Discarica a Latina: i tecnici della provincia non avrebbero inserito nell’elaborato che individuava i siti papabili per il piano rifiuti provinciali i fattori escludenti e di attenzione derivanti dal Decreto legislativo 3 settembre 2020, n.121. Le prime osservazioni sul sito “Plasmon” porterebbero alla bocciatura della proposta
Per desumere l’esito negativo per la scelta individuata dalla Provincia di Latina, è sufficiente apprendere ciò che scrive Giorgio Libralato, tecnico esperto in materie ambientali e chiamato dal Comune di Latina e, in particolare, dal Sindaco Coletta a redigere, insieme al geologo Massimo Amodio, la perizia sui terreni ubicati in Migliara 45, nei pressi dello stabilimento Plasmon. Come noto, secondo la conferenza dei sindaci della provincia di Latina, datata 20 gennaio 2021, quel sito a Borgo San Michele dovrebbe ospitare la nuova discarica di inerti come previsto dal piano provinciale in ragione della chiusura del ciclo dei rifiuti sul territorio pontino.
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La decisione che ormai da settimane sta facendo discutere, sebbene fosse prevedibile già dall’estate scorsa, ha fatto nascere comitati ad hoc e organizzare manifestazioni e incontri, trovando il no perentorio del sindaco di Sabaudia Giada Gervasi, interessata dall’enventuale discarica poiché non lontana dal suo Comune e dal Parco Nazionale del Circeo.
Eppure, a quanto sostiene Libralato, che è lecito pensare inserirà queste prime osservazioni nella consulenza tecnica commissionatagli da Coletta, i tecnici provinciali del gruppo costituito dal Settore Ecologia e Tutela del Territorio avrebbero compiuto una svista dal momento che il decreto è del settembre scorso mentre il loro elaborato è stato pubblicato 4 mesi dopo..
Il decreto in oggetto, il n.21 del 3 settembre 2020, stabilisce, tra le altre cose, quali rifiuti possono entrare nelle “Discariche per rifiuti non pericolosi“. In teoria proprio il tipo di discarica che si intende, almeno da quanto dichiarato da più di un anno dal Presidente della Provincia Medici e dal Pd locale e regionale, realizzare a Borgo San Michele. Con tutti i ragionevoli dubbi del caso. Ad ogni modo, nelle discariche per i rifiuti non pericolosi possono essere ammessi: rifiuti urbani non pericolosi; rifiuti non pericolosi di qualsiasi altra origine che soddisfano i criteri di ammissione dei rifiuti previsti dal presente decreto; rifiuti pericolosi stabili e non reattivi che soddisfano i criteri di ammissione. Inoltre, è consentito lo smaltimento, senza caratterizzazione analitica, dei rifiuti urbani di cui al decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, classificati come non pericolosi nel capitolo 20 dell’elenco europeo dei rifiuti.
Nel documento provinciale, protocollato il 12 gennaio scorso, i tecnici incaricati hanno analizzato le aree, stabilendo anche i fattori escludenti, ossia che precludono ogni possibile localizzazione di impianti a causa della presenza di vincoli o di destinazioni di uso del suolo incompatibili con la presenza degli impianti stessi; fattori di attenzione progettuale, che rendono necessari ulteriori approfondimenti per valutare la realizzabilità degli interventi; fattori preferenziali, che per le loro caratteristiche intrinseche dovrebbero favorire la realizzazione degli impianti.
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Il punto dirimente sta qui. Secondo Libralato, i tecnici hanno ignorato il suddetto decreto soprattutto sul lato dei fattori escludenti o di attenzione per le aree individuate e ritenute idonee ad ospitare il temuto sito o i temuti siti (da ricordare che Fondi sarebbe stata l’altra città prescelta, salvo che il consiglio comunale ha votato per il no dopo la conferenza dei sindaci).
Ma c’è di più, perché sempre Libralato espone dalle pagine del suo blog osservazioni che, in qualità di consulente del Comune di Latina, non potranno non rientrare nella perizia.
“Come metodo di lavoro – si legge sul blog del geometra di Pontina “pontiniaecologia” – dopo aver acquisito la documentazione cartografica, si sono effettuati alcuni sopralluoghi sul posto per verificare la corrispondenza, di massima, per quanto riguarda gli insediamenti. È stata anche effettuata una ricerca presso la CCIAA di Latina per quanto riguarda le Ditte riportate nella segnaletica che si può acquisire dalla sede stradale. Solo uno dei capannoni esistenti risulterebbe attualmente non utilizzato.
“Pur essendo datata la previsione industriale di Prg del comune di Latina buona parte dell’area compresa come urbanisticamente in “industriale” risulta non edificata. Non è possibile verificare se tale area verde sia attualmente coltivata oppure lasciata come erbaio anche in considerazione che le Ditte risultanti titolari in catasto non hanno nel loro oggetto sociale l’attività agricola“.
“L’area a confine, separata dalla SP Migliara 45, con destinazione H rurale – prosegue Libralato – è molto popolata da insediamenti “a nastro” oppure con lottizzazione spontanee e alcuni insediamenti residenziali risultano anche sul lato della Migliara 45 adiacente o compresa l’area industriale. L’area indicata risulta divisa quasi a metà dalla SS 148 Pontina che, nel tratto interessato, è costituita da corsia separata da guard rail. È delimitata verso Latina dalla SP Migliara 45, verso Terracina dal canale Rio Martino. L’area verso mare comprende lo stabilimento industriale Heinz Italia spa e altra proprietà della stessa società in catasto terreni compresa tra la Migliara 45, la strada Novella e la SS 148 Pontina. Inoltre sulla Strada Novella si affacciano altre proprietà. L’area verso monte è invece compresa tra la SP Migliara 45, la strada Rio Martino (che costeggia il canale omonimo), la SS 148 Pontina e comprende diversi insediamenti e stabilimenti produttivi e commerciali, oltre ad una grossa parte ancora in catasto terreni. Tale area risulta percorsa dal Fosso in diagonale. Tale zona essendo separata dal canale Rio Martino dall’area industriale denominata dal Consorzio per lo sviluppo industriale ASI, ove ricade, “Pontinia” nel comune di Sabaudia quindi non compresa nell’incarico ricevuto“.
“Potrebbero quindi esserci delle criticità – scrive Libralato – oppure fattori escludenti o di attenzione nel comune di Sabaudia per il quale, il presente studio, dovrebbe essere integrato con le risultanze amministrative di Sabaudia. Il canale Rio Martino infine, sfocia in area di Parco Nazionale del Circeo. La presenza, in un raggio di circa 4 km dall’area in oggetto di impianti o depositi per rifiuti, da centrali o impianti di cogenerazione, a biomasse o biogas, la distanza inferiore a 5 km dal Bosco riserva statale Lestra della Coscia nel Parco Nazionale del Circeo, inferiore a 4 km dal centro abitato di Pontinia, ad alcuni insediamenti centri abitati (Borgo San Donato) e lottizzazioni (Colle d’Alba) evidenziano la necessità, nel caso di un progetto esecutivo per deposito di rifiuti o discarica della frazione non recuperabile di studi di VIA e VAS di cui non si ha notizia“.
“Volendo entrare poi nel dettaglio della ricerca in seguito all’incarico ricevuto vi sono da fare le ovvie precisazioni derivanti dal piano regionale dei rifiuti e dal relativo piano provinciale – continua Libralato – La mancata individuazione e regolamentazione degli ATO non consente di avere il dato certo dei quantitativi probabili di rifiuti che potrebbero arrivare nella zona. I dati inseriti quale fabbisogno provinciale nel piano regionale dei rifiuti sono datati e non tengono conto, quindi, in modo adeguato dell’evoluzione e dell’aumento della raccolta differenziata che, necessariamente, ridurranno i quantitativi da conferire nel sito indicato come probabile o comunque del sito o dei siti che saranno individuati che potrebbero avere quattro scenari: a) il conferimento di tutti i rifiuti finali della provincia non riutilizzabili o non riciclabili o non lavorabili; b) il conferimento del 50% (nel caso due sub ambiti provinciali) di tutti i rifiuti finali della provincia non riutilizzabili o non riciclabili o non lavorabili; c) il conferimento del 33,3% (nel caso tre sub ambiti provinciali) di tutti i rifiuti finali della provincia non riutilizzabili o non riciclabili o non lavorabili; d) il conferimento di tutti i rifiuti finali non riutilizzabili o non riciclabili o non lavorabili provenienti dall’impianto TMB di Rida Ambiente e della CSA di Castelforte che quindi potrebbero essere anche in quantitativo maggiore rispetto al fabbisogno provinciale“.
“Infine – conclude Libralato – si può ipotizzare che la necessità sia per un periodo che può da andare da 5 a 10 anni, sempre con necessità e quantitativi da stabilire, con un’altezza dell’invaso di cui non si ha notizia“.
Intanto, il 23 febbraio alle ore 9, si riunirà il consiglio comunale a Latina dove sarà presentata la mozione contraria al sito “Plasmon” presentata dai consiglieri Miele, Coluzzi, Carnevale, Valletta, Marchiella, Celentano, Calvi e Tiero: “Siti di stoccaggio rifiuti localizzati nel territorio del Comune di Latina. Determinazioni”.