MALTRATTAMENTI NEL CENTRO ANZIANI: IL TRIBUNALE ACCORDA LA LIBERAZIONE DELL’IMPUTATA

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Tribunale di Latina
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Maltrattamenti e umiliazioni dentro la struttura per anziani: udienza interlocutoria del processo a carico della donna che gestiva il centro

Si è svolta davanti al III collegio del Tribunale di Latina, presieduto dal giudice Mario La Rosa, la seconda udienza che vede sul banco degli imputati la 50enne Lucia Simeoni, difesa dall’avvocato Paolo Angeloni e accusata di maltrattamenti ai danni di diversi anziani ospiti di una casa di riposo di Latina. Rigettata la richiesta di patteggiamento, il processo era stato rinviato a oggi, 2 maggio, perché mancava il decreto citazione per la persona offesa che, però, nel frattempo è deceduta di morte naturale.

L’accusa era rappresentata dal pubblico ministero Andrea D’Angeli. La Procura di Latina aveva chiesto, ottenendolo, il giudizio immediato per la donna.

Al termine di una udienza interlocutoria, il collegio del Tribunale di Latina ha spiegato che entro la prossima udienza dovranno necessariamente costituirsi come parte civile le persone ritenute offese dall’accusa. L’avvocato Angeloni, invece, ha chiesto al Tribunale la revoca della misura di arresti domiciliari che il giudice per le indagini preliminari, Giuseppe Molfese, ha ripristinato dopo averla revocata in un primo momento. La ragione sta nel fatto che la donna, dopo essere stata arrestata, si era licenziata dal centro per anziani dove si sarebbe consumati i maltrattamenti ai danni degli ospiti: licenziandosi, aveva così ottenuto il decadimento della misura cautelare, non potendo più reiterare i reati di cui è accusata.

Dopodiché, però, la 50enne aveva ripreso a lavorare in un altro centro, sempre ubicato a Latina, e per questo il Gip Molfese aveva ripristinato la misura degli arresti domiciliari. Alla richiesta dell’avvocato difensore, però, il Pm D’Angeli ha dato parere negativo non essendoci, a suo avviso, le condizioni in quanto la donna ha il divieto lavorare con le persone anziane. Il Tribunale si è riservato e ha fissato la prossima udienza al 17 ottobre quando verranno ascoltati tre testimoni della Procura.

Successivamente, il III collegio presieduto dal giudice La Rosa ha accordato, accogliendo l’istanza dell’avvocato difensore, la liberazione della donna, revocando la misura degli arresti domiciliari, e disponendo che la donna non lavori n centri per anziani o contatto con anziani. La sospensione con il divieto di svolgere la professione ha validità per un anno.

Nel corso dell’interrogatorio di garanzia, la 50enne aveva scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere, rilasciando però dichiarazioni spontanee e negando ogni addebito. Peraltro, la donna ha anche precisato di avere avuto sempre ottimi rapporti con gli anziani ospiti della struttura, rivendicando persino messaggi da famigliari che la dipingevano come un’ottima assistente, praticamente di famiglia.

L’INDAGINE – È su richiesta del sostituto procuratore di Latina, Marco Giancristrofaro, che la 50enne è finita ai domiciliari in ragione dell’ordinanza emessa dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Latina, Giuseppe Molfese. La donna deve rispondere di maltrattamenti contro gli anziani della struttura che gestiva alle porte di Latina. Diversi gli episodi contestati dai militari della Guardia di Finanza di Latina che hanno portato avanti l’indagine iniziata nel 2022 dopo la denuncia interna alla comunità alloggio per anziani da parte di ex dipendenti. Dentro la casa per anziani, accadeva un po’ di tutto stando all’inchiesta dei finanzieri.

I maltrattamenti sarebbero stati anche di natura fisica, con particolari agghiaccianti tipo gli sputi della donna nel piatto di un anziano che avrebbe dovuto mangiare di lì a breve. La pressione esercitata dalla donna ha determinato negli ospiti un clima di soggezione psicologica, così come raccontato anche da alcuni ex dipendenti della struttura.

Un clima che viene definito un vero e proprio “sistema di maltrattamenti fisici e psichici”, tanto da “cagionare sofferenze e umiliazioni”. E ancora insulti e comportamenti maneschi come afferrare gli anziani dal collo e percuoterli nel caso qualcosa non fosse andata come voleva la 50enne. Oltreché alla donna, sono state denunciate altre persone che lavoravano nella struttura.

“I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Latina, coordinati dalla locale Procura della Repubblica, – si leggeva in una nota ufficiale della Guardia di Finanza – hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare personale emessa dal G.I.P. del Tribunale di Latina, nei confronti di una persona ritenuta responsabile del reato, nella forma aggravata, di maltrattamenti ai danni dei fragili ospiti, per i quali le famiglie d’origine pagavano in media una retta mensile di circa 1.000/1.500 euro

L’operazione, denominata “Senex”, trae origine da un’attività informativa svolta sul territorio condotta dai Finanzieri del Gruppo di Latina, nei confronti di una struttura socio-assistenziale (gestita da una società pontina), che ha permesso di portare alla luce allarmanti episodi di maltrattamento, fisico e psicologico, ai danni degli anziani ospiti della struttura residenziale.

In particolare, l’attività investigativa condotta dal Gruppo di Latina ha consentito di acquisire elementi probatori a carico della responsabile e coordinatrice dei servizi socio assistenziali erogati all’interno della struttura, per la quale è stato ipotizzato – fatta salva la presunzione di innocenza nei confronti dell’indagata sino alla conclusione definitiva dell’iter processuale – il reato di maltrattamenti, aggravato dalla circostanza dell’aver commesso il fatto in danno di persone ospitate presso strutture socioassistenziali, attraverso l’utilizzo reiterato di metodi di vessazione fisica e psicologica, nei confronti degli anziani ivi ricoverati, costretti a vivere in uno stato di costante soggezione e paura, oltre che di disagio psico-fisico.

Nell’arco delle indagini, sarebbero state infatti ricostruite numerose condotte di maltrattamento poste in essere in danno degli anziani ospiti della struttura, persone psicologicamente fragili, disabili ed indifese, costrette a regime di vita vessatorio e mortificante, oggetto di continue ingiurie e minacce, nonché di violenze fisiche (schiaffi, spinte, strattonamenti, etc.) e verbali, con offese ed insulti.

Le investigazioni svolte, infatti, hanno consentito di raccogliere e ricostruire elementi probatori in ordine a gravi comportamenti, come ad esempio la somministrazione di farmaci in modo superficiale e non aderente alla corretta terapia, invertendo talvolta i programmi terapeutici, al fine di tacitare i degenti, oppure la minaccia di essere legati e strattonati al fine di far cessare le lamentele, o ancora, il disinteresse per le richieste di soddisfacimento di bisogni primari ed essenziali, quali l’alimentazione, la necessità di essere lavati o di usufruire dei servizi igienici.

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