OMICIDIO A TERRACINA, MALATO DI CANCRO E CURATO CON LE VITAMINE C: “LA MOGLIE SI RIFIUTÒ DI FARGLI FARE LA CHEMIO”

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Omicidio a Terracina, ascoltate il medico di base e il medico del Pronto Soccorso: emergono nuovi particolari sul caso dell’uomo lasciato morire senza le cure necessarie sul banco degli imputati una donna di nazionalità polacca

Alla base del processo che vede sul banco degli imputati la 61enne polacca Gabriela Blazewicz l’omicidio doloso e colposo di Bruno Vaccarini. Contestato dalla Procura di Latina, oggi rappresentata in aula dal Procuratore Capo, Giuseppe De Falco, anche il reato di maltrattamenti in famiglia.

La storia è quella della donna di origine polacca che è accusata di aver lasciato morire un uomo di Terracina con cui era sposata in seconde nozze, il 60enne Bruno Vaccarini. I fatti risalgono agli anni 2018 e 2019 quando, a marzo di quest’ultimo anno, l’uomo morì. Il 60enne, malato di cancro ai polmoni e con un’aplasia alla prostata, era costretto ad andare avanti e indietro con l’Ifo, l’istituto nazionale tumori Regina Elena di Roma. Purtroppo, l’uomo ricorse alle cure specialistiche in ritardo: secondo l’accusa, la donna l’avrebbe lasciato morire e gli avrebbe anche sottratto diversi migliaia di euro dai suoi conti.

Ogg, 13 giugno, si è celebrata una nuova udienza davanti alla Corte d’Assise del Tribunale di Latina, presieduto dal giudice Gian Luca Soana – a latere il giudice Fabio Velardi – e alla giuria popolare che si riunisce nei casi che prevedono la contestazione dell’omicidio. Dopo che nella scorsa udienza erano stati ascoltati i figli dell’uomo, tutti e tre costituitisi parti civili nel processo, oggi sono stati esaminati come testimoni, tra gli altri, il commissario di polizia che coordinò le indagini e due medici che ebbero a che fare con la famiglia di Terracina e soprattutto con Vaccarini e la moglie, oggi imputata.

Ne è venuta fuori una storia drammatica, con il giallo di un verbale reso alla Polizia che la dottoressa, medico di famiglia dell’uomo, ha negato di aver mai rilasciato. Una circostanza che, per quanto suggerito dal Presidente della Corte d’Assise, dovrà essere approfondita dal Procuratore Capo Giuseppe De Falco.

Secondo la testimonianza del commissario, gli investigatori, dopo la morte dell’uomo, avrebbero accertato transazioni dai suoi conti verso quelli della ex moglie Gabriela Blazewicz e dell’avvocato di lei per un totale di 70mila euro. Al che furono eseguite perquisizioni nella casa dell’uomo sull’Appia e furono trovati anche assegni firmati da Vaccarini, ma con gli spazi delle cifre in bianco. Dai sequestri che ne seguirono, furono rinvenuti anche documenti che attestavano la condizione sanitaria dell’uomo, ormai in fin di vita per un doppio carcinoma ai polmoni e alla prostata. Peraltro, durante le perquisizioni, si palesò anche l’avvocato di Blazewicz il quale produsse, in un secondo momento, altro materiale che documentava la condizione clinica di Vaccarini.

Ma il punto dirimente della vicenda è che Bruno Vaccarini, pur essendo un malato di cancro, sarebbe stato curato, per decisione della ex moglie, con vitamine C e integratori, rifiutando la chemioterapia suggerita già dal primo pneumologo che a Roma lo visitò. L’ex moglie (che di sé diceva di essere stata una infermiera), infatti, lo avrebbe portato da uno specialista di cure alternative a Terni.

Vaccarini, tenuto all’oscuro della sua salute, avrebbe persino ignorato il referto sanitario conseguente agli accertamenti specialistici: insomma, sarebbe stato non cosciente di tutto e curato senza le terapie adeguate.

A confermare che la situazione fosse critica e poco trasparente, è stata la dottoressa del pronto soccorso di Terracina che visitò Vaccarini, il quale arrivò da solo al Fiorini, dopo avere avuto una sincope. Secondo il medico, l’uomo non sapeva bene quale fosse il suo quadro clinico piuttosto compromesso. Siamo ormai a gennaio 2019 e mancava poco alla dipartita arrivata il mese successivo, febbraio 2019.

“Era un po’ rallentato – ha detto la dottoressa del Pronto Soccorso – bisognava stimolando per parlare”. Dapprincipio anche la figlia – la quarta dell’uomo avuta dalla relazione con la seconda moglie, Gabriela Blazewicz – non sapeva fornire indicazioni sulle condizioni dell’uomo che già aveva un tumore ai polmoni sviluppato e un catetere, essendo affetto anche da carcinoma prostatico”.

Tuttavia, la moglie, oggi imputata per omicidio, disse alla dottoressa del pronto soccorso che non aveva nessuna neoplasia né alla prostata né al polmone e che non era aggiornata sulle nuove tecniche di cura a cui era sottoposto il marito. Praticamente, secondo la testimonianza, il medico fu accusato di non conoscere la validità dei nuovi rimedi, quali integratori a base di calcio e vitamine C, per curare il tumore.

“Lui mi guardava – ha detto la dottoressa del pronto soccorso – ma non so se fosse a conoscenza della sua situazione, solo alla fine mi disse sì lo sapevo ma non so se dicesse la verità. La moglie mi parlava di una medicina alternativa e che io non ero aggiornata. L’uomo alla fine rifiutò il ricovero e andò via”. La dottoressa, considerata la situazione, parlò all’uomo da solo. “Decisi di escludere la moglie perché sospettavo che il paziente non sapesse della sua malattia”. Non ci fu niente da fare.

Centrale la testimonianza del medico di base di Vaccarini, la quale, però, ha tinto di giallo la sua deposizione, asserendo più volte di non essere stata mai interrogata da alcun poliziotto né di aver reso alcun verbale. I toni si sono innervositi e alla fine vi saranno i dovuti approfondimenti della Procura sul caso. Ad ogni modo, dalla testimonianza del medico di base – una dottoressa specializzata peraltro in geriatria – è stato confermato un quadro sconcertante: la moglie di Vaccarini, infatti, avrebbe comunicato al medico di base di far sottoporre il marito alla chemio e che si sarebbero affidati alle cosiddette cure alternative, a botte di vitamina C (anche 3 grammi al giorno) e integratori.

Il medico di base ha aggiunto di non aver mai saputo della neoplasia alla prostata e che quando si manifestarono i problemi respiratori sarebbe stata lei a suggerire di fare la Tac che evidenziò una massa simil tumorale. Al che il medico di famiglia avrebbe consigliato di recarsi all’Ifo, ricevendo la contrarietà della moglie di Vaccarini. Solo dopo parecchi mesi, il medico di base tornò a visitare Vaccarini. La visita, a casa dell’uomo, però, avvenne in un clima di tensione. I tre figli di Vaccarini, oggi parti civili, avrebbero impedito alla donna polacca di assistere alla visita e al contempo procedettero a registrare tutto.

Il medico di base che oggi dice di aver saputo del tumore sarebbe caduta in contraddizione. È lo stesso Pm De Falco che le ha contestato di aver detto il contrario quando fu interrogata dalla Polizia. Una circostanza, quella dell’interrogatorio, che il medico di base, come detto, nega di essere mai avvenuta. Fatto sta che Bruno Vaccarini morì a febbraio 2019.

Un caso drammatico il cui processo riprenderà il 3 ottobre prossimo.

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