In seguito alla pubblicazione del mio articolo su Latina Tu “Lega made in Latina” ho ricevuto una lettera da parte del consigliere comunale Massimiliano Carnevale (ora della Lega ma candidato ed eletto nel PD), che si lamenta di essere stato diffamato e mi chiede quanto segue (riporto esattamente il testo della missiva comprensivo quindi dell’evidente inappropriato uso della seconda virgola):
“di prendere atto della infondatezza delle critiche mossemi, dando alla smentita risalto pari al suo articolo, sugli stessi media utilizzati per diffamarmi”.
Ovviamente la lettera si chiude con la minaccia di una querela.
Ebbene, mi dispiace deludere il leghista dell’ultima ora Carnevale, ma io non solo ribadisco il contenuto dell’articolo in questione, ma rispondo pubblicamente alla sua lettera per evidenziare quanto siano infondate le sue argomentazioni in merito alla presunta diffamazione.
Non solo, la mia decisione di dare una risposta pubblica dipende anche dal fatto che, a mio avviso, con la sua lettera Carnevale offre un ritratto politico di sé stesso che merita di essere analizzato.
TUMA, CHA CHA E LA QUERELA-BIS
La prima lamentela di Carnevale riguarda la vicenda di cui parlo nell’articolo inerente ai capannoni andati a fuoco nel 2005. Mi imputa di aver associato il suo nome a Gianluca Tuma, Costantino “Cha Cha“ Di Silvio e Giampiero Di Pofi.
Sul punto mi preme evidenziare che la vicenda di cui tratto è già stata oggetto di interventi ben più corposi del mio.
Mi riferisco in particolare all’articolo di Bernardo Bassoli dal titolo “Quando Cha Cha bruciava: assolto!” pubblicato l’11 maggio 2015.
Bassoli, già nel 2015, mosse precisi ed argomentati rilievi di natura politica contestando appunto a Massimilano Carnevale certe frequentazioni.
In quell’occasione Carnevale presentò una querela per diffamazione nei confronti dell’estensore dell’articolo e, di fronte alla richiesta di archiviazione da parte del Pubblico Ministero, propose un atto di opposizione alla richiesta di archiviazione. Anche il Giudice delle Indagini preliminari però dispose l’archiviazione del procedimento.
Di particolare interesse, ai fini dell’esame della questione, sono proprio alcuni passaggi contenuti nell’Ordinanza di archiviazione:
- “Nell’articolo in questione si riportano dati connotati da verità” (si tratta degli stessi dati riportati nel mio articolo);
- “L’accostamento della persona del CARNEVALE ai suoi coimputati non appare frutto della fantasia del redattore ma trova fondamento negli atti processuali che l’hanno visto coimputato con esponenti della criminalità locale a titolo di concorso in tentata estorsione e turbativa d’asta” (si tratta del medesimo accostamento operato nel mio articolo).
Probabilmente Massimiliano Carnevale, a forza di passare da un partito all’altro ed in particolare dopo il triplo salto mortale con avvitamento dal PD alla Lega, deve avere la mente un po’ frastornata.
Non riesco a trovare altra spiegazione di fronte alla sua idea di proporre per le stesse situazioni una querela per diffamazione nei miei confronti dopo quella dall’esito per lui infausto presentata nei confronti di Bernardo Bassoli.
CARNEVALE SURREALE
Se è già da considerarsi surreale ipotizzare di presentare una querela per diffamazione, che non è altro che un copia e incolla di una precedente già bocciata dai Giudici, è ancora più surreale il contenuto della seconda parte della lettera in cui il novello Salviniano, già Renziano, si tuffa maldestramente in aspetti di natura politica.
CARNEVALE E L’URBANISTICA SCONOSCIUTA
Massimiliano Carnevale è stato consigliere comunale di maggioranza a sostegno dell’amministrazione Zaccheo una prima volta dal 2002 al 2007 e una seconda volta dal 2007 al 2010, mentre nelle successive elezioni del 2011 (che videro l’elezione di Di Giorgi) non si presentò.
Nel mio articolo pubblicato il 23 ottobre gli contesto di essere stato corresponsabile, ovviamente dal punto di vista politico, dello spacchettamento urbanistico della città che tra i vari danni ha comportato anche la creazione di volumetrie superiori a quelle consentite.
Sul punto la replica di Carnevale è da guinness dei primati; sostiene infatti che a quell’epoca lui non era consigliere comunale, per cui data l’inizio dello spacchettamento urbanistico al 2011. In sostanza, secondo lui dal 2002 al 2010 non sarebbe avvenuto niente.
Delle due l’una: o mente sapendo di mentire oppure politicamente è un inetto che non si è accorto che lo spacchettamento urbanistico è avvenuto proprio in quel periodo.
La realtà è che le numerose varianti al piano regolatore generale, che hanno sconquassato dal punto di vista urbanistico la città, risalgono proprio al periodo in cui Massimiliano Carnevale era consigliere comunale.
PROJECT FINANCING PER IL CIMITERO: CHE “DISASTRO”!
C’è un punto su cui devo fare ammenda. Al contrario di quanto asserito nel mio articolo, Massimiliano Carnevale non era presente in aula quando è stata votata la delibera consiliare sul project financing per il cimitero.
Sul punto però c’è una considerazione da fare.
La delibera in questione non è stata frutto di un blitz, e quindi inaspettata e improvvisa.
Si è trattato di un argomento molto dibattuto e oggetto di apposite sessioni nella commissione consiliare competente. Tra l’altro, se non ricordo male, il percorso della delibera è stato caratterizzato anche da rinvii nonostante l’argomento fosse all’ordine del giorno del Consiglio comunale.
In sostanza, a meno che il suo approccio alla questione non sia stato come quello all’urbanistica, Carnevale non poteva non conoscere la specifica proposta avanzata dalla maggioranza di cui faceva parte.
La circostanza che Carnevale sembri valutare una diffamazione, e non una mera imprecisione, il fatto che io lo abbia indicato tra i consiglieri che hanno votato per la delibera, indurrebbe a pensare che lui consideri l’atto amministrativo in questione in maniera talmente negativa da doverne prendere fortemente le distanze.
Se così è, invece di minacciare querele per diffamazione non sarebbe meglio illustrare quali siano state le iniziative politiche e amministrative adottate per evitare che quella delibera venisse approvata?
LA METRO: SÌ, PERÒ…
Grazie alla lettera di Massimiliano Carnevale ho imparato che un consigliere comunale di fronte ad una proposta di delibera oltre a votare a favore, oltre a votare contro, oltre ad astenersi, oltre ad uscire dall’aula, ha anche un’altra opzione: il voto favorevole condizionato.
Avete letto bene, è proprio questa la locuzione usata da Massimiliano Carnevale nella sua missiva.
In sostanza lui si sente diffamato perché nel mio intervento ho affermato che se la scellerata scelta, priva di qualsiasi fattibilità economica, del project financing relativo alla tramvia è stata portata avanti si deve anche al voto di Carnevale in Consiglio comunale.
La mia grave colpa è quella di aver omesso di dire che il suo voto fu sì favorevole ma (riporto le sue parole) “condizionato ad una serie di approfondimenti e successive modifiche”.
Forse a questo punto Carnevale, invece di querelare me per diffamazione, dovrebbe denunciare il segretario generale dell’epoca che nel verbalizzare i risultati della votazione ha indicato solo i favorevoli e i contrari, omettendo i favorevoli condizionati e, eventualmente chissà, anche i contrari condizionati.
La realtà è che in Consiglio si contano i presenti, i favorevoli, i contrari e gli astenuti e Massimiliano Carnevale ha votato a favore della delibera sulla tramvia.
In ogni caso, dopo il suo voto favorevole condizionato, Carnevale si è mai più occupato della tramvia? Quali approfondimenti ha fatto o sollecitato? Quali sono le modifiche di cui ha chiesto l’introduzione?
Insomma, leggendo le parole di Carnevale si sente proprio odore di supercazzola.
IO NON C’ERO E SE C’ERO DORMIVO
A mio parere il ritratto che esce fuori dalla lettera che mi ha inviato Carnevale è quello di un uomo politico ipocrita e inaffidabile.
È stato consigliere di maggioranza per tutta la durata dell’amministrazione Zaccheo e di fronte alle mie critiche in ordine ad alcune scelte estremamente importanti adottate in quel periodo scappa dalle proprie responsabilità. Non pensa nemmeno per un attimo a difendere l’operato della maggioranza di cui ha fatto parte e prende le distanze da tutto, anche da ciò che ha votato.