IL CLAN FORNITI ALLA CONQUISTA DI APRILIA. DDA: “IL SINDACO PRINCIPI LI AGEVOLAVA”. ECCO TUTTE LE ACCUSE

Mafia Aprilia: ecco i ruoli e la gestione del sodalizio capeggiato da Patrizio Forniti, fondatore di un clan autoctono

Un vero clan al cui vertice incontrastato c’era lui, Patrizio Forniti, in grado di fornire droga a più di un sodalizio sul territorio pontino, tra cui i Di Silvio e i Travali, e in rapporti con altri broker di peso come Gianluca Ciprian e tanti altri.

Secondo la DDA di Roma, Forniti gestiva ben due associazioni per delinquere: una di stampo mafioso finalizzata a rapine, estorsioni, usure, oltreché alla capacità di reinvestire il denaro in attività economiche, orientare anche gli appalti pubblici e condizionare il voto, tanto da procurare le preferenze a ben determinati personaggi; l’altro, definita un ramo d’azienda, dedita allo spaccio di droga, in cui il boss 52enne primeggiava nel nord della provincia di Latina.

Secondo la DDA, a far parte dell’associazione mafiosa, sono Patrizio Forniti, Luca De Luca, Marco Antolini, Ivan Casentini, il deceduto Maurizio Dei Giudici, Luigi Morra, Antonino Ziino, Nabil Salami, la moglie di Forniti, Monica Montenero (chiamata da De Luca “Mammasantissima”), la figlia di Forniti, Yesenia e Riccardo Venditti detto Roberto. Spaccio, estorsioni e usure contro attività commerciali della città, armi, controllo del territorio, supremazia verso altri clan che osavano avvicinarsi alla città. Ma, soprattutto, la pretesa si acquisire in modo diretto o indiretto la gestione delle attività economiche, di appalti e servizi pubblici tramite l’attuale Sindaco Lanfranco Principi, all’epoca delle indagini vice sindaco di Aprilia, eletto con la lista Unione Civica nel 2018 anche grazie ai voti del clan Forniti. Il primo cittadino apriliano, finito ai domiciliari, agevolava l’aggiudicazione di appalti comunali a ditte riconducibili al gruppo mafioso, come nel caso della Nuova Tesei Bus.

I membri di vertice dell’organizzazione sono il pregiudicato Luca De Luca (67 anni), Marco Antolini (55 anni) e il nipote di Forniti, Ivan Casentini (45 anni). Il gruppo, secondo gli inquirenti, gestiva i rapporti con gli altri clan (Gallace, Alvaro, Casalesi) e assumeva accordi con singoli esponenti delle forze dell’ordine – come l’ex Comandante della Stazione dei Carabinieri di Aprilia, Ciro Pellegrino – per il mantenimento di una pax criminale sul territorio, oltreché ad acconsentire ad accordi elettorali, nello specifico con Lanfranco Principi.

De Luca, vice di Forniti quando si trova in carcere, protegge gli imprenditori amici come Urbano Tesei (indagato) e Umberto Tomassi, si occupa di armi e reinvestiva i denari, oltreché a gestire tutti gli altri affari del gruppo. Insieme agli altri componenti del sodalizio raccoglie denaro dagli imprenditori e dai commercianti, come il medesimo Tesei, Massimiliano Ambrosini (trovato con 20 chili di cocaina nel suo magazzino e, nel 2021, assolto per questi fatti), Luigino Benvenuti e Massimiliano Stradaioli (noto imprenditore nel settore dell’edilizia). Ambrosini (non indagato), peraltro, è nipote di uno dei componenti del sodalizio, Antonino Ziino, che sponsorizza la ditta MA.Mo Advertising così da farle ottenere gli appalti al Comune per affissioni pubblicitarie tramite video wall e distribuzione di acqua potabile con dispencer in edifici pubblici.

Marco Antolini, invece, ha la particolarità di infiltrarsi nelle attività edili del territorio tramite la V&GA e la Laziale Scavi. Così come Ivan Casentini che controlla le attività edili con la società SI.CO srl, acquisendo appalti pubblici, arrivando a procacciare voti per Lanfranco Principi. Anche lui come gli altri del sodalizio progetta azioni violente contro esponenti politici che spingono per la costituzione di parte civile del Comune di Aprilia, nel processo per estorsione mafiosa che vedeva alla sbarra Forniti e Sergio Gangemi. Tutti condividono il contributo di Lanfranco Principi, all’epoca vice sindaco, che lavora affinché l’ente di Piazza Roma non proceda alla costituzione di parte civile.

Nabil Salami, compagno della figlia di Forniti, è un’altra figura non banale: oltreché agli affari nel mondo della droga, progetta col medesimo Forniti di eliminare fisicamente uno dei capi della locale di ‘ndrangheta tra Anzio e Nettuno, Giacomo Madaffari.

La base operativa del gruppo era il locale enoteca “La Primula” in via Matteotti, riconducibile a uno del sodalizio: Riccardo Venditti detto “Roberto”.

Figura fondamentale per il clan Forniti è, secondo la DDA, la loro cinghia di trasmissione: Lanfranco Principi, 60 anni. Quando era Vicesindaco di Aprilia, con deleghe al Bilancio, Finanza e Tributi, Rapporti con le aziende e gli enti derivati, Affari Generali ed Amministrativi, Personale, Servizi demografici, cercò in tutte le maniere a ostacolare la costituzione di parte civile del Comune di Aprilia presentata dalle associazioni “Reti di Giustizia” e “La frusta politica” nel procedimento che vedeva imputati davanti al Tribunale di Velletri per i reati di estorsione mafiosa i fratelli Sergio e Giampiero Gangemi, nonché Patrizio Forniti.

Principi non utilizzò il fioretto con gli altri componenti della Giunta: “Noi non ci costituiamo per un cazzo, questa è una vicenda privata che a noi non ci riguarda…ho detto che questo è il Capo dei Capi“. Non pago, Principi sarebbe intervenuto anche con Omar Ruberti, consigliere comunale di Aprilia e presidente della Commissione Bilancio, Tributi e Affari Generali, che doveva pronunciarsi sull’istanza, con le seguenti frasi “L’ultimo che ti ho detto è il “Capo dei Capi”, ma è cattivo, cattivo per dire cattivo” e facendo riferimento a possibili vendette o rappresaglie da parte del clan Forniti.

Non solo, Principi è accusato di un patto di scambio politico mafioso agevolando gli affari del gruppo tramite diverse azioni: l’affidamento diretto il 13 novembre 2018 alla ditta SI.CO di Ivan Casentini, partecipe al sodalizio, del “servizio di pulizia caditoie stradali del comune di Aprilia” per l’importo di 48.678 euro; il tempestivo pagamento da parte del Comune di Aprilia delle fatture emesse dalla predetta società e dalla V&GA di Marco Antolini , partecipe al sodalizio, riguardo ai “lavori di manutenzione per interventi edili da eseguirsi su immobili comunali” per un importo a base d’asta pari a 187.138,93 euro.

E ancora, lo stesso Principi è accusato di aver assicurato il sostegno per ogni bisogno e pretesa da parte dei membri della consorteria come: l’assunzione del figlio di Marco Antolini, l’autorizzazione alla installazione di video wall; la sanatoria edilizia della casa abusiva di Luigi Morra, partecipe al sodalizio; la destinazione di un immobile di Campoverde di Aprilia denominato ex farmaceutica acquisito dagli Antolini e da Antonio Fusco, di Latina, detto Zi Marcello, processato e assolto in secondo grado nel processo “Alba Pontina”, per favoreggiamento a uno dei clan zingari di Latina, capeggiato da Armando Di Silvio detto “Lallà”. Infine, Principi deve rispondere dell’accusa di aver favorito la partecipazione ai lavori per la costruzione dei parcheggi pubblici di Aprilia ed altri lavori edili appaltati dal comune di Aprilia alle ditte facenti capo a Marco Antolini e Ivan Casentini. L’attuale Sindaco è accusato di aver ricevuto 200 voti, su 453 ottenuti alle elezioni amministrative 2018, grazie all’interessamento di Casentini e Marco Antolini che avrebbero dovuto sdebitarsi per la promessa di affidamento lavori a ditte a loro riconducibili.

A muovere i passi dentro e intorno al clan è il mentore di Patrizio Forniti, quel Sergio Gangemi, più volte coinvolto in processi e inchieste, di stanza tra Latina, Aprilia e Roma, forte dei suoi legami con le cosche di ndrangheta di Reggio Calabria (De Stefano, Araniti e Matino) e dei suoi rapporti col cassiere della Banda della Magliana, Enrico Nicoletti.

I rapporti tra Forniti e Gangemi sono stati ben descritti dai collaboratori di giustizia, Renato Pugliese, Agostino Riccardo e Andrea Pradissitto. Legato alle cosche di ‘ndrangheta del reggino, Gangemi, in questo caso, è accusato di aver agevolato il clan Forniti, intervenendo per frenare il clan Travali che voleva estorcere Davide Lemma, ex candidato sindaco di Latina e ed ex uomo molto vicino all’ex deputato di Fratelli d’Italia, Pasquale Maietta. Secondo il collaboratore Pradissitto, ex affiliato al clan Ciarelli di Latina: “Gangemi è una persona molto portata a livello criminale nel senso che nella zona di Aprilia, Torvaianica è un personaggio importante. Chiunque sa che in queste zone deve rivolgersi a Gangemi o a Forniti per qualsiasi questione”. E ancora: “Quando sono stato detenuto al carcere di Prato, dal marzo 2021, ho incontrato un calabrese di Reggio Calabria, Nino Mordà. Avendo saputo che ero di Latina, mi chiese se conoscevo Sergio Gangemi e Fabrizio Perrozzi (nda: noto imprenditore di Cisterna coinvolto in inchieste e processi per reati finanziari). Mordà mi disse che era cugino di Sergio Gangemi e che aveva conosciuto a Milano Perrozzi”.

Anche Agostino Riccardo dichiara qualcosa che è piuttosto simbolico del potere di intimidazione costituito dall’amico di Gangemi, Patrizio Forniti: “Ricorda di avere incontrato in un’occasione tale Cipolloni che era un uomo di Michele Senese (nda: principale boss della camorra romana detto ‘O Pazz), sorvegliato speciale a Latina e mi disse che dopo Senese il criminale più potente della zona era Patrizio Forniti”.

Nonostante confische, arresti, processi, indagine, Gangemi – secondo uno dei suoi principali prestanome, Vittorio Gavini, intercettato – sarebbe stato capace, nel 2021, di mettere a disposizione un milione di euro dalla sera alla mattina a favore di un gruppo attivo nel commercio delle calzature.

Gangemi, per conto del clan, avrebbe messo a disposizione dell’imprenditore apriliano Massimiliano Stradaioli la somma di 120mila euro. Un personaggio, Sergio Gangemi, che reinveste denaro attraverso commercialisti e notai di Latina, gestendo ad esempio un locale commerciale sulla Nettunense, riconducibile al pregiudicato di Nettuno, Fernando Mancini. Non solo, ad esempio, a Latina, controlla il ristorante Old Wild West e a Cisterna, la Monaco Motors. È ritenuto, inoltre, finanziatore occulto dello spaccio di San Michele, oltreché a controllare di fatto altre società, come la V&GA Costruzioni srl di Marco Antolini. L’Unità di Informazione Finanziaria, tra il 1997 e il 2022, ha ricevuto circa 60 operazioni sospetta a carico del gruppo Gangemi.

Il 50enne, nato a Reggio Calabria, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa col clan Forniti, contribuisce al gruppo tramite le sue indubbie capacità logistiche e organizzativa – motivano gli inquirenti – e la posizione di potere e il proprio carisma legato all’appartenenza a una storica famiglia di ‘ndrangheta, collegata a sua volta alle cosche De Stefano e Mordà, con cui avrebbe connessioni economiche: de De Stefano, addirittura, si presuppone abbia investito una parte dei soldi nella nota estorsione mafiosa che ha visto il Comune di Aprilia tentennare a costituirsi parte civile.

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Forniti, che annovera anche un arresto a Liegi per traffico internazionale di stupefacenti, risulta essere dipendente della società Spazio Food Uno Spa e della Selection Cars srl, riconducibili a Gangemi. È lo stesso Principi a raccontare, intercettato, di come il gruppo Gangemi abbia acquistato un ristorante nel centro commerciale Aprilia 2, con metodi da consorteria criminale, chiudendo l’acquisto con condizione vantaggiose, pretendendo il subentro nell’attività senza accollarsi i dipendenti. E quando qualcuno si lamentava, i Gangemi agivano, come nel caso di due dipendenti che non volevano firmare l’uscita dal lavoro: “Io chiamo i calabresi – dice Principi – e gli dico guardate che purtroppo una persona non sono riuscito a trovare il punto di incontro…loro fanno ok, non c’è problema. Alle tre del pomeriggio citofonano tutti e due…che dobbiamo firmare? firmiamo tutto”.

E ancora, per il sodalizio Forniti, vengono contestati armi detenute e rubate, pestaggi per regolamenti di conti (esemplificativo la rapina e il messaggio ai danni di un ragazzo che aveva picchiato Nabil Salami, genero di Forniti e Monica Montenero), pizzi chiesti e ottenuti da commercianti apriliani, prestiti usurari. Fusco, De Luca e Antolini vengono accusati di aver ottenuto da un commerciante di autoveicoli apriliano somme tra i 13 e i 15mila euro al mese, su una base di prestito di 180mila euro.

E poi c’era l’associazione dedita alla droga, una vera e propria azienda a sé, ma collegata alla casa madre. Retta sempre da Forniti, ne facevano parte Massimo Picone, Nabil Salami, Matteo Aitoro, Jasmail Singh, Gianluca Vinci, Gianluca Mangiapelo, Gianluca Micheli, Gianluca Ambrosini e Giulia De Rosa detta Cipolla, il capo della famiglia sinti di Latina legata al clan Di Silvio e da sempre nel mondo dello spaccio. Alla donna viene contestato l’acquisito di 250 grammi di cocaina da Forniti.

In uno degli episodi descritti dall’indagine, Forniti, Aitoro e Salami avrebbero trasportato i 20 chili di cocaina nel magazzino dell’imprenditore Massimiliano Ambrosini il quale avrebbe messo a disposizione i locale. Per tali fatti, però, Ambrosini è stato assolto nel 2021.

L’hashish veniva chiamato “Lamborghini” ed era spacciato a chili, così come la cocaina e la marijuana.

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