Martedì 18 novembre 2008 una delegazione comunale di Sezze si reca a Roma presso la sede della Regione Lazio sulla Cristoforo Colombo. A farne parte sono la consigliera Sonia Ricci, presidente allora della Commissione Assetto del Territorio nonché futura assessora all’agricoltura sotto la I Giunta regionale Zingaretti, l’assessore all’Urbanistica Antonio Maurizi (ex sindaco PSI tra il 1991 e il ’93), l’assessore ai Lavori pubblici Pietro Bernabei e il dirigente dell’Ufficio Tecnico comunale l’ing. Mauro Vona. Ad accompagnarli c’è il consigliere alla Pisana Pd Domenico Di Resta.
LA NECESSITÀ DI UN NUOVO DEPURATORE HA ORIGINI LONTANE
Già nel 1998 la I Giunta di centrosinistra guidata da Giancarlo Siddera aveva approvato un progetto di riorganizzazione della rete fognaria che avrebbe avuto come punto terminale un depuratore in pianura. Successivamente la Giunta di centrodestra Lidano Zarra (2003-2006) aveva provato ad apportare una variante, senza successo. Il 30 aprile 2008 con deliberazione n.18 Campoli ha fatto approvare in Consiglio un piano triennale delle opere pubbliche che include la costruzione di un depuratore e di un collettore emissario a Sezze Scalo, questa volta c’è anche un’adeguata copertura finanziaria. In base all’art. 63 della Legge Regionale 27 del 28/12/2006, e al successivo Decreto di Giunta n° 668 del 03.08.2007, quasi 3/4 della spesa (4 milioni) sarà coperta dalla Regione Lazio, poco più di un quarto (1,4 mln) dal Comune.
IL TENTATIVO DI AGGIRARE IL FRONTE DI FRANA
Il viaggio all’Eur della delegazione non è pubblicizzato dai media, sembra un passaggio amministrativo di secondaria importanza e invece queste persone hanno ben chiaro un aspetto del progetto: per realizzare un depuratore unico per i Casali (ai margini della collina nord di Sezze) e lo Scalo sarà necessario costruire un collettore lungo il pendio della collina. Più precisamente lungo la Valle della Culla, area archeologica dove è possibile visitare i siti preistorici “Riparo Roberto” e “Grotta Iolanda”, ma soprattutto zona a rischio frana.
DUE DEPURATORI SENZA COLLETTORE INVECE CHE IL PROGETTO ORIGINARIO
Lo sanno benissimo i delegati, come ne è consapevole il sindaco PD Andrea Campoli (2007-2017), perché così è previsto nella convenzione quadro Regione-Comune di Sezze sulla costruzione del nuovo depuratore in pianura e sul collettore emissario. Lo sanno così bene che chiedono al dirigente del settore Ambiente Raniero De Filippis e al Direttore Ambiente e cooperazione tra i popoli Giovanna Bargagna di disaccoppiare i 4 milioni di euro di finanziamento regionale previsto, in due piccoli da progetti di 2 milioni ciascuno: un progetto di nuovo impianto fognario e nuovo depuratore ai Casali, un secondo di nuova rete per le acque reflue allo Scalo. L’intento iniziale da parte dell’Amministrazione di superare l’ipotesi di trivellazioni lungo il costone Valle è chiaro.
LA VIA DEL COLLETTORE
Lo sa anche il consigliere Serafino Di Palma della lista Movimento Democratico che qualche giorno prima in Commissione consiliare ha proposto la realizzazione di un depuratore per ciascuna contrada e una variante al progetto iniziale. La voce di un lungo collettore pochi metri al di sotto delle grotte di età paleolitica è arrivata anche all’ecologista Vincenzo Serra e di lì a poco arriverà anche all’ex attivista missino Luigi Gioacchini. Il resto della popolazione ignora tutto.
IL RIFIUTO DELLA REGIONE AL DISACCOPPIAMENTO
I dirigenti respingono la richiesta della delegazione argomentando che il Comune di Sezze ha avuto accesso a quel finanziamento sulla base di un accordo di programma quadro sulla gestione delle acque stipulato tra Ministero dell’Economia, dell’Ambiente, delle Infrastrutture e delle Politiche agricole da una parte e Regione Lazio dall’altra. Sdoppiare il fondo in due progetti escluderebbe automaticamente Sezze dal programma.
SOTTO LA DONDI DUE VECCHI DEPURATORI MALFUNZIONANTI
Alla classe di amministratori locale del tempo non rimane che accettare il diktat superiore, costi quel che costi. Il vecchio depuratore dei Casali è sottodimensionato e insufficiente, quello a Via degli Archi allo Scalo neppure funziona e gli odori sono insopportabili. Successive analisi sulle acque da parte dell’Arpa avrebbero confermato l’inosservanza della normativa nella gestione del depuratore da parte della concessionaria di allora, la Dondi di Rovigo. L’Ente Provincia nel 2013 si sarebbe trovato costretto addirittura a ritirare alla Dondi l’autorizzazione allo scarico delle acque reflue.
IL PIANO DI ASSETTO IDROGEOLOGICO DELLA REGIONE
La preoccupazione degli amministratori locali non è priva di fondamento tant’è che l’area dove sarebbe dovuto passare il collettore verrà qualificata il 13 luglio 2009 dal Comitato Istituzionale, che adotta le Misure di Salvaguardia del progetto di Piano di Assetto Idrogeologico (PAI) della Regione Lazio, come zona ad alto pericolo di frana, o zona di fascia A (art.16), ad elevato rischio di inondazione, o zona di fascia A1 (art. 23), e di attenzione idraulica (art. 37). La delibera 1 viene pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione n.37 parte II del 7 ottobre 2009. Le stesse norme di attuazione del progetto PAI all’art. 16 comma 1 lettera a impediscono nelle aree a pericolo molto elevato di frana movimenti di terra e di tutte le attività che possano aumentare il livello di rischio. Alla lettera c si vieta la realizzazione di collettori fognari nelle aree classificate di fascia A.
APPALTO AGLI ANAGNINI
Visto il rifiuto della Regione di rivisitare il progetto non rimane al Comune che avviare l’iter amministrativo (delibera di Consiglio del 21 dicembre 2008 n.92) e procedere a gara d’appalto (determinazione dell’Ufficio tecnico n.29 del 27 febbraio 2009). Con la determina 358 del 1 settembre 2010 del settore Lavori Pubblici l’opera viene assegnata all’Accordo Temporaneo di Imprese avente come capofila l’anagnina GI.MA. L’A.T.I. guidata dall’ “Euro Depuratori S.p.A. – Edumol Costruzioni ed Impianti di Molinaro Eduardo”, che originariamente era finita prima in graduatoria, viene scartata perchè non in possesso dei requisti di Legge secondo successivi accertamenti effettuati dall’ing. Vona.
IL VIA LIBERA DELL’AUTORITÀ DI BACINO
Nella cornice dei 5,4 mln di spesa complessiva per l’opera, duecentomila euro vengono allocati per espropri e servitù. Prima però bisogna passare per il parere dell’Autorità dei bacini regionali, anche perché quest’ultima deve esprimersi sulla conformità dell’opera alle norme di attuazione del PAI. Il parere arriva il 4 maggio 2012 ed è favorevole tanto da definire il collettore lungo il fronte di frana della Valle della Culla come “opere di ripristino migliorativo di impianti esistenti”.
GIOCHI DI PAROLE ATTORNO AL PAI
In un articolo del 19 ottobre 2015 apparso sul setino.it, Gioacchini avrà da dire a riguardo “…si è giocato sull’art. 16 punto 2 comma f) del PAI che recita: sono consentiti f) interventi sulle infrastrutture sia a rete che puntuali e sulle attrezzature esistenti, sia private che pubbliche o di pubblica utilità (un collettore fognario è comunemente inteso come una infrastruttura) ritenendo così di superare l’esplicito divieto dell’ art.16 punto 1 comma c)”. In realtà nell’area non esiste alcun impianto preesistente e l’Autorità di bacino si contraddice nello stesso parere definendo la tubazione di raccolta “una nuova struttura lineare”.
I LAVORI DI SCAVO ABBIANO INIZIO!
Oltretutto lo stesso anno una determina della Regione stabilisce che l’opera non debba essere assoggettata nè a Valutazione d’Impatto Ambientale nè tantomeno a Valutazione Ambientale Strategica. I segnali che provengono dall’alto in direzione del Comune sono univoci: procedere in avanti senza tante remore!
Il 27 febbraio 2014 apre il cantiere della GIMA, 540 giorni è la previsione della durata dei lavori. Il cantiere rimarrà aperto per molto più tempo a causa di ritardi nell’erogazione dei rimborsi regionali in un’intricatissima vicenda contabile-amministrativa di cui non tratteremo in questa sede. Fatto sta che Serra, che già nel 2011 ha organizzato un flashmob di protesta a Via Calabria contro il nuovo progetto di depuratore, scatta una serie di fotografie che mette in rete. Analogamente il setino.it pubblica materiale fotografico che mette in rilievo le microtrivellazioni nella zona di frana. Adesso l’opinione pubblica non può più nascondersi dietro l’alibi dell'”occhio non vede cuore non duole”.
LA PORTATA DEI TUBI
C’è poi chi sostiene che la sezione della tubazione sia adatta a sopportare le acque di scarico di 5mila, massimo 10mila utenze. Un collettore utilizzabile dai residenti dei Casali e di Collemeso, ma che mai potrebbe costituire nel lungo periodo una soluzione per il resto della popolazione della collina. In sintesi il progetto di nuovo depuratore e collettore emissario esaurirebbe la propria funzione nelle aree dichiarate, ma non risponderebbe mai alle istanze dell’intera popolazione come invece prospettato in questi giorni dall’Amministrazione e da alcuni consiglieri di maggioranza. L’approfondimento della materia è opportuno rinviarlo agli esperti di ingegneria idraulica.
L’INTERROGAZIONE DI SANTORI
Gioacchini e Lanfranco Coluzzi allora riuniti nel gruppo di Movimento di Libera Iniziativa Sociale sono i primi ad attivarsi fornendo tutta la documentazione in loro possesso al consigliere regionale eletto nelle liste de “la Destra” di Storace Fabrizio Santori. Nel testo dell’interrogazione, protocollato il 16 giugno 2015, viene menzionata anche l’alluvione del 15 settembre 1995 che interessò i Casali e l’agricoltura pedemontana con eventi franosi. Lo stesso Presidente della Regione Piero Badaloni fu costretto ad accorrere con l’elicottero nelle aree interessate dalla calamità. L’interrogazione si tiene alla Pisana nel dicembre 2015, ma rimane totalmente inevasa dal Presidente Zingaretti.
L’ESPOSTO E IL SEQUESTRO DEI DOCUMENTI
Gioacchini, Coluzzi e Santori non si arrendono e presentano esposto sulla vicenda alla Procura di Roma (giugno 2016). Nel maggio 2017 il pubblico ministero del Tribunale di Latina Luigia Spinelli delega alla locale stazione dei Carabinieri il compito di acquisire tutta la documentazione presso il Comune di Sezze. Dopo più di 2 anni dal sequestro della documentazione da parte dell’Arma non conosciamo né gli sviluppi né tantomeno gli esiti dell’inchiesta.
NO DIG SULLA CARTA, ESCAVAZIONE NEI FATTI
Pochi giorni prima del sequestro della documentazione, il 20 maggio, compare sulle pagine di “Latina Oggi” un’altra intervista a Gioacchini in cui si riporta: “…Dagli atti, proprio per abbassare i rischi, risulta che il collettore sarebbe dovuto essere realizzato mediante la tecnica del no-dig (senza scavo) per non compromettere l’assetto e la stabilità dell’area ma anche su ciò Gioacchini argomenta: «Il collettore fognario che si sta costruendo a Sezze viene realizzato con scavi a cielo aperto nella zona di frana”.
SCRIPTA VOLANT!
Qualche tempo prima, nell’inverno tra il 2015 e il 2016, il consigliere di opposizione Di Palma ha acquisito della documentazione interessante relativamente alle autorizzazioni ottenute per la realizzazione del depuratore e del collettore. Viene a sapere dell’interesse a presentare un’interrogazione della Consigliera regionale dell’M5S Gaia Pernarella. Due persone allora vicine al Movimento 5 Stelle si propongono di fare da latori da Sezze a Terracina. Il consigliere consegna a Sezze Scalo la cartella ai due mediatori, ma i documenti non arriveranno mai a destinazione. Dopo mesi e mesi in cui il rappresentante locale osserva come i documenti non abbiano prodotto alcun atto pubblico da parte della Pernarella, li reclama indietro. I due attivisti restituiscono il faldone a Di Palma, ma al momento della riconsegna – a dire del consigliere – il plico manca di fogli importanti.
LE OCCASIONI SPRECATE
Di Palma, con i documenti dimezzati, insieme alla consigliera di opposizione Antonia Brandolini avrà comunque nel luglio 2016 la possibilità di interrogare il sindaco Campoli sullo stato dell’arte dell’opera. Campoli rassicurerà l’opposizione sul fatto che tutta la documentazione è a regola d’arte e che il collettore e il depuratore, senza alcun rischio per persone e cose, saranno presto in funzione. Di Palma sarebbe tornato un’ultima volta sulla costruzione del collettore durante un question time nel gennaio 2018. I 5 stelle locali perdono tuttavia un’occasione di partecipare attivamente alle vita pubblica setina e il lavoro di Santori, per quanto utile, rimane politicamente isolato e senza la necessaria eco mediatica in grado di scatenare un dibattito diffuso.
FINE DEI LAVORI, COLLAUDO E CONSEGNA AD ACQUALATINA
L’ultimo atto pubblico degno di nota relativamente alla vicenda è l’interrogazione del gennaio scorso rivolta dalla Consigliera di Sbc Rita Palombi all’assessore ai lavori pubblici Antonio Di Prospero. I quesiti della Palombi sono però più incentrati sullo stato di avanzamento della costruzione del depuratore e sulla presenza di salmonella nelle acque nere e grigie del Brivolco che specificatamente sul collettore. A giugno di quest’anno l’intera opera è stata ultimata, il depuratore collaudato e consegnato all’attuale società di gestione delle forniture idriche Acqualatina. Si attende a breve la messa in funzione del nuovo depuratore che, sfruttando il nuovo collettore, sostituirà i due osboleti di Casali e dello Scalo.
ALLA VIGILIA DELL’INAUGURAZIONE
Gioacchini ha fatto sapere di non voler più parlare della vicenda, quantomeno con noi di Latina Tu, Serra ha messo a disposizione tutto il materiale fotografico in suo possesso, che continua ad essere visibile sul gruppo FB Bene Pubblico pianura lepina, e Di Palma, attualmente appartenente al gruppo Biancoleone, non è dato sapere se in futuro vorrà riaffrontare la questione. L’opera è costata più di 5 milioni ai contribuenti e consentirà a quasi 10mila setini di scaricare l’acqua, almeno formalmente, in conformità di Legge. Mettere in discussione oggigiorno il depuratore è davvero impopolare. E poi, dopotutto, pare che ancora una volta ogni innovazione che rechi beneficio alla collettività abbia un costo, non solamente finanziario.