APOCALYPSE, FORZA ITALIA. FAZZONE: LA GELMINI HA PAURA DI PERDERE POLTRONA

Claudio Fazzone
Claudio Fazzone
A sinistra Claudio Fazzone e a destra il manifesto del celebre film sulla guerra vietnamita
A sinistra Claudio Fazzone e a destra il manifesto del celebre film sulla guerra “Apocalypse, now” di F.F. Coppola. Traslando al partito di Silvio Berlusconi, possiamo parlare metaforicamente di Vietnam politico interno a Forza Italia, sopratutto nel Lazio e, a maggior ragione, dopo il pessimo risultato alle elezioni europee

È un Claudio Fazzone tornato in assetto Apocalypse now quello che ha commentato le parole di Maria Stella Gelmini, capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati, la quale ha rispedito al mittente gli auspici del Governatore ligure Giovanni Toti espressi ieri alla convention “Italia in crescita” tenutasi al Brancaccio di Roma.
L’ex mezzobusto di Studio Aperto Toti ha ieri ammonito tutti i maggiorenti di Forza Italia non in linea con la sua nuova era di presunto rinnovamento all’interno del partito: “Quello che vorrei che fosse chiaro a tutti è che non sto parlando di primarie di Forza Italia, sto parlando di primarie aperte a tutti coloro che vorranno partecipare. Quindi la classe dirigente di Forza Italia deve abituarsi o rassegnarsi all’idea di convivere in un luogo più largo dove ci sono più persone, più idee e più rappresentanze“.

Mariastella Gelmini
Mariastella Gelmini

Una classe dirigente che ha risposto immediatamente tramite l’ex Ministro dell’Istruzione Gelmini: “Non basta lo sventolare di qualche bandiera azzurra per annacquare la mancanza di rispetto che ingenerosamente Giovanni Toti continua a manifestare verso i parlamentari i dirigenti e i militanti di un partito, Forza Italia, per il quale si sono spesi, senza se e senza ma, in tutti questi anni difficili, sostenendo la coraggiosa battaglia di libertà avviata dal presidente Berlusconi. È nel solco della rivoluzione liberale promossa dal nostro presidente che parlamentari dirigenti, coordinatori regionali, militanti, governatori azzurri sono pronti alla nuova svolta, ma nel segno di Forza Italia e non per qualcos’altro, nemmeno bene identificato”.

Giovanni Toti
Giovanni Toti

E tra fantomatiche rivoluzioni liberali, svolte e oggetti non identificati, la risposta del neo-totiano senatore di Fondi Fazzone non si è fatta attendere, ribadendo il suo avvertimento già recapitato all’indomani delle Europee quando parlò di amici, segretarie e parenti come cifra della selezione di classe dirigente forzista: “Inqualificabili ed inaccettabili le parole ed i toni utilizzati da Mariastella Gelmini, presidente dei deputati di Forza Italia, nei confronti di Giovanni Toti e dell’iniziativa che si è svolta oggi al Brancaccio a Roma. Frasi denigratorie che hanno colpito al cuore centinaia di persone che hanno scelto di partecipare, tra amministratori e simpatizzanti,  ad una riunione organizzata non da una persona qualsiasi ma da un coordinatore nazionale, scelto tra l’altro dallo stesso Berlusconi, per scrivere le regole su cui camminerà il cambiamento, non più rinviabile di Forza Italia – ha sbottato il senatore – La Gelmini dovrebbe, anche per il ruolo che ricopre, unire e non certo dividere. Le parole utilizzate oggi da Toti sono uno stimolo e non un freno per tutti noi. Forza Italia per cambiare deve puntare sulla meritocrazia, sul coinvolgimento dei territori e di tutti nei processi decisionali che non possono essere calati dall’alto. È arrivato il momento di smetterla di nascondersi dietro il ruolo e la statura di Silvio Berlusconi a cui tutti vogliamo bene e a cui tutto il partito deve molto. Il cambiamento passa per le persone e per il metodo.

Il sindaco di Fondi Salvatore De Meo e il senatore Claudio Fazzone, entrambi di Forza Italia
Il sindaco di Fondi Salvatore De Meo e il senatore Claudio Fazzone, entrambi di Forza Italia

Forse la Gelmini ha paura che la sua poltrona se sottoposta al giudizio dei cittadini possa traballare. Altrimenti non si spiegherebbe questo atteggiamento di chiusura e le parole denigratorie verso chi sta lavorando per dare ai cittadini una classe dirigente scelta e non nominata che possa contribuire concretamente a far crescere il nostro Paese e i nostri territori, e per dare a Forza Italia una chance di rinascita non più rinviabile“.

Insomma, da una parte (Toti-Fazzone) lo stop alla retorica del Meno male che Silvio c’è, pur avendo politicamente mangiato a quattro palmenti il consenso elettorale quando Berlusconi era il Caimano; dall’altra la strenua difesa di un leader e un partito che, in effetti, è in caduta libera un po’ ovunque, tranne che nelle terre di reucci potenti e forti del loro radicamento, proprio come Fazzone la cui città è imperituro feudo di Forza Italia tanto da far ottenere alle ultime europee il 44% e il cui sindaco De Meo, sostenuto dal senatore, sarebbe già in Europa se non fosse che oltremanica regna il caos Brexit. 

Immagine dalla serata di gala orgnaizzata da Claudio Fazzone
Un’immagine dalla serata di gala organizzata da Claudio Fazzone alla Tenuta Vento di Mare a Fondi

Veleni, bordate, spallate, malcontento generale, Forza Italia, al di là delle serate di gala in agriturismi sottoposti a interrogazioni ed esposti all’Antimafia, rimane un Vietnam in cui si contendono uno scettro, quello di Silvio, che pare destinato ad essere portato nella tomba da colui che se lo è creato e lo ha stretto a sé sin dalla nascita datata 1994.

Di certo c’è che tutti a parlare di rinnovamento, ma di classe dirigente nuova e linee politiche basate sui temi neanche l’ombra. Senza menzionare, figuriamoci, una benché minima presa di coscienza riguardo ai disastri che questo partito ha causato alla storia politica, morale ed etica del Paese.
Non è un caso che nel recente rapporto Lo scioglimento dei Comuni per mafia. Analisi e proposte, presentato da Avviso Pubblico, Forza Italia è ricordata, rispetto alla storia dei comuni infiltrati e sciolti, nel modo che purtroppo merita. Secondo lo storico Isaia Sales (docente presso l’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli), esperto di mafie, si è usata per quanto riguarda gli scioglimenti degli enti comunali per mafia la mano pesante al Sud e il guanto di velluto al Centro-Nord, nonostante l’espansione delle mafie ben oltre i confini tradizionali sia comprovata da tempo. Ha citato, poi, i casi di Desio (Monza-Brianza) e, immancabilmente, Fondi che anni fa scampò allo scioglimento, nonostante i risultati inequivocabili delle inchieste giudiziarie, quando al governo, dice Sales, c’era il centrodestra berlusconiano.

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