Come ricordato ieri sera alla presentazione del volume Arte nei Lepini al Museo Cambellotti, stamattina il sindaco Damiano Coletta, insieme a David Sassoli, Presidente del parlamento Europeo, Alessandro Palazzotti, vicepresidente di Special Olympics Italia, Samuel Kennedy Shriver, discendente della famiglia Kennedy, Giovanna Campoli, autrice della scultura, Gianni Di Pietro, presidente della Fondazione Varaldo Di Pietro, l’assessore della Regione Lazio Paolo Orneli, la Prefetta di Latina Maria Rosa Trio, il vescovo Mariano Crociata, l’atleta Devis D’Arpino e la violoncellista Anastasia Petryshak, ha inaugurato il primo monumento europeo all’inclusione, donato dalla fondazione Varaldo di Pietro per ricordare Eunice Kennedy Shriver fondatrice di Special Olympics.
“Deus ex machina”, questo il titolo del gruppo scultoreo di Giovanna Campoli, inaugurato questa mattina al Parco San Marco, si colloca alla fine delle numerose attività di sensibilizzazione che la giunta Coletta sta portando avanti da due anni. Se ripercorriamo le tappe salienti, dalla rimozione dell’intitolazione dei giardinetti al semisconosciuto Arnaldo Mussolini, al parco Q4-Q5 dedicato alla giornalista Susetta Guerrini, arrivando al
monumento a Sandro Pertini, la targa per Peppino Impastato e la statua in memoria degli Alpini, Latina si sta muovendo per, finalmente, emanciparsi e svecchiarsi, sorgendo dalla Damnatio Memoriae in cui spesso viene condannata. Ben venga il monumento all’inclusione perché, come ricorda David Sassoli “dobbiamo continuare a far crollare muri
e dobbiamo investire di più sull’inclusione”.
Per inclusione (specie quella sociale) non intendiamo solo porti aperti, venite tutti qui, come certi soggetti amano riempirsi la bocca. Il fine ultimo dell’inclusione è garantire “l’inserimento di ciascun individuo all’interno della società indipendentemente dalla presenza di elementi limitanti.” Ed è quello che fanno le Special Olympics dal 1968, anno in cui vennero fondate : 180 i Paesi che adottano il programma Special Olympics, 1.114.697 i volontari che aiutano a realizzare ogni anno circa 103.540 grandi eventi. Vuol dire disabili, persone down, persone non incluse, tagliate fuori. A riguardo Damiano Coletta ricorda che questo è di fatto un monumento ai valori dell’inclusione, dell’integrazione e della solidarietà.
Senza spostarci di tanto il Sindaco ricorda Il Manifesto di Ventotene (Per un’Europa libera e unita. Progetto d’un manifesto, 1944, ndr) formulato da Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi, considerato uno dei testi
fondanti della Comunità Europea moderna, che in questi tempi incerti diventa fondamento per salvare l’umanità, sia fisica, sia morale.
Se non si riesce a vedere più in là e a capirne il valore allora c’è qualcosa che non va, come se in questa città non si riuscisse più a leggere il valore educativo dell’arte, la sua capacità di comunicare alla parte più emozionale dell’uomo. E se l’opera può non incontrare il favore estetico di tutti, lasciamogli il valore educativo e funzionale, perché, come ha ricordato il sindaco dobbiamo saper accettare le diversità, saper tutelare le persone più fragili. E forse a Latina abbiamo ancora molta strada da fare.