MORÌ SCHIACCIATO DA UN TUBO NEL CANTIERE SUL LUNGOMARE DI TERRACINA: CONDANNATI PER OMICIDIO COLPOSO I TITOLARI

Corte di Cassazione, Roma
Corte di Cassazione, Roma

Omicidio colposo, Cassazione rende definitiva la condanna per i due imputati responsabili di aver causato la morte di un operaio a Terracina

Il 10 gennaio 2006, l’autoarticolato condotto da Andrea Rinaldi Andrea giungeva, carico dei tubi metallici, presso il cantiere di Terracina, dove ad attenderlo si trovava un operaio addetto di una ditta del settore, la “Società Italiana Dragaggi s.p.a.”, conosciuta anche come Sidra spa.

Rinaldi, dipendente della società “Sistema Trasporti Piccola Società Cooperativa” a r.l., dopo aver trasportato presso il cantiere allestito sul litorale di Terracina dalla succitata “Società Italiana Dragaggi s.p.a.” (affidataria di opera pubblica per la realizzazione di lavori di ricostruzione, difesa e manutenzione dei litorali laziali) quattro tubi metallici del peso di circa 6 tonnellate ciascuno, mentre si occupava – insieme al collega della Sidra spa – dell’attività di scarico dei suddetti tubi dall’autoarticolato, rimaneva schiacciato da uno di questi, riportando gravi lesioni (trauma pelvico e shock emorragico) che ne hanno determinato la morte, intervenuta per acuta insufficienza cardiorespiratoria. Peraltro, la Società Italiana Dragaggi era stata assegnataria dell’appalto, in data 18 marzo 2005, per il lavoro di difesa e ricostruzione del litorale pontino e manutenzione straordinaria dei litorali laziali. Lavori affidati dalla Regione Lazio.

Durante la fase preliminare allo scarico dei tubi, il telone di copertura dei tubi si era bloccato, divenendo così impossibile operare lo scarico degli stessi dall’alto mediante l’utilizzo della autogru, appositamente noleggiata dalla “Tradescari s.r.l.” alla Sidra. A guidare l’autogru un operaio della ”Tradescari srl” considerato non idoneo a rigor di norme vigenti.

I due operai, comunque, avevano tentato lo scarico: uno si era posto alla guida della pala gommata, tentando di agganciare i tubi con le forche di cui era dotato il mezzo, mentre Rinaldi si posizionava sul cassone dell’autoarticolato per coadiuvare il primo nelle operazioni di aggancio e scarico dei tubi metallici. Nel tentare di agganciare la prima delle quattro tubazioni presenti sull’autoarticolato, il tubo urtava il piantone anteriore dello stesso e immediatamente dopo, a causa del contraccolpo, urtava quello posteriore, schiacciando Rinaldi che si trovava sull’autoarticolato. L’uomo fu immediatamente elitrasportato all’ospedale di Latina dove moriva nel pomeriggio dello stesso giorno.

Per quella morte, l’ennesima ”bianca”, sul lavoro, ne scaturì un processo per omicidio colposo a carico di Pierre Catteau, nella qualità di amministratore unico della “Società Italiana Dragaggi s.p.a.”, per aver omesso di valutare e, quindi i rischi cui erano esposti i lavoratori addetti alla fase dello scarico delle tubazioni metalliche dagli autoarticolati, e Massimo Ardu, come capo-cantiere e delegato dal Catteau per l’esecuzione delle opere appaltate alla “Società Italiana Dragaggi s.p.a.”. L’accusa contestava a quest’ultimo di aver messo a disposizione dei lavoratori dipendenti un mezzo, oltreché di avere omesso di vigilare affinché la fase dello scarico delle tubazioni fosse eseguita dalle due società subappaltatrici e non da operatore non formato.

Condannati in primo grado per omicidio colposo dal Tribunale di Latina, la Corte di appello di Roma ha confermato l’affermazione di responsabilità nei confronti di Catteau e Ardu ”perché, in cooperazione colposa tra di loro, nelle qualità e sulla base delle condotte di seguito specificate, cagionavano per imperizia, imprudenza e negligenza e con violazione delle norme sulla sicurezza e prevenzione degli infortuni sul lavoro, la morte di Rinaldi Andrea, dipendente della società “Sistema Trasporti Piccola Società Cooperativa” a r.l.”. I due sono stati condannati anche al risarcimento dei danni in favore delle parti civili costituite, ossia i famigliari della vittima.

Ora, la Cassazione ha dichiarato inammissibili i ricorsi di Catteau, con una sentenza depositata il 23 novembre scorso, condannandoli al pagamento delle spese processuali e della somma di 3.000 euro ciascuno in favore della Cassa delle ammende, nonché alla rifusione delle spese di costituzione delle parti civili dei famigliari di Rinaldi che vanno liquidate in complessivi 4800 euro.

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