MAXI SEQUESTRO DA 20 MILIONI ALL’IMPRENDITORI IN RAPPORTI CON IL CLAN POLVERINO

I Carabinieri del Comando Provinciale di Roma hanno dato esecuzione, nei comuni di Roma, Pomezia, Castel Gandolfo, Albano Laziale, Ariccia, Anzio, Olbia, ad un decreto di sequestro, finalizzato alla confisca, emesso dal Tribunale di Roma, sezione misure di Prevenzione, a seguito di richiesta della Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia, a carico dell’imprenditore romano, Luciano Viglietta.

Il provvedimento scaturisce dagli accertamenti delegati dalla Procura della Repubblica ai Carabinieri della Sezione Misure di Prevenzione del Nucleo Investigativo di Roma. Le indagini hanno consentito di ricostruire il profilo e la carriera criminale del predetto, nonché di individuare il suo ingente patrimonio, da ritenersi frutto di attività illecite. È stato ricostruito l’intero percorso criminale del proposto, dedito alla commissione di reati sin dal 1996, connessi e non alla sua attività imprenditoriale.

L’imprenditore, nel corso degli anni, è stato coinvolto in fatti di usura, ricettazione, truffa, falsità in scrittura privata, sostituzione di persona, falsità in testamento olografo, bancarotta semplice, dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture per operazioni inesistenti, dichiarazione infedele, omessa dichiarazione, realizzazione di discariche non autorizzate, violazione dei sigilli, violazioni della legge sugli stupefacenti, favoreggiamento di latitanti.

Le indagini condotte dalla Procura della Repubblica di Napoli hanno disvelato che l’uomo aveva supportato tre esponenti del clan di camorra “Polverino”, dando ospitalità a Pomezia a due di essi, già latitanti da lunga data, così consentendo loro di sfuggire temporaneamente a provvedimenti cautelari emessi nei loro confronti dalla Autorità Giudiziaria partenopea. Inoltre, nel 2012, l’imprenditore aveva fornito al predetto clan di Marano di Napoli appoggio logistico per lo stoccaggio di 1.500 Kg di hashish e, successivamente, aveva dato ospitalità a tre esponenti apicali della compagine camorristica. L’insieme dei dati emergenti dai numerosi procedimenti penali, conclusi con sentenze di condanna o definiti per prescrizione, ha consentito di ben definire l’elevata pericolosità sociale del predetto e di mettere in relazione diretta i proventi delle lucrose attività illecite poste in essere sin dal 1996 con la progressiva acquisizione di un ingente patrimonio, risultato del tutto sproporzionato con i redditi derivanti da attività lavorativa.

Le indagini bancarie e sulle compagini societarie hanno riguardato il proposto e suoi familiari ed hanno fatto ipotizzare il ricorso a numerosi prestanome, nonché a complessi passaggi societari, impiegati per schermare le disponibilità immobiliari a lui riconducibili. Tali condotte, miranti ad eludere le investigazioni e le pretese dei creditori, hanno corroborato il quadro di pericolosità sociale emergente dai procedimenti penali.

L’ammontare cospicuo di beni, del tutto sproporzionato rispetto ai redditi dichiarati dall’intero nucleo famigliare e da ritenere di provenienza illecita, nonché la dimostrata pericolosità sociale hanno consentito alla Procura della Repubblica – DDA di ritenere presenti i presupposti per richiedere il sequestro anticipato dei beni al Tribunale di Roma – Sezione “Misure di Prevenzione”.
Il Tribunale, nell’accogliere le richieste della Procura, ha così disposto il sequestro anticipato, finalizzato alla confisca, di 4 ville, 1 complesso industriale, 144 unità immobiliari, vari terreni, nei comuni di Pomezia, Castel Gandolfo, Albano Laziale, Anzio e Olbia, 11 società e 22 veicoli, molti dei quali di grossa cilindrata, tra cui una Ferrari.

Tutti i rapporti finanziari, effetti cambiari, monili, beni mobili, opere d’arte, orologi e contanti, sono attualmente in corso di inventario e quantificazione.
Il patrimonio accumulato dal proposto e dai suoi familiari è stimato in circa 20 milioni di euro.

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