MARRAKECH EXPRESS, AUTO DI LUSSO RICICLATE: ARRIVA IL PRIMO PATTEGGIAMENTO

Marrakech Express, auto di lusso rubate e riciclate: uno degli imputati ha ottenuto il patteggiamento in sede di udienza preliminare

Sono undici gli indagati che devono essere giudicati con l’accusa, a vario titolo, di furto e riciclaggio internazionale di veicoli, ricettazione, appropriazione indebita, truffa, falso ed estorsione.

Tra di questi, il 34enne di Aprilia Simone Miscioscia, accusato in concorso di aver riciclato auto rubato, ha ottenuto il patteggiamento della pena a 4 anni e 2 mesi. A deciderlo è stato il Giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Latina Giuseppe Cario.

Lo scorso ottobre 2021, Miscioscia era stato destinatario di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere firmata dal Giudice per le indagini preliminari Giuseppe Molfese, per un’inchiesta portata avanti dai sostituti procuratori Giuseppe Bontempo e De Valeria Luca. L’operazione è stata eseguita dai poliziotti della Squadra di Polizia Giudiziaria del Compartimento Polizia Stradale di Roma e del Distaccamento di Aprilia.

Per alcuni episodi criminali, l’accusa contesta l’aggravante della transnazionalità, anche grazie alla collaborazione della Polizia di Frontiera dell’aeroporto di Ciampino.

Secondo gli inquirenti, la banda sarebbe stata in grado di immettere nel mercato clandestino, italiano ed estero, decine di auto rubate al giorno, scadenzando con estrema precisione la sequenza di tutte le operazioni illecite necessarie per la  nuova identità del veicolo. Una complessa filiera di azioni criminali, affidata a diversi sodali, alcuni storicamente legati alla banda per capacità criminali e competenze tecniche, altri occasionali. 

Ad affrontare il processo, già incardinato al Tribunale di Latina, sono Nabil e Acheraf Salami di Cori, Enzo e Riccardo Virgili 71enne e 36enne di Lanuvio, Umberto Iacomussi 38enne di Cisterna, Danilo Rotella 26enne di Aprilia, Benito Martellacci 72enne di Aprilia e Renzo Marchioro 45enne di Latina.

Gli uomini coinvolti, secondo le risultanze dell’indagine, non parlavano quasi mai al telefono e, le rare volte in cui erano costretti a comunicare, utilizzavano un linguaggio sintetico e codificato. Per proteggere la loro attività acquisivano da fornitori francesi targhe e documenti falsi che servivano per dotare le auto destinate nel territorio francese. 

Tra gli indagati e arrestati, il pugile Boubakar Niakate, francese, ha ottenuto la libertà per un vizio formale nel mandato d’arresto europeo.

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