Arresti a Sabaudia: salvaguardare le concessioni balneari era per il Sindaco Giada Gervasi un modo per conservare il proprio consenso politico. Così pensano gli inquirenti che mettono in risalto due situazioni irregolari
Quando i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Latina si interessano alla questione delle concessioni balneari di chioschi e stabilimenti a Sabaudia si trovano davanti una situazione debitoria diffusa. Ecco perché i militari dell’Arma parlano di favoritismi verso tutti i concessionari del lungomare di Sabaudia, una vera miniera d’oro che attira a sé il turismo da ogni parte d’Italia, in particolare da Roma. Eppure, Gervasi, pressata dal Presidente dei balneari Lazio Sud Mario Gangi e dal Presidente dell’associazione categoria Emanuele Avagliano, che le ricordava le lamentele dei balneari morosi, avrebbe ceduto e con lei la sua stagione amministrativa.
I canoni per le concessioni balneari, infatti, vanno pagati annualmente, pena la procedura di decadenza così come previsto dal Codice della Navigazione (articolo 47): la tagliola scatterebbe infatti nei confronti dei titolari degli stabilimenti balneari che non avessero sanato la posizione debitoria.
E a vedere lo stato dell’arte del mare di Sabaudia non c’è da rallegrarsi. Tra gli anni che vanno dal 2014 e il 2019 mancano nelle casse del Comune 157.755 euro: si va dal debito di quasi 19mila euro di Iannone Beach Break ai 17mila euro de La Capanna o gli oltre 10mila euro di Mario Gangi, gli 11mila de Lo Scoglio, i 17mila di Oasi di Kufra o gli oltre 10mila euro di Tony La Maga Circe fino ai poco più di 2mila euro di Saporetti eccetera eccetera.
Secondo il Giudice per le indagini preliminari Giorgia Castriota, che ha firmato l’ordinanza con cui sono state sottoposte ai domiciliari 12 persone e al divieto di dimora altre quattro, il Sindaco di Sabaudia Giada Gervasi, pur conoscendo l’ingente evasione dei Canoni demaniali marittimi – senza contare ben sei abusi edilizi dello stabilimento del co-indagato Mario Ganci, Presidente del sindacato Italiano Balneari Lazio Sud (Sib) e titolare de “La Caravella” sul lungomare di Sabaudia – avrebbe comunque indotto il Capo Settore Finanza del Comune Antonio Vitelli a revocare il procedimento di decadenza delle concessioni demaniali.
Una preoccupazione, quella di Gervasi, dovuta non per arricchimento personale, ma perché ben consapevole che il favore di titolari di chioschi e stabilimenti significano a Sabaudia voti e quindi consenso politico. A tal punto che quando viene a sapere di un interessamento del consigliere d’opposizione Giovanni Secci a favore di Ganci e degli stabilimenti in genere, Gervasi cerca in tutti i modi di far revocare il provvedimento di revoca sia a Vitelli nei confronti de “La Caravella” sia al nuovo Capo settore Suap Claudio Leone. Peraltro quest’ultimo si ritrovò catapultato in quella posizione amministrativa proprio perché il Capo Settore precedente avrebbe voluto revocare le concessioni, in ragione di mancati pagamenti del canone da parte dei concessionari. A quanto riportano gli inquirenti, Gervasi avrebbe peraltro fatto in modo di creare una situazione di stallo negli uffici, attuando un rimescolamento di funzioni anche attraverso spostamenti dei dipendenti. L’ammuina amministrativa per guadagnare tempo.
La revoca dei provvedimenti – secondo il Gip – sarebbe stata funzionale al Sistema Sabaudia (lo chiamano proprio così nell’ordinanza) per mantenere il potere politico. E l’ombra dell’opposizione pronta a cavalcare il malcontento ha indotto Giada Gervasi a cadere probabilmente nell’errore morale, politico e amministrativo (un Sindaco non può interloquire su procedure amministrative di tal genere), al di là degli aspetti penali, di voler ottenere a ogni costo la revoca di provvedimenti che i dipendenti comunali dovevano fare, soprattutto per non incorrere in danni erariali di cui poi avrebbero risposto personalmente e a caro prezzo.
Per la questione di Mario Gangi (per inciso Presidente del balneari Lazio Sud, quindi tenuto molto in considerazione), Gervasi riesce a far revocare il provvedimento a Vitelli che per questo risulta indagato.
“E vabbè Sindaco io… – dice intimidito il Capo Settore Finanza – ho cominciato il procedimento e lo concludo“. Gervasi: “E come lo concludi?“. Vitelli: “Dicendo che non ero titolato“. Secondo gli inquirenti si tratta di vere e proprie pressioni che inducono il dipendente (Capo Settore Finanze) a tornare sui suoi passi e ad alzare bandiera bianca.
Va diversamente, invece, per il chiosco “La Rosa dei Venti” che appartiene alla coppia di coniugi Polidoro e Cestra. Giuseppe Gianni Polidoro (indagato), appuntato del Raggruppamento Carabinieri Biodiversità di Fogliano, con la responsabilità di manutenere il verde all’interno del Parco Nazionale del Circeo, è il padre del Segretario personale del Sindaco Gervasi, Stefano Polidoro.
Il problema è che la famiglia Polidoro dà in subaffitto a una cooperativa, la Cum Quibus, il remunerativo chiosco che frutterebbe circa 350mila euro in 5 mesi di lavoro. Una pratica che, sottolineano i Carabinieri, non può essere attuata, secondo le norme che regolano questo tipo di concessione, in particolare in riferimento a chi chiede la Scia dell’inizio lavori. E ad essere cosciente di questo è il Responsabile del Demanio Marittimo Rossana Del Duca (secondo il Gip fatta rimuovere dal Dirigente d’area Carlo Collecchia) e anche il suo sostituto Claudio Leone il quale, nelle intercettazioni, imbeccato dal Sindaco e dall’Assessore Palmisani, dirà: “Io faccio il mio dovere e basta“.
Leone fu invitato da Gervasi anche a un non consono caffè fuori dagli uffici comunali. Oggetto dell’argomento: il chiosco dei genitori del membro dello staff del Sindaco, Polidoro. Tuttavia il Dirigente non cede e continua a ripetere che la concessione a “La Rosa dei Venti” va revocata. Al che il sindaco Gervasi lo rimprovera aspramente e Leone viene “minacciato soltanto perché aveva intenzione di far revocare, in maniera del tutto legittima, la concessione demaniale ai titolare de La Rosa Dei Venti“.
Dopo un incontro con Leone, Gervasi riferisce al co-indagato consigliere di maggioranza Dapit: “Gli ho fatto uno shampoo…guardi noi le abbiamo ridato fiducia (ndr: dopo la vicenda di Via Arezzo per cui Gervasi ritiene che Leone si sia comportato male), ritengo però che lei debba ben conservarla…perché io comunque la sto controllando…proprio com’è…uomo avvisato mezzo salvato gli ho detto…“.
Fatto sta che Leone va dritto per la sua strada e firma la revoca delle concessione, tanto è che Gervasi se la prende anche con la sua Asseossora Emanuele Palmisani la quale non l’avrebbe fermato. Nei confronti del Responsabile del Suap Leone, Sindaco e Assessore esprimono delusione sostenendo che quell’atto assolutamente legittimo e improntato al rispetto delle leggi sia in realtà un atto ostile. La revoca dell’autorizzazione a La Rosa Dei Venti viene percepita da Gervasi e dagli assessori Palmisani e Macale come un segno di debolezza politico, ossia una circostanza per cui può emergere che l’esecutivo stesso non è più in grado di salvaguardare gli interessi dei balneari, temuti fino all’inverosimile.
Gli inquirenti, su tale episodio, hanno un preciso pensiero: c’è un “ben evidente interesse di natura politica, essendo gli imprenditori balneari i reali artefici delle sorti politiche di Sabaudia. Tra costoro e l’amministrazione intercorre un’alleanza, in virtù della quale i primi garantiscono il proprio sostegno alla Giunta Gervasi e questa, in cambio, si fa carico di tutelare le attività balneari anche se irregolari“. Pressata da
Da una parte il potere di ricatto del voto, dall’altra l’agognato desiderio di non perdere consensi. In mezzo, il lungomare di Sabaudia e tutto ciò che è stato perso.