LATINA, PRONTO SOCCORSO SOVRAFFOLLATO: “ECCO LE CAUSE E UNA SOLUZIONE”

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Pronto soccorso del Goretti

L’imbuto del pronto soccorso dell’ospedale Goretti di Latina, Franco Brugnola spiega le cause e avanza le sue proposte

“Da circa dieci anni il Pronto Soccorso dell’ospedale di Latina, ora inserito nel DEA di II livello, unico tra le province del Lazio, soffre per il sovraffollamento che si verifica specialmente durante il periodo estivo tanto che nel mese di agosto non è raro vedere sul sito della regione che, tra tutti i Pronto Soccorso del Lazio (Umberto I, Gemelli, San Giovanni, san Camillo, ecc.) talora è quello che ha più pazienti in attesa.

Una prima causa è senza dubbio rappresentata dalla chiusura degli ospedali di Cori, Sezze e Priverno che con i loro Pronto Soccorso smaltivano tutte le emergenze dei Monti Lepini. Conseguentemente il Consiglio regionale del Lazio avrebbe dovuto rivedere il piano provinciale del Sistema di emergenza sanitaria approvato con propria deliberazione dell’11 maggio 1994, n. 1004.

La chiusura notturna dei Punti di Assistenza Territoriale presenti negli ospedali chiusi, disposta a partire dal 5 ottobre 2020 ha aggravato la situazione facendo riversare molti pazienti su Latina.

Un’altra causa è rappresentata dalla carenza di posti letto nella provincia di Latina che è inferiore al 3×1000 (standard previsto dal DM 70/2015) e che è ancora più grave nell’ospedale di Latina che oltre ad essere stato classificato DEA di II (dovendo quindi assicurare una vasta serie di servizi legati proprio all’emergenza sanitaria) ospita anche la Facoltà di medicina e chirurgia della Sapienza.

Molti spazi, un tempo occupati dai reparti di degenza sono stati destinati ad attività ambulatoriali od altro per cui da quanto riportato nella Relazione sulla gestione allegata al Bilancio di esercizio 2020 sarebbero solo 439 (anziché 524 come previsto dal Decreto del Commissario ad acta n. 257/2017).

Per cui a causa della carenza di posti letto di specialità i pazienti che arrivano al Pronto Soccorso sono costretti a lunghe attese, anche di molti giorni, prima di poter essere trasferiti nel reparto per ricevere cure appropriate alla patologia da cui sono affetti.

L’unica soluzione, in attesa della costruzione del Nuovo Ospedale di Latina è quella di liberare tutti gli spazi un tempo destinati ai ricoveri trasferendo tutte le altre attività in altri locali, possibilmente nell’ambito dell’area ospedaliera”. Così, in una nota, Franco Brugnola responsabile della Programmazione sanitaria della Regione Lazio nella seconda metà degli anni ’90 e Presidente del Comitato di Sabaudia.

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