‘NDRANGHETA TRA ANZIO E NETTUNO, CASSAZIONE ANNULLA (CON RINVIO) CONDANNA PER ASSOCIAZIONE MAFIOSA

Tritone, la Cassazione rimette in discussione la sentenza per coloro che avevano scelto il rito abbreviato. Deciso un Appello bis

Per 24 coinvolti nell’operazione anti-n’drangheta tra Anzi e Nettuno, denominata “Tritone”, dove finirono in manette più di 60 persone, la sentenza di condanna per l’accusa di associazione mafiosa è stata annullata con rinvio.

La quinta sezione penale della Corte di Cassazione ha rimandato gli atti al secondo grado disponendo un processo d’Appello bis a Roma. Annullamento della condanna per associazione mafiosa, con rinvio in Appello anche per Bruno Gallace, considerato come uno dei capi promotori dell’organizzazione.

Gli arresti portarono successivamente allo scioglimento per infiltrazioni mafiose dei comuni di Anzio e Nettuno. Gli imputati sono stati difesi, tra gli altri, dagli avvocati Alessia Vita, Vincenzo Garruba, Vincenzo Cicino, Valerio Spigarelli, Francesco Lojacono, Michele Monaco, Cesare Placanica e Gianluca Tognozzi.

La Cassazione, nel suo suo dispositivo, ha annullato la sentenza impugnata nei confronti di Bruno Gallace, Vincenzo Italiano, Francesco Samà, Cosimo Tedesco, Fabrizio Lorenzo, Gregorio Spanò, in relazione all’associazione mafiosa delitto con rinvio per nuovo giudizio ad altra sezione della corte di appello di Roma.

Invece, per, Bartolomei, Mezinaj, Leoni, Scognamiglio, Alessandri, De Gilio, Menichetti, Gallace, Italiano Paduano, Forte, Tedesco, annulla la medesima sentenza, limitatamente alla ritenuta circostanza aggravante dell’associazione finalizzata al narcotraffico.

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A febbraio 2023, il Giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Roma, Roberto Saulino, aveva pronunciato una sentenza che conferma in pieno l’impianto accusatorio avanzato dalla Procura/Direzione Distrettuale Antimafia di Roma in merito al processo scaturito dalla maxi operazione anti ‘ndrangheta che, un anno fa, a febbraio 2022, era culminata in decine di arresti tra Anzio e Nettuno. A tutti e 25 gli imputati che avevano optato per il rito abbreviato erano stati inflitti complessivamente 260 anni di carcere. Una condanna confermata anche in Corte d’Appello e ribaltata dalla Cassazione.

Diversi i reati contestati a vario titolo: associazione mafiosa, associazione finalizzata at traffico internazionale di sostanze stupefacenti aggravata dal metodo mafioso, cessione e detenzione ai fini di spaccio, estorsione aggravata e detenzione illegale di arma da fuoco, fittizia intestazione di beni e attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti aggravato dal metodo mafioso.

Ai vertici di ben due sodalizi legati alla ‘ndrangheta di Santa Cristina d’Aspromonte in provincia di Reggio Calabria e di Guardavalle in provincia di Catanzaro, secondo l’ipotesi della magistratura, sono Giacomo Madaffari, Bruno Gallace e Davide Perronace.

Gli scopi della locale tra Anzio e Nettuno erano molteplici: acquisire la gestione e/o il controllo di attività economiche nei più svariati settori (ad esempio ittico, della panificazione, della gestione e smaltimento dei rifiuti, del movimento terra); commettere delitti contro il patrimonio, contro la vita e l’incolumità individuatecontro la pubblica amministrazione e in materia di armi e stupefacenti; affermare il controllo egemonico sul territorio, realizzato anche attraverso accordi con organizzazioni criminose omologhe e mediante infiltrazioni nelle amministrazioni comunali; infine, di procurarsi ingiuste utilità e controllare la politica alle elezioni 2018 e 2019: tra gli esponenti menzionati anche l’ex Sindaco Candido De Angelis che ha ammesso di conoscere la famiglia del boss Davide Perronace.

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