La figura dell’anziano in pensione, in Italia, sarà un animale in via d’estinzione, considerata la scarsa contribuzione pensionistica di almeno due generazioni. Tanto più che, a breve, dovremo iniziare a rimpiangere anche l’effetto che fa un cantiere al suddetto vecchietto a riposo, giornale sotto il braccio e sguardo canuto e vigile dispensatore di occhiuti e fastidiosi consigli agli operai che lavorano. I social e l’informazione pubblica sono il terreno di coltura maggiore per il vetusto Brambilla o Esposito (a seconda delle latitudini) che rampogna e non gli va mai bene nulla del mondo e dei suoi protagonisti.
L’altra particolarità di un signore in terza età all’arrembaggio di un cantiere è che lui è profondamente convinto che le sue opinioni, su come si deve fare qualsiasi cosa, interessino veramente a qualcuno, quando invece vengono solo sopportate per quieto vivere e umana misericordia.
I principali vecchi sul cantiere pontino che ammoniscono, alzano il ditino, catechizzano e si incazzano sono loro due: Vincenzo Zaccheo e Claudio Moscardelli. Sia beninteso non sono vecchi per anagrafe – ormai si è giovani fino a 90 anni in Italia – ma decisamente per occupazione della scena politica.
A cicli intervengono su tutto e si danno di gomito come fossero due antichi rivali in amore che, ormai abbandonati dalla donna che inseguivano (la signora Politica che hanno frequentato entrambi dall’età puberale), scoprono che in fondo si stanno pure simpatici. E al diavolo quello che in teoria dovrebbe separarli, o che avrebbe dovuto separarli in decenni di onorata carriera politica quando facevano finta di stare uno in maggioranza e l’altro all’opposizione.
Zaccheo interviene sul palazzo della Banca d’Italia in Piazza della Libertà, e Moscardelli sente il bisogno di dargli ragione. “Deve diventare un centro culturale. Il centro storico di una città come la nostra svuotato di servizi deve invece puntare a riempire quel luogo di contenuti utili alla nostra comunità. Penso ad esempio ad una sede al servizio dell’Università che di certo rilancerebbe e rivitalizzerebbe il nostro centro cittadino. Sono sorpreso dal fatto che nonostante il mio appello di circa un anno fa nessuno abbia pensato in tutti questi mesi a produrre un atto o mettere in campo una strategia per evitare che si realizzi in quella sede l’ennesimo scempio al cuore di Latina”.
Allora uno si aspetta che qualcuno ricordi all’ex sindaco di Latina che l’ultima volta che ha pensato all’Università si è visto come è andata a finire: un vicesindaco, Galardo, indagato per mazzette, e un palazzo, l’ex Icos, che avrebbe dovuto ospitare il Comando Provinciale della Guardia di Finanza in modo da liberare Palazzo M per l’Università, e che invece rimane lì a fare da cartolina di benvenuto (si fa per dire) alla città capoluogo di provincia, tanto è che chi ci arriva dalla Pontina, appena lo vede quel rudere spettrale e vergognoso, o torna indietro o scappa dritto verso Sabaudia. Oppure, per i più fervidi d’immaginazione, scambia Latina per Gotham City.
E invece niente. Giornali e siti d’informazione (non tutti, per fortuna) seguono l’ultima genialata di Zaccheo – da tenere presente, inoltre, che il palazzo ex Bankitalia è del Demanio pubblico e il Comune, anche ci fosse Mandrake come sindaco, non ha capacità diretta d’intervento -, lo rimpallano, sembra che a parlare sia un misto tra Einaudi e Quintino Sella.
E poi, quando l’Assessore ai Lavori Pubblici ellebiccino Emilio Ranieri osa rispondere: “Il Comune di Latina ha già manifestato il suo interesse all’acquisizione dell’immobile dell’ex Banca di Italia…si deve andare in Consiglio comunale e deliberare l’impegno di spesa, il che espone l’ente ad un gioco al rialzo da parte dei privati”, ricordando un po’ indistintamente alcuni dei macro errori commessi dalle amministrazioni passate in tema di patrimoni pubblici svenduti/trascurati/auto-accollati dal Comune, ecco piovergli l’insulto dell’ex colonnello di An Sor Vincenzo: “Ranieri dovrebbe leggere le carte e studiarle per evitare di dire stupidaggini”. E in effetti Ranieri ha commesso un grave errore: mai provare a spiegare al “vecchio del cantiere” i problemi tecnici e di fattibilità, quello di rimando ti spedisce a quel paese. Se ti va bene.
E sì che Ranieri è pure ingegnere, dovrebbe sapere come funziona sui cantieri. Ma probabilmente, come dice Zaccheo, deve studiare.
Intanto, dopo cotanta diatriba, ecco arrivare sul cantiere l’ex rivale in amore, Claudio, che non vuole essere da meno e non ci pensa due volte a ricordare il passato. Manco morto e per tutto l’oro del mondo ha fatto opposizione a Zaccheo, figuriamoci ora che si trovano tutti e due dalla parte del cantiere dove non si lavora e si ciancia. Che siete matti? Gli uomini di cantiere sono avanti e pensano solo al futuro, dunque l’ex senatore sentenzia: “Sì alla delibera suggerita da Zaccheo. Occorrono tre/quattro milioni di euro. La cifra per un Comune come quello di Latina non è eccessiva e un mutuo non mi sembra impossibile”. E che ce vo’! E sì che questa amministrazione a guida Coletta non è riuscita a fare anche cose molto meno complesse, ma al vecchio in cantiere questo non importa. Loro sì che saprebbero come fare – Zaccheo, nella risposta a Ranieri, ha scodellato un’articolessa che, a leggerla da Marte, sembrerebbe che lui sia stato il miglior sindaco del mondo. Rudolph Giuliani? Giorgio La Pira? Pivelli in confronto a sor Vincenzo. Che studino!
Non paghi, i due amoreggiatori di futuro e strategie politiche alla Bismarck, dopo aver sculacciato quel birbantello somaro di Ranieri, aspettano una settimanella e, a turbare le loro vacanze da padri spirituali della lestra, arriva qualcuno che li fa inalberare. Ma chi è stato? Cosa è successo?
Una mattina, dopo aver letto sul maggiore giornale del capoluogo che li ospita abitualmente – Latina Oggi – il quale a sua volta l’aveva ripreso da Il Fatto Quotidiano – che all’autostrada a pedaggio Roma-Latina si oppone il Ministero dei Trasporti a guida Toninelli, i due si sono scagliati contro quei miserabili del governo pentaleghista (ancora per poco, a quanto pare) che vogliono bloccare l’autostrada dei sogni trentennali pagati dai cittadini (spesi già oltre cento milioni di euro, con tanto di danno erariale, senza fare nulla).
Il refrain, riservato ai grillini al Governo (Salvini si è salvato in angolo dalle intemperanze dei vecchietti in cantiere, dando a sua volta dell’incompetente a Toninelli), è lo stesso usato per Ranieri: incapaci, inconcludenti, vadano a studiare.
Ripresi da quasi tutti gli organi d’informazione della provincia, Claudio e Vincenzo reclamano a gran voce l’apertura del cantiere autostradale. E c’è da capirli. Se non fosse aperto il cantiere dell’opera più stupida e inutile del Lazio, loro, Claudio e Vincenzo, dove andrebbero a discettare di complanari, opere accessorie, tangenziali, sviluppo? Sono già pronti con barchetta di carta in testa e cazzuola rigorosamente intonsa in mano a dirigere gli operai, e a dire a questo o a quell’altro aspirante politico che le cose si devono fare così. Proprio come dicono Vincenzo e Claudio, gli unici a capire e ad essere ampiamente impaginati (che poi è l’unica cosa che vogliono; la nostra umana solidarietà a quei giornalisti che saranno incalzati h24).
Ma noi che siamo buoni, e forse ci dipingono così così, ci sentiamo di rassicurare l’ex sindaco e l’ex senatore e desideriamo spiegare la genesi di quest’ennesimo ritorno di fiamma per le notizie autostradali.
Ciò che ha scritto Il Fatto, poi ripreso da Latina Oggi, non è un retroscena come ha inteso il “vecchietto con cazzuola nr. 1” Vincenzo Zaccheo, ma semplicemente una constatazione. Il tavolo di raccordo tra Ministero dei Trasporti e Regione Lazio è di fatto un fallimento, dal momento che da quando è stato istituito (14 maggio) ha messo in fila appena due incontri, peraltro infruttuosi. Come raccontavamo già il 28 giugno – ma non pretendiamo di essere credibili agli occhi dei due arzilli pontini – dal Ministero a guida Toninelli ribadirono di essere sulle stesse posizioni del Comitato No Corridoio che si batte contro l’autostrada a pedaggio. Niente rumors o spifferi, piuttosto un aspetto noto da almeno due mesi, e forse più.
Ora, però, c’è da mettere in chiaro qualcosa. La colpa non è mica solo dei due politici in cerca di un cantiere, bensì della quasi totalità dell’opinione pubblica distratta da un’informazione locale (a parte le solite eccezioni) che ignora costantemente qualsiasi iniziativa messa in piedi da un Comitato (il No Corridoio Roma-Latina) che, piaccia o meno, è su piazza da decenni e ha voce in capitolo.
Quelli, il Comitato, vanno al Ministero dei Trasporti a discutere di autostrada a pedaggio, e qui si scrive di chi fa manifestazioni con tre gatti (il quarto alla fine si rifiuta sempre di venire). E così ciò che risalta agli occhi di chi vuole informarsi veramente è l’iniziativa dei pochi che non ne sanno proprio niente del progetto, dei salassi e dell’impianto economico finanziario con cui si intendeva pagare la fettuccia dei miracoli. E non parliamo delle sentenze del Consiglio di Stato, tombali per l’opera, ma che qui a Latina vengono interpretate a capocchia, a condizione che l’interprete non le abbia lette. Più non le leggi, e più la ribalta mediatica è assicurata; poi, se non conosci né sentenze amministrative né carte del progetto, prima pagina garantita. A vita. Come, ad esempio, il segretario generale della Cisl Roberto Cecere che, al netto di picchetti a Borgo Piave frequentati dai tre gatti di cui sopra, da qualche giorno ha promosso una petizione online – alzati le puppe! direbbero in Toscana. Proprio lui, Cecere, che ammise, in un incontro pubblico sul tema, organizzato dal Comitato No Corridoio il 31 ottobre 2018 presso Il Gabbiano di Latina, di non sapere nulla ma proprio nulla del progetto dell’autostrada a pedaggio. Non osiamo pensare delle sentenze scritte in linguaggio da legulei dai giudici di Palazzo Spada (ndr: Consiglio di Stato).
Ecco, per tagliare corto (anche se siamo andati lunghi), si rasserenino i due simpatici veterani in cantiere Claudio e Vincenzo. Non è successo niente che non sia stato già scritto e raccontato, solo che il loro piccolo mondo non lo sa.