harry”, 24 anni per Singh Harmandeep, 27 anni per Singh Surjit e, infine, 26 anni per Singh Harinder.
La pubblica accusa aveva utilizzato espressioni nette: “spedizione punitiva”, “mattanza”, “violenza inaudita”. Nel corso della requisitoria durata circa due ore e mezza, al termine della quale erano state formulate le richieste di condanna per i sette imputati, il Pm aveva ricostruito il fatto che ha portato all’omicidio del 29enne Sumal Jagsheer, pestato e ridotto alla morte nel podere di Borgo Montello, a due passi dalla discarica, nella serata del 30 ottobre 2021. Un gruppo di indiani armati di mazze di ferro e una pistola – aveva spiegato il Pm – che si sono accaniti contro i partecipanti della festa di battesimo, organizzata dalla vittima per la nascita del suo bambino in India.
Uno scenario da brividi e un’aggressione a causa della quale tutti sono fuggiti e nessuno si è difeso. In nessuna delle intercettazioni telefoniche – aveva motivato il Pm – è emessa una versione alternativa all’omicidio: sono stati gli stessi imputati a confermare il quadro probatorio. E prima dell’ammazzamento a bastonate e violenze fisiche del connazionale 29enne, anche le minacce di morte.
Secondo il Pm, non andavano concesse neanche le attenuanti generiche perché tutti, dopo il fatto, avrebbero mentito all’autorità che indagava, rilasciando false dichiarazioni per attutire la loro posizione. Senza contare che tre degli imputati – il capo Singh Jiwan detto “Gighen”, Singh Rajit e Singh Devender – sono stati condannati a fine giugno 2022 per episodi di rapine e violenze tra Latina e Aprilia.
I FATTI RICOSTRUITI DALL’INDAGINE – Gi arresti scattarono ad aprile 2022 su disposizione della Procura Della Repubblica di Latina. La Squadra Mobile diede esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Latina nei confronti di nove persone gravemente indiziate, a vario titolo, di reati ai reati di omicidio volontario, porto illegale di pistola, lesioni personali aggravate e rapina aggravata.
L’ordinanza fu l’epilogo di una attività di indagine che aveva avuto origine a seguito della violenta aggressione perpetrata il 30 ottobre 2021, quando la banda di indiani fece irruzione all’interno dell’abitazione di un loro connazionale dove si tenevano dei festeggiamenti e, armati di pistola e mazze di ferro, aggredirono i presenti causando la morte di Sumal Jagsheer e il ferimento di altri uomini sempre di nazionalità indiana.
Nell’immediatezza dei fatti, fu sottoposto a fermo Singh Jiwan ritenuto appunto responsabile per l’omicidio Jagsheer, deceduto quella notte a seguito dell’aggressione posta in essere in Strada Monfalcone. Le successive indagini coordinate dalla Procura di Latina e condotte dalla Squadra Mobile, attraverso l’ausilio di intercettazioni telefoniche ed ambientali, hanno permesso di ricostruire la dinamica degli eventi occorsi e ricondurre la commissione dei fatti ad un gruppo di cittadini indiani, capeggiato da Singh Jiwan, che con violenza e minaccia, secondo l’accusa, aveva compiuto la spedizione punitiva.
Secondo inquirenti e investigatori, emerge come l’azione sia stata preordinata per punire alcune delle persone presenti ai festeggiamenti, ritenuti colpevoli di essersi allontanate dal sodalizio, oltre che per incutere timore e paura nei confronti di esercenti commerciali, sempre appartenenti alla comunità indiana.
Al riguardo, la misura cautelare fu disposta anche per una rapina commessa lo scorso 2 ottobre 2021 ai danni di un esercente commerciale, di nazionalità indiana, a cui è stata sottratta la somma contante di 3500 euro.
Oltreché a Singh Jiwan, furono destinatari della misura cautelare il 38enne Singh Gurpinder ad oggi latitante; il 40enne Singh Devender detto “Binda”, già ristretto nel carcere di Velletri; Singh Ranjit (41 anni) detto “Mika”, anche lui in carcere a Velletri; Singh Parampal (32 anni) detto “Bhuryal” e “Pureval”, ad oggi latitante; Sohal Gurvinder Singh (33 anni) detto “Harry”, già ristretto nel carcere di Rebibbia; Singh Harmandeep (38 anni); Singh Surjit (36 anni) detto “Sunny” e Singh Harinder (32 anni).
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