NAMELESS, GLI HACKERS RUBA GRUPPI FACEBOOK

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Recentemente uno dei gruppi Facebook più grande del Sud Pontino, Simm’ d’ Formia Se, è stato Hackerato dal noto gruppo di Crackers italiano chiamato Nameless, che è balzato alla cronaca negli ultimi tempi per aver rubato una moltitudine di gruppi Facebook, uno dei più famosi era quello della community di Irreverent Italian Memes, famosissima Pagina Facebook che produce contenuti satirici sull’Italia e sugli italiani.

Della questione si era occupato anche il noto giornalista e debunker David Puente, che tramite un articolo pubblicato sul suo blog personale aveva chiesto a Facebook di prendere seri provvedimenti nei confronti del famigerato gruppo.

David Puente

IL MANIFESTO NAMELESS

Visitando il sito web di Nameless si può scorgere il manifesto di intenti: “Noi combattiamo per avere un mondo senza censura! per rendere libera la rete! noi non accettiamo una realtà dove i politici e la censura sono i nostri padroni! siamo stufi di tutto questo! siamo stufi di essere ingannati! ormai viviamo in una realtà dove ci fanno solo CREDERE di essere liberi ma in realtà non lo siamo! Siamo controllati tutti i giorni, tutte le ore, in ogni momento la nostra privacy viene infranta! E noi combatteremo per riprenderci i nostri diritti! Scenderemo in strada e protesteremo anche attraverso la rete! Noi siamo Nameless! Noi non permetteremo la censura!“.

E come si prefiggono di combattere la censura? Tramite la pratica del Defacing, che essenzialmente consiste nel modificare sia la schermata Home che alcune pagine interne di un sito per protesta, oppure semplicemente per mostrare le proprie abilità informatiche.

Un altro tipo di attacco utilizzato da questo gruppo (sempre secondo il loro sito) è l’ATTACCO DoS (Denial of Service) che consiste nell’invio smodato di richieste di pacchetti ad un determinato sito, volto alla destabilizzazione dello stesso, fino alla negazione del servizio che il sito forniva. Questo tipo di attacco è diventato famoso in rete grazie ad Anonymous, la famosa organizzazione composta dai cosiddetti “Hacktivisti”, che ha utilizzato negli anni tali attacchi come forma di protesta, sia contro organizzazioni governative sia contro vere e proprie sette come Scientology, condannandone i metodi e facendo venire alla luce i comportamenti violenti di alcuni dei componenti più in mostra.

L’HACKTIVISMO

L’hacktivismo è un termine che indica gli hacker dal cappello bianco, cioè quegli hacker che utilizzano le proprie conoscenze informatiche per compiere gesti di dissenso contro i siti di agenzie governative, o semplicemente commerciali, fino ad arrivare anche ai Social Network.

L’attacco sferrato da Nameless contro il gruppo Facebook dedicato a Formia, Simm’ d’ Formia Se, è ritenuto, nel linguaggio di Internet, una forma di protesta contro la censura che spesso viene operata nei Social, niente di differente da una protesta che non blocca un treno, insomma non violenta ma che crea disagio.

Una forma di protesta e dissenso che può non piacere, ma che niente ha a che vedere con gli atteggiamenti degli hacker dal cappello nero, che utilizzano le tecniche di hacking soltanto per scopi criminosi ed esclusivamente a vantaggio personale.

Steven Levy, un noto giornalista americano famoso per aver scritto diversi libri riguardanti la tecnologia, la cybersicurezza, PC e Privacy, ha così definito gli Hackers:

«L’hacker pratica l’esplorazione intellettuale a ruota libera delle più alte e profonde potenzialità dei sistemi di computer, o la decisione di rendere l’accesso alle informazioni quanto più libero e aperto possibile. Ciò implica la sentita convinzione che nei computer si possa ritrovare la bellezza, che la forma estetica di un programma perfetto possa liberare mente e spirito»

ANONYMOUS A LATINA

La subcultura Hacker si è diffusa nel mondo grazie all’esplosione di Internet e dei Social Network, gruppi di cappelli bianchi hanno supportato le proteste durante le Primavere Arabe, fornendo server ai rivoltosi per coordinare le proteste in Tunisia e in Egitto, nel momento in cui i regimi impedivano l’accesso al Web con l’intento di sedare le rivolte.

Sembra strano ma prima dell’apparizione dei Nameless, nella provincia di Latina, erano avvenuti già altri episodi che in quel caso vedevano coinvolti gli Anonymous.

Il 16 dicembre del 2015, durante il lancio dell’#op paper storm (operazione tempesta di carta), nell’ambito della quale si cercavano nuovi attivisti per il movimento nato e cresciuto nel web, sono apparsi alcuni manifesti per le vie del centro di Latina, ovviamente firmati Anonymous.

IL MODUS OPERANDI DI NAMELESS

L’azione che viene messa in atto da questo gruppo è semplice ma allo stesso tempo difficile da arginare. È un gioco tra reale e virtuale, vero e falso. Solitamente uno dei Nameless clona il profilo di un admin di un/a gruppo/pagina individuato/a come bottino per il furto. Il Nameless compie questa operazione una volta che è stato accettato o comunque successivamente all’invio della richiesta per accedere nel gruppo o nella pagina, poi, dopo essere diventato amministratore all’insaputa degli altri amministratori, il Nameless contatta gli altri admin chiedendo di rimuovere il profilo originale (quello che lui ha già clonato) che risulta agli altri falso. 

Dopo aver rimosso il vero amministratore che sembra agli altri un falso, il profilo fake (quello clonato) ha il pieno controllo della pagina, avendo ottenuto il ruolo di amministratore, così da iniziare a rimuovere tutto lo staff del gruppo o della pagina.

Cacciati tutti gli altri amministratori e i moderatori, il gruppo Facebook viene collegato alla pagina dei Nameless e i componenti degli stessi vengono inseriti nel gruppo rubato.

Inizia quindi un’opera di Trolling (per avere più info sul Trolling, cliccate qui) e insulti gratuiti verso i vecchi membri che, a poco a poco, sono costretti ad abbandonare il gruppo.

La firma lasciata dai Nameless sul gruppo Simm’d’ Formia se

COSA FARE IN CASO DI FURTO

Il furto di un gruppo Facebook non è un reato, quindi è inutile contattare la Polizia Postale, dato che non potrà aiutarvi.

In realtà si può fare ben poco, si tratta di essere previdenti quando si accettano account “strani” o addirittura la copia di account di uno degli amministratori del gruppo: in quel caso si tratta sicuramente di un tentativo di furto, reagite segnalando l’account falso per furto d’identità.

Una volta rubato il gruppo si può fare ben poco, l’unica cosa da fare è ignorarli sperando che si stufino e abbandonino il gruppo.

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