Il caso Lega – Di Silvio è oramai una vicenda di interesse nazionale. I rapporti di collaborazione, di sostegno, di amicizia, di lavoro, di pubbliche relazioni e altro ancora, tra gli esponenti del carroccio pontino e i boss del clan mafioso Di Silvio, da tempo al centro delle indagini della Dda e delle dichiarazioni di alcuni pentiti, sono stati rilanciati nelle ultime ore, anche dopo l’invito del Presidente della Commissione Antimafia Nicola Morra, dal deputato del Pd Roberto Morassut, che in un post su Facebook ha invitato il Ministro dell’Interno Matteo Salvini ad andare a riferire in commissione parlamentare antimafia.
Un invito che somiglia di più a un improrogabile impegno istituzionale viste le circostanze per le quali “secondo il leghista Borghezio e secondo alcuni pentiti del clan Di Silvio, in particolare nel basso Lazio, esistono rapporti tra la Lega e la mafia del clan degli zingari dei Di Silvio”. Un invito che ha lo stesso tono di quello a dimettersi e quantomeno a dare delle spiegazioni, al sottosegretario leghista Armando Siri, finito al centro di una intercettazione nella quale si appurerebbe che il viceministro delle Infrastrutture avrebbe intascato 30mila euro per favorire la politica energetica alle aziende di Paolo Arata e del suo socio Vito Nicastri, in arresto da un anno, perché ritenuto vicinissimo al super boss e primula rossa della mafia italiana Matteo Messina Denaro.
Questioni che, secondo il post di Morassut, pongono: “Coloro che sono accusati e il Ministro degli Interni Salvini (capo della Lega), in considerazione del suo ruolo istituzionale hanno qualche obbligo in più nel fugare dubbi e accuse in modo convincente verso l’opinione pubblica. Perché la sicurezza dei cittadini, in questo momento, è nelle loro mani. Ogni forma di reticenza, ogni atteggiamento teso a snobbare le domande che giustamente tutti si pongono su queste vicende sarebbe un segno di arroganza”.