Dodici furti di rame messi a segno l’anno scorso tra Rieti, Arezzo e Terni, per un importo di oltre 500mila euro. Quattro per la precisione quelli effettuati nel reatino dove si erano introdotti all’interno di capannoni in disuso e dove avevano portato via ingenti quantitativi di cavi in rame, prelevandoli dagli impianti elettrici. Dopo indagini attente e scrupolose, due giorni fa, i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo del Comando Provinciale e della Compagnia di Rieti, insieme al supporto dei Carabinieri di Latina, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di applicazione di misura cautelare emessa dal Gip del Tribunale di Rieti, Floriana Lisena, su richiesta della Procura della Repubblica, nei confronti di quattro rumeni, tutti residenti a Latina e ritenuti responsabili di 12 furti di rame. Gli arrestati sono Adrian Radu (ai domiciliari), Costantin Vartosu, Ovidio Marius Platon e Costantin Sergiu Timofte (vedi video sotto dell’operazione di 2 giorni fa da parte dei Carabinieri).
Il monitoraggio dei soggetti ha consentito di individuare altri componenti del gruppo e di verificarne gli spostamenti, a cui corrispondevano altri episodi furtivi perpetrati non solo nella provincia di Rieti, ma anche in quelle di Terni e Arezzo, dove venivano asportai circa 3mila kg di cavo di rame di grossa sezione presso una società di produzione di energia elettrica nel comune di Civitella in Vali di Chiana.
Tra gli arrestati di ieri, Costantin Vartosu era già stato colpito, nel 2013, da un’operazione di polizia, denominata “Aur Rosu” (Oro rosso), che portò all’arresto di 14 persone nelle Marche e in Abruzzo. Come nell’esecuzione degli arresti di un paio di giorni fa, anche all’epoca c’era un gruppo di persone, costituitesi in banda, che faceva razzia di rame, per lo più, dagli impianti fotovoltaici. All’operazione Aur Rosu parteciparono circa cinquanta militari dell’Arma impegnati fra Ascoli Piceno e Latina, per eseguire le ordinanze di custodia cautelare verso quella che, a quanto sostenne la Procura della Repubblica di Ascoli, era una vera e propria associazione per delinquere di matrice romena.
Le manette scattarono ai polsi di Vartosu, altri romeni, ma anche tre italiani, Pasqualino Celani, Daicol Alfonsi e Stefano Morganti. La struttura organizzativa prevedeva tutta una serie di ruoli: chi svolgeva funzioni generiche di “manovalanza”, chi come “vedetta” durante i sopralluoghi e le fasi del furto; chi come “autista” dei mezzi pesanti su cui viaggiava la refurtiva oppure “movieri” per il trasporto, dalla scena del crimine, degli autori materiali dei furti. Inoltre, l’organizzazione dedita al crimine, era incentrata su due figure emergenti, con il compito di mettere nel mirino gli obiettivi da colpire, costituire le squadre d’assalto, dirigere e coordinare i sopralluoghi presso gli obiettivi scelti e poi tutte le fasi del furto. Una delle due figure emergenti era l’allora 23enne Ovidio Marius Platon, uno dei 4 arrestati due giorni fa, insieme a Vartosu, nell’operazione Redmania.
Assonanze, rimandi ad operazioni del passato, sempre su Latina, che vedono, per di più, una sorta di educazione criminale e l’individuazione di nuove leve da far crescere nella continuità di atti sistematici e organizzati quali il furto di rame, un ambito molto remunerativo e sempre ad appannaggio di ben determinati ras del racket con base a Latina e provincia, probabilmente diventata centro direzionale per la mala rumena.
Un fenomeno criminale, quello dei furti di rame, che colpisce società operanti nel settore dei trasporti, dell’energia e delle telecomunicazioni, e anche aziende elettrotecniche e elettroniche attive nella produzione e nell’utilizzazione di beni prodotti con l’impiego di rame.
Per monitorare il fenomeno e mantenere alto il livello di attenzione delle istituzioni preposte alla tutela dei beni e della sicurezza del cittadino, fu persino creato persino nel 2016 l’Osservatorio nazionale sui furti di rame, presieduto dal vice direttore generale della Pubblica sicurezza, direttore centrale della Polizia criminale. Ne fanno parte il direttore del Servizio analisi criminale, un dirigente dello stesso Servizio e i rappresentanti di Comando generale dell’Arma dei carabinieri, Comando generale della Guardia di finanza, Direzione centrale anticrimine della Polizia di Stato, Direzione centrale per la Polizia stradale, ferroviaria, delle comunicazioni e i reparti speciali della Polizia di Stato, Agenzia delle dogane, Confindustria, Ferrovie dello Stato italiane s.p.a. e altri.