L’Isde di Latina, con una nota (che pubblichiamo integralmente) firmata dal Presidente Pasquale Milo, esplicita il suo disaccordo dopo la sentenza del Tar che ha dato il via libera alla realizzazione dell’ impianto di digestione anaerobica di rifiuti urbani provenienti da raccolta differenziata per la produzione di bio-metano a Latina Scalo, in via delle Industrie.
Una nota, quella dell’Associazione Italiana Medici per l’Ambiente, sezione di Latina, che peraltro viene dopo un’altra notizia da non sottovalutare. Come ricorda Giorgio Libralato, ambientalista e consulente di Comitati e associazioni, la società Recall aveva un anno di tempo per iniziare i lavori ma, quasi al termine dell’anno (dicembre 2019), ha chiesto una proroga di inizio lavori motivandola con il ricorso al Tar. Proroga che la Provincia ha concesso.
“L’Associazione Italiana Medici per l’Ambiente, sezione di Latina, ha appreso con sconcerto la notizia che il TAR del Lazio ha dato ragione alla ditta che, purtroppo, costruirà l’impianto a biometano a Latina scalo e respinto il ricorso del comitato dei cittadini residenti nell’area circostante, contrari alla realizzazione dell’impianto di digestione anaerobica di rifiuti urbani.
A noi come Associazione che ha l’obbligo di salvaguardare l’ambiente per tutelare la salute dei cittadini, dispiace molto che le persone, che abitano nella zona, non siano state interpellate e coinvolte nelle decisioni. Pur rispettando, come è nostra abitudine, le Istituzioni, tale decisione non ci può trovare d’accordo in quanto conosciamo le criticità di questi impianti di digestione anaerobica a livello nazionale e sappiamo anche che una Commissione Parlamentare d’inchiesta, nel dicembre 2015, ha dichiarato testualmente che in Italia il 64% degli impianti di digestione di rifiuti è irregolare, per cui per il ben noto Principio internazionale di Precauzione tali impianti non dovrebbero essere più costruiti e al loro posto andrebbero costruiti solo piccoli impianti di digestione aerobica cui i rifiuti debbano pervenire solo dopo una raccolta differenziata spinta (carta, vetro, plastica, metallo, organico) e un recupero di materia (riciclaggio, frazione secca e compostaggio, frazione organica).
In Italia la FORSU (Frazione Organica Rifiuti Solidi Urbani), secondo la Position paper dell’ISDE Italia, deve essere gestita secondo la gerarchia di priorità individuata dalla U.E. (Direttiva 2008/98/CE), privilegiando la prevenzione (autocompostaggio) e il riciclaggio/recupero di materia (identificabile unicamente con il compostaggio aerobico tradizionale o di qualità).
La digestione anaerobica, che è finalizzata al recupero di energia, è da considerare scelta di secondo livello rispetto al compostaggio aerobico, in quanto la combustione del biogas prodotto dalla digestione anaerobica presenta notevoli rischi ambientali e sanitari legati alla presenza di batteri patogeni, alte concentrazioni di metalli pesanti e composti organici tossici con successiva contaminazione del suolo, della catena alimentare ed emissione di inquinanti in atmosfera (diossine, formaldeide, benzene e altri).
Per tale motivo, tale pratica costituisce un rischio per la salute, soprattutto degli abitanti che si trovano nei territori limitrofi a tali impianti.
Il Compostaggio dovrebbe sempre essere favorito alla Digestione Anaerobica. La nostra associazione ha il compito unicamente di segnalare questa criticità alle Istituzioni ed anche alla stampa per far sentire la propria vicinanza ai cittadini, che saranno costretti a subire i danni che tale impianto causerà in futuro, qualora venisse veramente costruito. E si appella al Principio di Precauzione e quindi sensibilizza le Istituzioni, siano essi la Regione, la Provincia, i Comuni ad un controllo particolarmente attento e continuo di questi impianti già esistenti e a non costruirne“.