C’è un passaggio nelle dichiarazioni rese, nel luglio 2018, alla magistratura da Agostino Riccardo che è passato sotto traccia: le carceri. In questo luogo si cementano, tra le cosche, conoscenze, alleanze, regolamenti di conti, nuove organizzazioni.
Agostino Riccardo sostiene di aver conosciuto proprio in un carcere Giovanni Luglio che il pentito del clan Di Silvio definisce come affiliato al clan Bardellino.
Dei Bardellino sappiamo tutto, Antonio è il famigerato boss che ha fondato il clan dei Casalesi, la Cosa Nostra casertana che ha imposto le sue regole, i suoi ammazzamenti e il business per anni, anche a Latina città, in particolare nella discarica di Borgo Montello.
Ma Luglio è un nome su cui si dovrebbe riflettere. Infatti, è uno dei coinvolti nell’inchiesta Formia Connection, un’operazione che oramai si perde nella notte dei tempi. Siamo nel 2004 e a venire arrestati sono in quattro: il produttore discografico e cinematografico Angelo Bardellino (nipote del fondatore del clan dei Casalesi e figlio di Ernesto, l’ex sindaco socialista di San Cipriano d’Aversa negli anni Ottanta), Maurizio Petronzio, Tommaso Desiato e Giovanni Luglio. Secondo gli inquirenti dell’epoca, i quattro e altri imputati avrebbero estorto una cooperativa sociale di Formia “Solidarietà sociale” che lavorava per conto del Comune.
A essere condannati, con conferma in Appello, furono Bardellino, Desiato, Franco D’Onorio e Giovanni Luglio. Assolti Petrenga, Gagliardi, Palmaccio e Maurizio Petronzio, oltre alla madre e alla moglie di Angelo Bardellino.
Agostino Riccardo confessa ai giudici della DDA la mappatura con i referenti del clan Di Silvio, fazione Lallà di Campo Boario, nella provincia pontina. A Formia ci sarebbe proprio Giovanni Luglio, definito dal pentito come affiliato al clan Bardellino. Peraltro, Riccardo dice ai magistrati di aver creato lui il contatto avendo conosciuto Luglio in carcere: “Era in galera con me e sono stato io a prendere la conoscenza“. Una notizia, se vogliamo, poiché più di qualcuno negli organi d’informazione, ha messo in dubbio la presenza, anzi, sarebbe meglio dire, l’esistenza del clan Bardellino a Formia.
Ora non è possibile sapere con una sentenza se del clan Bardellino facciano parte i soggetti citati. Certo è che quell’estorsione di quindici anni fa, alla luce delle dichiarazioni del pentito, assume un’altra valenza agli occhi di chi cerca di comprendere la mappatura dei clan in provincia di Latina.
Il carcere, ancora una volta, invece di essere luogo riabilitativo, si palesa come centro direzionale di nuove alleanze sul territorio. Conoscenze reciproche tra malavitosi che, poi, servono anche come oro da portare in dote alla nuova consorteria a cui sia aderisce. Un luogo che, a quanto dichiarato da Riccardo, si rivela foriero di opacità: non è un caso che Agostino Riccardo dica che sia Lallà che i figli, e lui stesso, sentivano per telefono Pasquale Di Silvio, il primogenito del capo di Campo Boario. Con un piccolo particolare: Pasquale Di Silvio era in carcere.