Uno dei problemi della società odierna è la sostenibilità economica del Welfare, sempre più oggetto di tagli da parte dei governi occidentali, che sono alla ricerca di misure economiche per risollevare la situazione dei paesi.
In questo senso riceviamo e pubblichiamo una lettera di una mamma di Latina, amareggiata per la situazione di disagio in cui versa il proprio figlio, e di conseguenza tutta la famiglia, per la mancanza di servizi dedicati ai disabili.
“SONO AMAREGGIATA”
“Sono una mamma lavoratrice con un figlio autistico ventenne che ha terminato le scuole ed è costretto a rimanere a casa nella speranza di vedere i propri diritti rispettati. E sono amareggiata.
Da diversi mesi infatti ho cercato di inserire mio figlio nelle realtà locali di assistenza ma, al momento, non ho avuto alcun riscontro dalle istituzioni, se non frasi aleatorie come: “bisogna aspettare… Bisogna vedere”.
Rimanere a casa per una persona autistica, vuol dire isolarsi ancora di più dal mondo e non avere quindi la possibilità di aprirsi agli altri e crescere.
Tutta la famiglia è coinvolta, e ogni componente dovrà rinunciare ad ampi spazi del proprio tempo per dedicarsi all’assistenza del familiare meno fortunato. Con tutte le conseguenze del caso.
Come cittadina e lavoratrice ho sempre creduto e sempre crederò nello Stato e nelle istituzioni repubblicane, ma situazioni come questa dovrebbero far riflettere sul tipo di società che abbiamo creato e che lasceremo ai nostri figli e nipoti.
Quando in una società non si ha attenzione verso gli ultimi e i bisognosi vuol dire che ci troviamo di fronte ad una mancanza di solidi valori che stanno alla base della civiltà.
Il grado di civiltà di una società si misura soprattutto dalle attenzioni che essa riserva e per le energie che spende a favore delle categorie più deboli
Ricordo con commozione e partecipazione le parole del segretario di stato vaticano Pietro Parolin e auspico che siano di insegnamento a chi governa la nostra città e il nostro paese.