Il termovalorizzatore ad Aprilia: l’ultimo progetto presentato da una delle società riconducibile al patron di Rida Ambiente, Fabio Altissimi
A darne notizia è l’edizione odierna de “Il Sole24ore” che riporta anche una dichiarazione dell’imprenditore Altissimi il quale, tramite Rida Ambiente srl, gestisce, come noto, l’impianto di trattamento meccanico biologico in Via Valcamonica ad Aprilia. Una struttura che, come noto, lavora l’indifferenziato della provincia di Latina (e non solo).
Secondo quanto emerge dal quotidiano di Milano, il nuovo progetto è un ulteriore rispetto a quello già incardinato nella conferenza dei servizi indetto dalla Regione Lazio, vale a dire quello proposto dalla società M.T.S. (sempre riconducibile al gruppo Altissimi) che prevede di lavorare il rifiuto in arrivo e trasformarlo in ecoballe di CSS – Combustibile Solido Secondario – destinate ad essere bruciate negli inceneritori.
Ora, invece, la società Crea Plant srl, che ha sede ad Aprilia ed è controllata da Altissimi stesso, ne presenta uno suo di inceneritore o termovalorizzatore che dir si voglia. L’istanza sarebbe stata presentata lunedì sera presso la Regione Lazio per la valutazione di impatto ambientale, con tanto di bonifico da oltre 32mila euro per le spese di istruttoria. “Intendiamo utilizzare – dichiara Altissimi a “IlSole24ore” – come combustibile quella quota di materiale non riciclabile della provincia di Latina che avanza dopo la raccolta differenziata”.
L’impianto lavorerebbe, nelle intenzioni del progetto, 437mila tonnellate l’anno e il calore sviluppato da 220 megawatt servirebbe ad alimentare una rete di teleriscaldamento per le abitazioni di Aprilia. C’è di più perché la società di gestione dell’impianto è pronta a emettere azioni da 50 euro destinate ai cittadini di Aprilia che avrebbero in cambio gli eventuali dividendi.
Insomma, il gruppo Altissimi pensa in grande e vorrebbe coinvolgere la popolazione. Chissà però cosa ne penseranno i cittadini con i quali lo stesso gruppo ha dimostrato di non avere così buoni rapporti, considerata anche una corposa causa intentata a tutti coloro che denunciarono, con un documento, il presunto inquinamento prodotto dall’impianto Tmb. Staremo a vedere. Ad ogni modo, come sempre in questi casi, il modello danese di termovalorizzatore viene richiamato come fosse un mantra da spendere alla bisogna.
LA NOTA UFFICIALE DI “CREA PLANT” SRL –
Il 23 maggio è stata presentata dalla società Crea Plant (Gruppo Altissimi) la Paur per la realizzazione di un impianto di produzione di energia elettrica e teleriscaldamento con impiego di rifiuti combustibili.
Il Progetto proposto nell’ambito della Provincia di Latina, è ad iniziativa privata, per un valore di circa 410 milioni di euro.
Il progetto della Crea Plant prevede l’utilizzo di soli rifiuti derivanti dallo scarto del trattamento dei rifiuti da raccolta differenziata ma che non sono in alcun altro modo riciclabili, e gli scarti provenienti da altri impianti di trattamento rifiuti che attualmente trovano (quando la trovano) destinazione verso discariche italiane o estere, se non restano addirittura stoccati per mesi sui piazzali di stoccaggio di molti impianti, senza trovare un’adeguata collocazione.
I rifiuti trattabili annualmente (circa 437.000 t/anno), saranno destinati ad una forma di recupero e nel contempo influiranno sulla diminuzione dei conferimenti in discarica che l’Europa vuole ridotti al 10% nel 2035. L’impianto utilizza le migliori tecnologie disponibili per produrre energia elettrica (per una capacità di 220 MWt), e per il recupero delle polveri e delle ceneri (recuperate per il 97%) derivanti dalla combustione evitando emissione in atmosfera di macro e microinquinanti.
Al pari di altri impianti quali quello di A2A a Brescia o quello di Copenaghen, è anche in grado di fornire acqua calda alla cittadinanza del Comune di Aprilia. La struttura (alla cui creazione hanno contribuito professionisti di grande prestigio), contrariamente all’immaginario comune, è stata disegnata per non avere un impatto significativo sull’ambiente, ricoperta di verde e dalle forme armoniose che ne mimetizzano il complesso.
Insomma, una dimostrazione di come un impianto possa essere un esempio di tecnologia green rispettoso di tutte le normative e gli obiettivi imposti dall’UE, e nel contempo una occasione per il territorio anzichè un peso.
Le scelte del management non si sono concentrate unicamente sulle migliori tecnologie e sul design ma hanno lavorato intensamente sulla possibilità di cambiare il volto alla gestione di un impianto così importante e strategico.
La volontà è quella di superare la sindrome di Nimby rendendo partecipe la cittadinanza dell’iniziativa, da qui la scelta di trasformare la compagine societaria, dopo l’approvazione del progetto e prima della sua realizzazione, in società per azioni ad azionariato diffuso, con la possibilità per ogni cittadino di acquisire azioni e diventare così parte attiva del progetto e della gestione: una iniziativa unica nel suo genere, almeno in questo specifico settore che è quello che incontra maggiore ostracismo della popolazione e delle associazioni ambientaliste.
Il progetto non inciderà in senso sfavorevole al raggiungimento degli obiettivi relativi all’aumento della raccolta differenziata o al raggiungimento di più alte percentuali di riciclo di materiali, ma si inserirà in un contesto in cui contribuirà al raggiungimento dell’equilibrio e dell’efficientamento impiantistico della gestione dei rifiuti, e contribuirà al raggiungimento dell’autosufficienza impiantistica della Provincia di Latina, e alla chiusura del ciclo dei rifiuti, consentendo il massimo sfruttamento del principio di prossimità, con indiscutibili vantaggi economici (per tutti gli operatori di settore, per i comuni e anche per i cittadini per i riflessi che solo un sistema integrale di gestione dei rifiuti comporta sulla TARI) oltre che pratici nella gestione dei rifiuti, anche nell’ottica della futura entrata in funzione delle EGATO.
Un progetto più che mai attuale e coraggioso se solo si pensi alla pandemia e alla situazione di difficoltà nelle importazioni verificatasi in tutto il mondo, all’aumento dei combustibili e delle fonti di energia, alla dipendenza energetica (dal gas in particolare ma anche dal carbone) dagli stati stranieri. Situazioni che, mostratesi in tutta la loro pericolosità e criticità obbligano ad un cambio di rotta, ad entrare nell’ottica di utilizzare al massimo delle possibilità sia le fonti rinnovabili proprie, sia le fonti alternative quali quella prodotta dai rifiuti. Contribuendo al processo di decarbonizzazione e al minore sfruttamento dei carburanti fossili con tutti i conseguenziali effetti anche sulla tutela dell’ambiente e della salute pubblica.