KARIBU: LAVORATORI, SINDACATO E COMMISSARI AMMESSI COME PARTI CIVILI. NUOVE CONTESTAZIONI DELLA PROCURA

Liliane Murekatete e Marie Therese Mukamitsindo
Liliane Murekatete e Marie Therese Mukamitsindo

Caso Karibu-Aid: nuovo round dell’udienza preliminare per i sei indagati coinvolti nel caso della cooperativa e dei suoi satelliti

SI è svolta un’altra tappa dell’udienza preliminare del cosiddetto caso Karibu-Aid davanti al Giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Latina, Pierpaolo Bortone. Ad affrontare l’udienza preliminare, come indagati, la fondatrice della cooperativa Karibu, Marie Therese Mukamitsindo, i figli, Liliale Murekatete, moglie del deputato Aboubakar Soumahoro, Michel Rukundo e Richard Mutangana e altri collaboratori.

Ad essere contestata l’evasione fiscale e i reati tributari un merito alla gestione della cooperativa e dei suoi satelliti, su tutti il Consorzio Aid e Jumbo Africa, considerata dalla magistratura un vero e proprio veicolo per far arrivare i soldi in Ruanda e altri paesi esteri.

Il Giudice per l’udienza preliminare Bortone, con un’ordinanza di dieci pagine, ha accolto la costituzione di parte civile da parte dei lavoratori della cooperativa Karibu e del consorzio Aid (trenta persone) e anche quella del sindacato che difende i loro interessi, quelli di operatori non pagati o addirittura mai pagati: la Uiltucs Latina del segretario Gianfranco Cartisano. Le parti civili sono assistite dagli avvocati Giulio Mastrobattista e Atena Agresti. Un accoglimento che fa giurisprudenza in quanto, come sottolinea l’avvocato Mastrobattista, è la prima volta in Italia che viene dato il via libera alle parti civili che hanno avuto un danno diretto (i lavoratori) o indiretto (il sindacato) derivante da reati tributari.

Avevano richiesto di essere parti civili e hanno trovato accoglimento anche i commissari liquidatori di coop Karibu, Francesco Cappello, e consorzio Aid, Jacopo Marzetti, nominati dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy negli scorsi mesi. Dopo i sequestri derivanti dalla prima inchiesta, gli ispettori del ministero di Adolfo Urso hanno proposto l’adozione del provvedimento di liquidazione coatta amministrativa in quanto hanno ravvisato l’ipotesi di insolvenza delle società avendo maturato debiti in particolare verso l’erario. Peraltro, dopo aver letto la relazione del commissario Cappello, la Procura di Latina ha attivato nuovi approfondimenti investigativi sulla gestione Karibu.

Inoltre, oggi, il Procuratore Capo di Latina, Giuseppe De Falco, presente in udienza preliminare a rappresentare l’accusa, ha depositato una integrazione del capo di imputazione che contesta agli indagati altri soldi sottratti all’erario (redditi per gli anni 2018 e 2019) in ragione di fatture inesistenti emesse da Jumbo Africa. In tutto, la Procura, comprese le contestazioni già note, contesta agli indagati circa 2 milioni e 500mila euro di denaro derivante da reati tributari.

La modifica del capo d’imputazione ha fatto sì che, come richiesta dagli avvocati degli indagati, il Gup Bortone concedesse un termine a difesa e nuove notifiche ai medesimi indagati in quanto il sunnominato capo d’imputazione si è “arricchito” di ulteriore accuse. L’udienza preliminare è stata quindi rinviata al prossimo 15 dicembre.

Una giornata iniziata a mezzogiorno e finita intorno alle ore 13, diversamente dallo scorso 3 novembre quando fu una prova molto più probante per gli ex i vertici della ex coop i quali hanno avuto, davanti a un altro Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Latina, Giuseppe Molfese, l’interrogatorio di garanzia dopo gli arresti eseguiti dalla Guardia di Finanza di Latina il 30 ottobre, a carico della stessa Marie Therese Mukamitsindo e della figlia Liliane Murekatete, difese dagli avvocato Roccato e Borrè. Per questo ultimo procedimento, come noto, le accuse sono ancora più gravi: frode nelle pubbliche forniture, bancarotta fraudolenta patrimoniale (per distrazione) e auto-riciclaggio. Gli indagati hanno presentato ricorso al Riesame di Roma che dovrebbe pronunciarsi nella giornata di oggi o, al più, lunedì prossimo.

Gianfranco Cartisano nel corso della manifestazione di oggi, 3 novembre
Il segretario della Uiltucs Latina, Gianfranco Cartisano, nel corso della manifestazione del 3 novembre

Tornando all’udienza preliminare odierna, sono sei le persone che rischiano il rinvio a giudizio che verrà deciso o meno al termine dell’udienza preliminare: oltreché a Mukamitsindo, i figli Michel Rukundo e Liliane Murekatete, moglie del deputato ex Alleanza Sinistra-Verdi, Aboubakar Soumahoro, l’altro figlio della fondatrice di Karibu, Richard Mutangana, più Ghislaine Ada Ndongo e Christine Ndyanabo Koburangyira (legali rappresentanti delle società satelliti di Karibu all’epoca dei fatto contestati). Tutti devono rispondere dei reati fiscali contestati: dall’evasione alle fatture false. Mutangana, i cui fatti contestati si riferiscono al 2015 e sono a forte rischio prescrizione, è irreperibile né il suo avvocato Francesco Cossa è riuscito mai a parlarci.

Diventano quindi parti civili i lavoratori ex Karibu e Aid che non sono stati pagati da coop e consorzio e che hanno perso il lavoro, considerata anche la vicenda emersa con tutta la sua forza lo scorso dicembre 2022. Insieme a loro anche il sindacato Uiltucs che, nell’estate 2022, a pochi mesi dai sequestri di Karibu e Aid avvenuti a dicembre 2022, ha denunciato per primo la situazione, tra stipendi non pagati e altre irregolarità.

LE TAPPE VERSO IL PROCESSO – La vicenda giudiziaria è molto articolata. A febbraio 2022, un passaggio giudiziario aveva lasciato presagire di come le indagini condotte dalla sezione della polizia giudiziaria della Polizia di Stato e dalla Guardia di Finanza di Latina, con il coordinamento dei sostituti procuratori Giuseppe Miliano e Andrea D’Angeli, fossero solide o comunque avessero tenuto anche di fronte ai ricorsi degli indagati. Tanto è che l’udienza preliminare odierna è stata poi fissata a giugno scorso.

Il Tribunale del Riesame di Roma, infatti, aveva respinto il secondo ricorso presentato da Marie Therese Mukamitsindo e dal figlio Michel Rukundo che chiedevano la revoca dell’interdizione di contrattare con la pubblica amministrazione e di esercitare imprese e uffici direttivi di persone giuridiche, per la durata di 1 anno. La misura, disposta dalla Procura di Latina, che contesta a madre e figlio l’evasione fiscale, ha previsto anche un sequestro da oltre 650mila euro, di cui 639.455,28 euro nei confronti di Muakmitsindo e il rimanente a carico di Rukundo e dell’altra figlia Liliane Murekatete, compagna del deputato del Gruppo Misto, Aboubakar Soumahoro.

A gennaio 2023, il collegio dei giudici del Riesame di Latina, presieduto dal giudice Gian Luca Soana, aveva respinto invece i ricorsi presentati dalla fondatrice della coop Karibu, Marie Therese Mukamitsindo, e dal figlio Michel Rukundo, assistiti dagli avvocati Luca Marafioti e Fabio Pignataro.

Mukamitsindo e il figlio Rukundo chiedevano la revoca dell’altra misura disposta dal Giudice per le indagini preliminari, Giuseppe Molfese, cioè quella in riferimento ai sequestri.

Il Riesame con il secondo provvedimento piuttosto netto aveva respinto il ricorso contro l’interdizione a operare con la pubblica amministrazione, presentato dagli stessi avvocati Marafioti e Pignataro. Nel motivare il rigetto del ricorso, i giudici del Tribunale di Roma avevano evidenziato un quadro non proprio a favore di madre e figlio, stigmatizzando la gestione dei fondi pubblici ottenuti grazie alla cooperativa Karibu e ai suoi satelliti: “un sistema fraudolento” con cui la coop avrebbe sottratto “importi significativi all’imposizione fiscale“.

“La personalità” dei due ricorrenti “oltre a essere indicativa di una certa spregiudicatezza, si inserisce in un sistema connotato da rilevanti opacità nella gestione degli ingenti fondi assegnati alla cooperativa sociale e agli altri enti coinvolti“. Fondi, peraltro, che secondo il Riesame, sono stati utilizzati per scopi difformi dalla ragione per cui venivano erogati come, ad esempio, un acquisto di beni di lusso la negozio romano del marchio “Ferragamo”, nonché destinati all’estero in circostanze non chiarite.

Come noto, è stata diversa la strategia per la figlia della fondatrice e moglie del deputato Aboubakar Soumahoro, Liliane Murekatete, difesa dall’avvocato Lorenzo Borrè, che ha rinunciato a presentare ricorso per entrambi le misure restrittive.

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