Dopo l’uccisione di Cesare alle Idi di marzo del 44 a.C. su Cicerone gravava il sospetto che fosse a conoscenza della congiura. Non a caso, dopo l’assassinio, uno dei congiurati, Bruto, lo aveva indicato come il difensore delle libertà repubblicane. Dopo la morte di Cesare, l’oratore di Arpino aveva assunto un ruolo strategico. Il suo obiettivo politico era poggiare sulla protezione di Ottaviano, intendendo ricostituire una fazione a favore delle peculiarità del Senato. Sul versante opposto stava Marco Antonio, nel frattempo diventato il leader dei popolari. Contro Antonio Cicerone si scagliò con forza, pronunciando alcune violente orazioni (si pensi alle “Filippiche”).
LA FUGA A FORMIA LONTANO DA MARCO ANTONIO
Ottaviano fece tuttavia un accordo politico con Antonio e con Lepido dando vita al c.d. “Secondo Triumvirato della storia repubblicana”. Cicerone fu allora spinto, inserito nelle liste di proscrizione, a rifugiarsi nella sua villa di Formia. I sicari dei triumviri lo raggiunsero, gli mozzarono la testa e la portarono ad Antonio, che ordinò di tagliargli anche le mani che avevano scritto le Filippiche e di esporre testa e mani ai rostri. Racconta inoltre Cassio Dione che Fulvia, la moglie di Antonio, prese la testa, aprì la bocca, estrasse la lingua che aveva parlato contro il marito e la trafisse con lo spillone che usava per raccogliere i capelli.
ERASMO PERSEGUITATO DA DIOCLEZIANO E MASSIMIANO
Non più felice fu l’epilogo del martire cristiano Erasmo, patrono di Formia. La biografia di Sant’Erasmo è a metà fra storia e leggenda in mancanza di fonti documentarie coeve che narrino con certezza gli eventi della sua esistenza. Egli nacque nel III secolo dopo Cristo ad Antiochia ed è morto nel 303, in seguito alle persecuzioni degli Imperatori Diocleziano e Massimiano. Di famiglia benestante, sembra che abbia studiato a Roma e che la sua fede fu manifestata fin dall’infanzia.
VESCOVO IN ASIA MINORE
Intorno ai quarant’anni divenne vescovo di Antiochia. Secondo la “Passio”, scritta nel VI secolo e di carattere religioso-leggendario, quando scoppiò la persecuzione contro i cristiani da parte di Diocleziano e Massimiano, Erasmo era già vescovo. Per cercare di sfuggire alla persecuzione, si nascose per sette anni in una caverna del monte Libano. Ritornato in città con l’intenzione di affrontare anche la morte pur di diffondere la fede in Cristo, fu arrestato e condotto al Tribunale dell’Imperatore.
LA FUGA IN ILLIRIA
Il Tribunale tentò di indurlo di fare un sacrificio agli dei e a rinunciare alla sua fede. Erasmo rimase saldo nella sua posizione venendo così tradotto in carcere. Liberato per miracolo, secondo la tradizione religiosa, dall’intervento dell’Arcangelo Michele, si recò nell’Illirico. Qui in sette anni di predicazione, convertì un elevato numero di persone. Arrestato di nuovo, stavolta per ordine di Massimiano, fu condotto a Sirmio, l’attuale Sremska Mitrovica in Serbia, dove in segno di sfida abbatté un simulacro convertendo le popolazioni locali. Le stesse furono successivamente uccise.
EVISCERATO E LEGATO AD UN ARGANO
Erasmo, dopo essere stato ancora tormentato orribilmente, fu rinchiuso in carcere. Fu liberato allora dall’arcangelo Michele che lo condusse a Formia, e qui, sette giorni dopo, spirò il 2 giugno 303, essendo stato martirizzato, pare, tramite eviscerazione (gli furono strappati gli intestini) e leggenda vuole che le visceri gli fossero legate ad un argano (macchina a trazione verticale per sollevare carichi). Un dipinto del pittore francese Nicolas Poussin (XVII secolo) ritrae proprio tale scena per raffigurare il martirio del Santo.
IL CORPO SEPOLTO A GAETA
Fu sepolto dal vescovo formiano Probo nella parte occidentale della città, nei pressi dell’anfiteatro (oggi teatro) e il suo corpo rimase in quel luogo fino alla traslazione nel castro di Gaeta. Trent’anni dopo le invasioni saracene del IX secolo, proprio a Gaeta, il vescovo Bono ed il patrizio Docibile, essendo state rinvenute le ossa nella chiesa di S. Maria del Parco, fecero erigere una chiesa (oggi Cattedrale) in onore del Santo.
I RECENTI FATTI DI CRONACA IN LINEA CON LA TRADIZIONE
L’uccisione dell’avvocato Mario Piccolino avvenuta nel maggio 2015, e ucciso dall’ex simpatizzante di destra Michele Rossi con un colpo di pistola calibro 22 illegalmente detenuta, sembra inserirsi perfettamente nella millenaria storia di Formia: una storia fatta anche di sangue e di violenze, come ricorda il giornalista e scrittore Salvatore Minieri nel suo “Pascià“, non solo di bellezze archeologiche e naturali.