Un arresto anche nella provincia di Latina per l’omicidio di Michele Borriello avvenuto la sera del 29 ottobre del 1992
Questa mattina nelle province di Caserta e Latina nonché presso le Case Circondariali di Milano “Opera” e L’Aquila, i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Caserta hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal Tribunale di Napoli su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia partenopea, nei confronti di 4 persone, ritenute, a vario titolo, responsabili dell’omicidio (aggravato dal metodo mafioso) del 29enne Michele Borriello, avvenuto a Vitulazio in provincia di Caserta.
A scriverlo è il sito CasertaNews.
Gli arresti sono indirizzati anche a un personaggio di spicco del Clan dei Casalesi, Walter Schiavone detto “Walterino”. Le altre misure in regime di arresti sono rivolte a Giovanni Di Gaetano di Pastorano (Caserta), classe ’60, Sebastiano Panaro di Casal di Principe, classe ’69, e Domenico Buonamano di Santi Cosma e Damiano, classe ’58.
Tutti e quattro sono ritenuti responsabili dell’omicidio di Michele Borriello, detto Pellecchione. La vittima era stata uccisa mentre si trovava nei pressi di un rinomato locale del posto, quando venne raggiunta da numerosi colpi di arma da fuoco (in totale 11). Nell’agguato era rimasto gravemente ferito anche un giovane di Vitulazio, che si trovava occasionalmente in compagnia della vittima, al quale le gravi lesioni riportate procuravano danni fisici permanenti.
I provvedimenti restrittivi scaturiscono da un’indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Napoli – Direzione Distrettuale Antimafia, avviata nell’anno 2017, che ha consentito di accertare che Walter Schiavone, attualmente detenuto, è stato il mandante dell’omicidio; Sebastiano Panaro, detto “Camardone”, esponente di primo piano del clan dei Casalesi, attualmente detenuto presso la Casa Circondariale di L’Aquila, è stato l’autore materiale dell’omicidio; Domenico Buonamano e Giovanni Di Gaetano hanno trasportato sul luogo del delitto Sebastiano Panaro, a bordo di un’autovettura rubata poi data alle fiamme.
Borriello fu ucciso, con tutta probabilità, perché aveva chiesto un maggior coinvolgimento nel clan e, a causa del diniego ricevuto, aveva iniziato ad appropriarsi dei proventi derivanti dal sistema delle estorsioni messo in piedi dai Casalesi. Nel 1999, per l’omicidio di Borriello, è già stato condannato alla pena della reclusione di oltre 10 anni Antonio Abbate, elemento del clan e successivamente diventato collaboratore di giustizia.