Omicidio dell’insegnante di Minturno Pietro Caprio, si è svolta l’udienza preliminare a carico dell’84enne Angelo Gentile
Il giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, Alessia Stadio, ha deciso, così come chiesto dal pubblico ministero Gionata Fiore, per il rinvio a giudizio dell’anziano di 84 anni, Angelo Gentile. L’uomo dovrà rispondere in Corte d’Assise dell’omicidio di Pietro Caprio, insegnante di scienze motorie 58enne, originario di Cellole, in servizio a Minturno e socio di una cooperativa di salvataggio attiva sul Litorale Domizio. Caprio, come noto, è stato ritrovato carbonizzato a bordo di una Dacia Duster in prossimità della Pineta di Cellole, in località Pietre Bianche, nella mattinata del 4 novembre 2023.
Secondo gli inquirenti campani, l’ottantenne Angelo Gentile non avrebbe ucciso Pietro Caprio in maniera premeditata, ma sarebbe stato lui, comunque, a compiere il delitto. È in questo modo che La Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere ha chiuso le indagini nate per il delitto avvenuto in località Pantano nel comune di Cellole.
Angelo Gentile è accusato di aver ucciso il professore di educazione fisica, dopodiché avrebbe distrutto il cadavere dando alle fiamme l’auto.
Oggi, in sede di udienza preliminare, l’avvocato Gabriele Gallo, che difende Angelo Gentile, ha chiesto una sentenza di non luogo a procedere oppure un’integrazione probatoria per ascoltare il genero del marito di una donna con la quale Caprio avrebbe intrattenuto una relazione sentimentale. Si tratta, peraltro, di un ufficiale dell’Arma dei Carabinieri in servizio a Mondragone.
Secondo la difesa, infatti, vi sarebbe una incongruità della ricostruzione della Procura di Santa Maria Capua Vetere, in quanto nella pineta sarebbero entrate due auto e solo una di esse, ossia quella di Gentile, sarebbe uscita 17 minuti dopo. Il punto critico, secondo l’avvocato Gallo, è ascrivibile al fatto che, dopo 35 minuti, sarebbe entrata l’auto del parente della presunta amante di Caprio. Quest’ultima auto sarebbe rimasta all’interno della pineta circa quattro minuti. Inoltre, evidenza la difesa, Caprio non sarebbe stato fatto fuori con un colpo di fucile alla testa, bensì, come evidenza l’esame autoptico, sarebbe deceduto per asfissia da monossido di carbonio. Un fatto evidente dal momento che l’auto è stata bruciata. Ora, sarà il processo in Corte d’Assise a dover chiarezza su questa circostanza.
Lo stesso parente della presunta amante della vittima, in sede di indagine, avrebbe dichiarato di non aver mai visto un’auto bruciata. Come è possibile – si chiede la difesa – che colui che è entrato dopo Gentile non ha visto l’incendio dell’auto di Caprio? Secondo l’accusa, infatti, Caprio sarebbe stato ucciso con un colpo di fucile da parte di Gentile, dopodiché la sua auto sarebbe stata data alle fiamme dal Gentile stesso.
Dal canto suo, Angelo Gentile continua a dichiararsi innocente, ritenendosi vittima di un errore giudiziario. Le indagini, coordinate dai sostituti procuratori Fiore ed Esposito si sono sempre indirizzate contro Angelo Gentile, ritenendolo unico responsabile del delitto consumato lo scorso 4 novembre 2023 in una zona periferica di Baia Domizia.
L’auto incendiata di Pietro Caprio era una Dacia Duster intestata alla madre dell’uomo. A trovare il cadavere, nella mattina del 4 novembre, è stato un passante e sul posto intervennero subito i Carabinieri della Compagnia di Sessa Aurunca e i Vigili del Fuoco di Mondragone. Pietro Caprio, 58 anni, era sparito dal venerdì precedente, ma nessuno ne aveva denunciato la scomparsa alle forze dell’ordine. Da tempo, l’uomo viveva solo, nella casa che si trova al centro di Cellole e nello stesso immobile dove vive tuttora la madre anziana che abita al primo piano.
Il 58enne, la sera della scomparsa, avrebbe avuto un appuntamento in un luogo isolato, non lontano da un camping. Il corpo dell’uomo, infatti, era praticamente incenerito. Sarebbe rimasta intatta solo una mascella, il resto era carbonizzato. L’ipotesi degli investigatori è che non sia morto carbonizzato, piuttosto è stato prima ucciso e poi messo dentro l’auto data alle fiamme. Non è da escludere, secondo l’accusa, che l’uomo sia stato cosparso di benzina e bruciato in uno stato moribondo.
Caprio lavorava da tanti anni a Minturno: al momento della morte era in servizio, esercitando un incarico per il sostegno, all’istituto comprensivo Antonio Sebastiani e si divideva tra due scuole medie (l’altra era l’Angelo De Santis a Marina di Minturno).
Nel processo, che inizierà il prossimo 5 novembre, saranno parti civili i famigliari di Caprio, assistiti dall’avvocato Gianluca Di Matteo.