ITRI. IL PAPOCCHIO È SBROGLIATO: DI BIASE RIMANE AL SUO POSTO. E FARGIORGIO ESULTA

Andrea Di Biase e Antonio Fargiorgio

Cala il sipario sulla querelle tra minoranza e Sindaco di Itri: il vice Sindaco Di Biase non decade da assessore nonostante le sue dimissioni da consigliere comunale

Vittoria Maggiarra
Vittoria Maggiarra

A novembre la consigliera comunale Vittoria Maggiarra, che precedentemente sosteneva la Giunta di Antonio Fargiorgio, scrive una lettera indirizzata a Sindaco e amministrazione, sulla scorta di un parere dell’Amministrazione Statale Centrale – Ministero dell’Interno Dipartimento per gli Affari Interni e Territoriali, in cui sostiene che il vice-sindaco Andrea Di Biase, una volta dimessosi dallo scranno nell’assise comunale, non avrebbe potuto più continuare ad occupare la carica di Assessore ai servizi sociali.

Una tesi che Maggiara credeva di poter supportare in quanto la sua nomina ad assessore presupponeva la carica di consigliere comunale e ne costituiva una chiara derivazione politico-funzionale.
Inoltre, l’ex Presidente della Commissione Bilancio Maggiarra, insieme al consigliere pentastellato Osvaldo Agresti, avevano sostenuto che, stante la situazione di Di Biase, anche tutti gli atti o le delibere ecc. che aveva votato fossero stati gravati di nullità: un’evenienza molto pericolosa in ragione del fatto che tra questi avrebbero potuto esserci provvedimenti importanti e/o con scadenze dirimenti. I due, da ultimo, avevano ventilato un’ipotesi di danno erariale, trovando però la ferma contrarietà del Sindaco e del segretario generale Feola il quale aveva risposto che nei Comuni fino a 15,000 abitanti, come nel caso di Itri, non vige alcuna incompatibilità fra la carica di consigliere comunale e quella di assessore. E dunque nessuna derivazione politico-funzionale.

Insomma, un garbuglio, o un papocchio che dir si voglia, che si era tradotto in una mini crisi politica, amministrativa e istituzionale.

Maria Rosaria Trio, Prefetto di Latina dal novembre 2017

A sparigliare le carte, però, e a dare ragione all’amministrazione guidata dal sindaco Fargiorgio, ci ha pensato il Prefetto di Latina Maria Rosa Trio la quale, interpellata dal primo cittadino itrano, ha richiesto, come Maggiarra, un parere interpretativo al Ministero dell’Interno. L’esito è stato favorevole a Sindaco e amministrazione (il segretario generale Feola) poiché il Prefetto, riportando l’intervento dell’Interno, ha chiarito che le due cariche – consigliere comunale e assessore – sono distinte e nei Comuni come Itri, con popolazione inferiore a 15.000 abitanti, non vi è un’incompatibilità strutturale tra la carica di consigliere e quello di assessore; dunque, le dimissioni dalla carica di consigliere non determinano automaticamente il venir meno della carica di assessore interno, salvo casi specifici quali la diversa volontà dell’assessore/consigliere o una revoca da parte del Sindaco.

FARGIORGIO
Il sindaco di Itri Antonio Fargiorgio

Così, dopo mesi di tribolazioni, dubbi, esegesi e timori, il sindaco Fargiorgio esulta: “Non ho mai avuto dubbi sul fatto che le dimissioni da consigliere dell’architetto Di Biase non si estendessero alla carica assessorile, trattandosi evidentemente di incarichi diversi e soprattutto ben sapendo, da operatore del diritto, che le norme che riguardano i casi di ineleggibilità, decadenza, revoca della carica di assessore siano da considerarsi di stretta interpretazione e quindi applicabili alle sole ipotesi espressamente contemplate e previste dalla legge. E l’ipotesi contestata dalla consigliera di minoranza non rifletteva alcun caso previsto dalla legge. Tutto qui“. Eppoi l’avvocato di Itri aggiunge togliendosi alcuni sassolini dalle scarpe: “Mi fa piacere che gli organi preposti leggano ed interpretino correttamente le norme così come facciamo noi. E pensare che ci vengono, chiaramente a questo punto in maniera totalmente infondata, lanciate accuse di incompetenza, di illegalità, di illegittimità degli atti. Ma alla fine i fatti dicono tutt’altro e ci danno ragione ed ulteriore entusiasmo di operare per il bene di Itri e non per meri interessi personali, che non ci appartengono“.

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