Il racconto semiserio di San Lidano, il patrono di Sezze che chiede di smettere di discutere su dove collocare la sua statua e rimanere con le sue spoglie sotto l’altare del Duomo
Scritto e a cura di Vittorio Accapezzato
Capita di sognare. Ieri notte, dopo un dormiveglia, sono caduto in un sonno profondo. Mi è parso di vedere San Lidano, con una lunga barba bianca. Si è avvicinato per parlarmi ed esprimermi le sue opinioni in merito alla statua. Mi è sembrato triste, rammaricato e deluso. Con dolcezza e amore di Santo ha voluto dirmi le sue considerazioni.
“Sappi Vittorio io sono d’origine abruzzese, precisamente di Antena, oggi Civita d’Antino. Per mia vocazione di spendere la mia vita per gli altri, chiesi all’abate del Monastero di Montecassino cui appartenevo come monaco di recarmi nelle paludi pontine caratterizzate da un ambiente selvaggio e malsano difficilmente vivibile.
Qui edificai un monastero Santa Cecilia, così si chiamava anche mia madre, avviando con i confratelli un lungo processo di bonifica e di evangelizzazione. Il mio corpo, come tu sai, riposa nella cattedrale di Santa Maria sotto l’altare maggiore. La chiesa per rendermi onore e venerazione mi affidò la protezione della nostra Sezze. Fino a cinquant’anni fa, la mia festa rappresentava il culmine annuale di un lavoro di fede, di un’organizzazione e preparazione da rendere la città partecipe. Le strade e le piazze imbandierate e illuminate erano un’allegria di colori e luci. La festa religiosa e civile entrava in tutte le case, nelle strade, nelle piazze e infiammava ogni partecipante. Era una festa ricca di fuochi d’artificio, corse ciclistiche, corse di cavallo col fantino, bande musicali di alto livello e tombolate.
Sezze era in festa e ciò mi onorava e mi rallegrava. Da diversi anni, mi stanno appena, appena ricordando con festicciole di borgata di poco conto, con processioni semivuote e alcune volte senza gonfalone comunale. Ora, noto un risveglio improvviso dopo 902 anni dalla mia morte. Mi vogliono regalare una statua di bronzo e i fedeli si sono divisi sulla sua collocazione. Discussioni a non finire si stanno accavallando di giorno in giorno. Due delibere di Giunta e un Consiglio Comunale ancora indeciso che si appronta a varare un altro progetto.
Chi vuole innalzare il mio nuovo monumento a destra chi a sinistra, chi agli archi di San Lidano, chi alla rotonda di Cirio, chi alla chiesa di Santa Lucia in Via Sedia del Papa come se fosse il più importante problema paesano.
Fammi un favore, riferisci che sono pienamente soddisfatto delle mie spoglie sotto l’altare del Duomo e della statua posta sull’altare. È ora di chiudere questa lunga storia soprattutto perché mi addolora e rattrista.
Chiedo al popolo di Sezze solo venerazione e amore verso Dio di cui posso essere, unitamente a San Carlo, intercessore della protezione. Continuerò a illuminarlo nel cammino della vita di tutti i giorni per unire la Sezze civile e la Sezze Cristiana verso la strada dell’amore e della carità fraterna.
Il prossimo due luglio ricorre festa, dimenticate la statua e riflettete su ogni realtà della cittadina che a seguito della pandemia ha bisogno di una ripresa economica”. Mi lascia ancora dormire, salutandomi dolcemente.