Mafia apriliana: sono iniziati gli interrogatori di garanzia a carico dei 25 coinvolti nella maxi operazione della Direzione Distrettuale Antimafia
Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Roma, Francesco Patrone, ha iniziato gli interrogatori di garanzia, dando la precedenza a colori i quali hanno subito la misura degli arresti in carcere. L’ex sindaco di Aprilia Lanfranco Principi, difeso dall’avvocato Andrea Barbesin, verrà interrogato nei prossimi giorni.
Gli interrogatori sono iniziati già nella giornata di giovedì 4 luglio, un giorno dopo l’esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare da parte dei Carabinieri e della Direzione Investigativa Antimafia. Al momento alcuni indagati hanno scelto di non rispondere alle domande dei magistrati. A presiedere agli interrogatori anche il pubblico ministero della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, Luigia Spinelli la quale, insieme al collega Francesco Cascini, ha coordinato le indagini.
Oggi, 5 luglio, è stato interrogato uno dei pesi massimi dell’intera inchiesta, Sergio Gangemi, assistito dall’avvocato Pierpaolo Dell’Anno. Il 50enne di origine calabrese ha deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere.
Gangemi, attualmente detenuto nel carcere di Frosinone, dove sconta una vecchia condanna per reati fiscali commessi a Rimini, è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa col clan di Patrizio Forniti. Lo stesso Forniti risultava essere dipendente della società Spazio Food Uno Spa (un bestione da milioni di euro di fatturato all’anno) e della Selection Cars srl.
Secondo gli inquirenti, il 50enne muove i passi dentro e intorno al clan Forniti, una sorta di mentore di Patrizio Forniti. Più volte coinvolto in processi e inchieste, di stanza tra Latina, Aprilia e Roma, Gangemi si farebbe forte dei suoi legami con le cosche di ‘ndrangheta di Reggio Calabria (De Stefano, Araniti e Martino) e dei suoi rapporti col cassiere della Banda della Magliana, Enrico Nicoletti.
I rapporti tra Forniti e Gangemi sono stati ben descritti dai collaboratori di giustizia, Renato Pugliese, Agostino Riccardo e Andrea Pradissitto. Legato alle cosche di ‘ndrangheta del reggino, Gangemi, in questo caso, è accusato di aver agevolato il clan Forniti, intervenendo per frenare il clan Travali che voleva estorcere Davide Lemma, ex candidato sindaco di Latina e ed ex uomo molto vicino all’ex deputato di Fratelli d’Italia, Pasquale Maietta. Secondo il collaboratore Pradissitto, ex affiliato al clan Ciarelli di Latina: “Gangemi è una persona molto portata a livello criminale nel senso che nella zona di Aprilia, Torvaianica è un personaggio importante. Chiunque sa che in queste zone deve rivolgersi a Gangemi o a Forniti per qualsiasi questione”. E ancora: “Quando sono stato detenuto al carcere di Prato, dal marzo 2021, ho incontrato un calabrese di Reggio Calabria, Nino Mordà. Avendo saputo che ero di Latina, mi chiese se conoscevo Sergio Gangemi e Fabrizio Perrozzi (nda: noto imprenditore di Cisterna coinvolto in inchieste e processi per reati finanziari). Mordà mi disse che era cugino di Sergio Gangemi e che aveva conosciuto a Milano Perrozzi”.
Anche Agostino Riccardo dichiara qualcosa che è piuttosto simbolico del potere di intimidazione costituito dall’amico di Gangemi, Patrizio Forniti: “Ricorda di avere incontrato in un’occasione tale Cipolloni che era un uomo di Michele Senese (nda: principale boss della camorra romana detto ‘O Pazz), sorvegliato speciale a Latina e mi disse che dopo Senese il criminale più potente della zona era Patrizio Forniti”.
Nonostante confische, arresti, processi, indagine, Gangemi – secondo uno dei suoi principali prestanome, Vittorio Gavini, intercettato – sarebbe stato capace, nel 2021, di mettere a disposizione un milione di euro dalla sera alla mattina a favore di un gruppo attivo nel commercio delle calzature.
Gangemi, per conto del clan, avrebbe messo a disposizione dell’imprenditore apriliano Massimiliano Stradaioli la somma di 120mila euro che però, a detta della difesa, sarebbero stati fatturati e sono tracciabili. Ad ogni modo, la DDA ne è convinta, e non già da oggi: si tratta di un personaggio che reinveste denaro attraverso commercialisti e notai di Latina, gestendo ad esempio un locale commerciale sulla Nettunense, riconducibile al pregiudicato di Nettuno, Fernando Mancini. Non solo, ad esempio, a Latina, controllerebbe il ristorante Old Wild West e a Cisterna, la Monaco Motors. È ritenuto, inoltre, finanziatore occulto dello spaccio di San Michele, oltreché a controllare di fatto altre società, come la V&GA Costruzioni srl di Marco Antolini. L’Unità di Informazione Finanziaria, tra il 1997 e il 2022, ha ricevuto circa 60 operazioni sospetta a carico del gruppo Gangemi.
Il 50enne, nato a Reggio Calabria, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa col clan Forniti, contribuisce al gruppo tramite le sue indubbie capacità logistiche e organizzativa – motivano gli inquirenti – e la posizione di potere e il proprio carisma legato all’appartenenza a una storica famiglia di ‘ndrangheta, collegata a sua volta alle cosche De Stefano e Mordà, con cui avrebbe connessioni economiche: de De Stefano, addirittura, si presuppone abbia investito una parte dei soldi nella nota estorsione mafiosa che ha visto il Comune di Aprilia tentennare a costituirsi parte civile.