“Villaggio del Parco” di Bella Farnia, finisce in primo grado il processo per l’unico imputato che ha rinunciato alla prescrizione
Si conclude con una condanna a 1 anno di reclusione e 18mila euro di multa a carico dell’attuale segretario del Partito Democratico di Sabaudia, Luca Mignacca, all’epoca dei fatti assessore all’urbanistica nella Giunta Schintu a Sabaudia, la storia del Villaggio del Parco di Bella Farnia. Una vicenda annosa che si perde nella notte dei tempi e che risale addirittura a oltre 20 anni fa.
Furono 285 villini i villini sequestrati (lo sono tuttora) dal nucleo investigativo della Forestale di Latina nel marzo 2006 dopo il cambiamento della destinazione d’uso delle abitazioni, da case per anziani a villette vendute singolarmente. Il provvedimento era stato firmato dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Latina, Giuseppe Cario, su richiesta del pubblico ministero Giuseppe Miliano.
Era ancora in essere il processo incardinato presso il primo collegio del Tribunale di Latina, composto dai giudici Soana-Bernabei-Brenda, che oggi, 9 aprile, è terminato con la condanna di Mignacca, difeso dall’avvocato Chiara De Simone, la quale nel corso della sua arringa difensiva aveva chiesto l’assoluzione nel merito del proprio assistito. Il pubblico ministero Giuseppe Miliano, peraltro titolare dell’indagine, aveva chiesto per Mignacca la condanna a 1 anno e 6 mesi. L’imputato era accusato di abuso d’ufficio, un reato non più esistente per via del Governo Meloni e del Ministro della Giustizia, Carlo Nordio. Per tale reato, difesa e accusa si sono ovviamente trovate d’accorso chiedendo l’assoluzione, così come per il reato di falso per il quale è stata chiesta la medesima assoluzione. Mignacca, all’epoca esponente dei Verdi e ritenuto dal pm come principale responsabile della speculazione edilizia (ci ha tenuto a ribadirlo il pubblico ministero Miliano nella sua arringa) viene condannato, invece, per i reati di abuso edilizio e lottizzazione abusiva.
A novembre 2022, la Cassazione aveva rinviato alla Corte d’Appello di Roma per una nuova pronuncia in riferimento alla posizione di Carmine Ciccone e la madre Carmen Lorenzi, rappresentanti dell’impresa edile “Petrarca Costruzioni”. A maggio 2021, invece, la Corte d’Appello di Roma si era pronunciata un’altra volta decidendo di confermare la condanna a due anni per abuso d’ufficio a carico di Carmen Lorenzi e Carmine Ciccone, oltreché la confisca dei villini per quelle parti civili, in tutto 15, che avevano presentato ricorso.
La storia inizia nel 2004 quando i villini costruiti nel territorio di Sabaudia furono venduti ad alcuni privati. Nel 2006 scattò il sequestro per lottizzazione abusiva eseguito dai Carabinieri del Nipaf su richiesta del sostituto procuratore della Procura di Latina Giuseppe Miliano e a finire accusati di abuso d’ufficio e reati di natura urbanistica furono, oltreché a Mignacca, Carmine Ciccone e la madre Carmen Lorenzi, rappresentanti dell’impresa edile “Petrarca Costruzioni”, i funzionari comunali Carlo Gurgone e Vincenzo D’Arcangelo, e l’ex sindaco di Sabaudia Salvatore Schintu. I villini, come detto, furono costruiti al posto di una residenza per anziani.
Su quei 12mila metri quadrati di fondo agricolo, infatti, avrebbe dovuto sorgere una casa per anziani autosufficienti, ossia un progetto “a fini sociali” che, invece, fu trasformato in un complesso edilizio grazie a una delibera del Comune di Sabaudia il quale rilasciò i permessi a costruire per 285 unità abitative, per l’appunto i i villini del Villaggio del Parco.
Il 21 dicembre 2019, dopo anni di peripezie giudiziarie che hanno visto interpellate anche la Corte Costituzionale e la Corte Europea, la Corte di Cassazione respinse i ricorsi degli acquirenti di alcuni dei villini di Bella Farnia che ricorrevano per chiedere il dissequestro eseguito ben 13 anni prima dal Nipaf.
Nel frattempo, lungo il corso di quegli anni, la Corte d’Appello di Roma aveva dichiarato per cinque imputati (tra cui l’ex sindaco Schintu), nel 2012, il proscioglimento per intervenuta prescrizione. Nonostante la prescrizione, i titolari della Petrarca Costruzioni, Ciccone e Lorenzi, rinunciarono ad essa e furono condannati per due anni di reclusione oltreché a ritrovarsi con tutto il complesso dei villini confiscato.
In quella pronuncia datata 2019, la Cassazione stabilì che la lottizzazione abusiva era stata accertata ma c’erano ancora punti da chiarire. Il procuratore generale della Corte di Cassazione, infatti, aveva chiesto un nuovo rinvio alla Consulta e l’annullamento della sentenza per Ciccone e Lorenzi condannati per abuso d’ufficio. Sentenza di condanna annullata, quindi, e rinvio alla Corte d’Appello di Roma chiamata a pronunciarsi di nuovo nei confronti dei due titolari della Petrarca Costruzioni.
Sul lato amministrativo, una determina del servizio “Patrimonio” del Comune di Sabaudia, firmata il 5 aprile dal responsabile del settore, ha proceduto all’acquisizione del complesso al patrimonio dell’Ente, sulla base di una sentenza passata in giudicato emessa dalla Terza Sezione Penale della Suprema Corte di Cassazione. Secondo gli ermellini, il Comune di Sabaudia è tenuto per Legge alla confisca degli immobili ancora intestati alla società costruttrice, ancorché alcuni siano oggetto di contratti preliminari di compravendita con terzi, i quali tuttavia non hanno mai acquisito alcun diritto reale sugli immobili stessi.