Ndrangheta, nel processo Tritone che vede sul banco degli imputati i membri della ‘ndrina tra Anzio e Nettuno anche il sindacato vuole costituirsi parte civile
Verrà deciso dal collegio del Tribunale di Velletri il prossimo 18 maggio, data in cui si celebrerà la prossima udienza del processo “Tritone”. Sul banco degli imputati gli appartenenti alla locale di ‘ndrangheta che l’anno scorso è stata colpita dall’operazione di DDA e Carabinieri di Roma.
A richiedere di essere parte civile, oltreché ai Comuni commissariati per infiltrazione mafiosa di Anzio e Nettuno e alla Regione Lazio, anche il sindacato Cgil di Roma sud Pomezia Castelli.
“Abbiamo chiesto di costituirci parte civile nel rito ordinario che si è avviato oggi presso il Tribunale penale di Velletri contro decine di imputati per associazione di stampo mafioso – afferma in una nota il sindacato -. È un atto tangibile dell’impegno della Cgil per la legalità, contro la criminalità e contro tutte le mafie, in coerenza con il proprio statuto che all’articolo 1 afferma il sostegno ai “valori e i principi di legalità e contrasta con ogni mezzo le associazioni mafiose, terroristiche e criminali”. Sul territorio di Anzio e Nettuno – prosegue la nota – siamo da tempo impegnati, in rete con altre associazioni, in attività di denuncia, sensibilizzazione, e mobilitazione rispetto alla presenza di forti infiltrazioni della criminalità organizzata di stampo mafioso che condizionano e avvelenano la vita economica, sociale e politica delle due città e hanno portato, in base alle risultanze delle commissioni di accesso presso le amministrazioni comunali di Anzio e Nettuno, al commissariamento dei Comuni”.
“La legalità è il presupposto fondamentale per un’economia ed una società sana, per lo sviluppo e per il lavoro: il contrasto al lavoro nero e irregolare in tutte le sue forme, la trasparenza negli appalti e nella pubblica amministrazione, la lotta alla corruzione ed alla criminalità organizzata sono obiettivi irrinunciabili. Ancor più oggi in una fase complicata in cui da un lato la spirale inflattiva e la crisi economica penalizzano lavoratori, famiglie ed imprese e dall’altro il Pnrr e i fondi europei mettono a disposizione dei territori risorse importanti è necessaria trasparenza ed efficacia nella gestione della pubblica amministrazione e un fermo contrasto alle attività mafiose ed alle infiltrazioni nell’economia e nel sistema degli appalti – prosegue nella nota la Cgil -. Le risorse rinvenienti dal Pnrr e dalla nuova programmazione europea 2021/2027 rappresentano un’occasione di rilancio produttivo e occupazionale, un’opportunità per migliorare il welfare, la sanità territoriale, le condizioni di vita e di lavoro delle persone e vanno utilizzate nella maniera più efficace e trasparente, attraverso una progettazione adeguata, confrontandosi con le parti sociali, così come previsto dal protocollo nazionale, e finalizzate a creare lavoro e servizi”.
“Riteniamo preziosa l’attività svolta dalla Direzione distrettuale antimafia, dalle forze dell’ordine, dalla Magistratura che ha portato con la cosiddetta ‘operazione Tritone’ al processo in corso – conclude la Cgil – e speriamo che questa vicenda possa segnare l’avvio di una nuova fase, in forte discontinuità con il passato, restituendo alle persone e alla parte sana della società la fiducia e la capacità di reagire alle ingiustizie, alla sopraffazione ed alla corruzione. Quella contro le mafie è una battaglia di civiltà che si combatte nelle aule di giustizia ma anche, quotidianamente, nella società civile”.
Nell’udienza che si è svolta ieri, 4 marzo, il processo è ancora alle battute iniziali con le varie eccezioni preliminari, la richieste di alcuni imputati che vorrebbero optare per il rito abbreviato e l’accoglimento da parte del collegio dei giudici riguardo all’altra richiesta di Radio Radicale di poter trasmettere il procedimento sulle proprie frequenze.