La Procura di Napoli ha deciso di interrompere la collaborazione con Francesco Schiavone, noto anche con il soprannome di “Sandokan”.
L’ex capoclan dei Casalesi, che aveva avviato un percorso di collaborazione solo pochi mesi fa, si vede ora revocare il programma di protezione cui era stato sottoposto e tornare al regime di carcere duro.
La decisione della Dda, la Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, è arrivata in seguito alla valutazione delle dichiarazioni rilasciate da Schiavone nel corso della sua collaborazione.
Le dichiarazioni sono state considerate non utili alle indagini in corso, portando così alla conclusione del programma di protezione per l’ex boss mafioso.
Nel 2018 a scegliere di collaborare con la giustizia era stato il figlio primogenito, Nicola. Successivamente seguì la decisione di collaborare, nel 2021, da parte dell secondo figlio, Walter. Sono, invece, al momento in carcere altri due suoi figli, Emanuele Libero e Carmine, difesi dall’avvocato Paolo Caterino.
La fine della collaborazione di Sandokan, evidentemente non ritenuto attendibile dal Procuratore Capo di Napoli, Nicola Gratteri, significa anche la fine alla possibilità che il boss dei Casalesi rivelasse particolari per la provincia pontina: dalla morte di Antonio Bardellino agli affari nella discarica di Borgo Montello.
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